La Jornada - Mercoledì 26 maggio 2004
C'è un complice silenzio mortale
L'ambasciatore della Palestina chiede la solidarietà del mondo
Forum organizzato da La Jornada e da Casa Lamm

KARINA AVILES

Il governo "fascista" di Israele non solo priva i cittadini della Palestina del diritto alla vita, al libero transito, all'educazione, ma perfino dell'acqua, che al 90% cento "si rubano" gli israeliani per "irrigare i loro fiori" e "riempire le loro piscine" mentre i palestinesi muoiono di sete. Tutto questo succede quotidianamente "di fronte agli occhi del mondo intero, che rimane in un silenzio mortale, un silenzio che è complicità", così ha parlato l'ambasciatore della Palestina in Messico, Fawzi Al-Mashni.

Il diplomatico ha elencato alcune cifre che dimostrano le atrocità che soffrono i palestinesi: il "90%" del muro che Israele costruisce è dal lato palestinese, una muraglia di 750 chilometri - sei volte più lunga del Muro di Berlino - con la quale pretende di portar via il "58% del piccolo territorio della Palestina", 200 villaggi sono senza acqua potabile e gli israeliani impediscono che arrivino le tubazioni a quelle comunità e più del 40% delle case costruite dagli israeliani "nei nostri territori occupati sono vuote".

Nel forum "L'accordo Bush - Sharon sulla Palestina: sue implicazioni", organizzato dal nostro quotidiano e da Casa Lamm, l'ambasciatore ha denunciato che esiste un "progetto imperiale" per il Medio Oriente, rappresentato da Israele, che ha l'avallo degli Stati Uniti e "sta facendo una pulizia etnica nel nostro territorio".

Si è chiesto: "Che sta facendo oggi il mondo di fronte a questo governo fascista, razzista, chiamato Israele?". Ed ha ricordato l'apartheid del Sudafrica e che la comunità internazionale si ribellò contro "quella situazione miserabile di discriminazione e razzismo". Però nel caso della Palestina, i cui bambini sono vittime dei potenti tank militari, esiste un "silenzio mortale", tanto che Israele, lungi dall'essere castigato è "premiato" e si "colloca al di sopra del diritto per una sola ragione, che si chiama Stati Uniti. Impero che viola i diritti inalienabili dei popoli del mondo con falsi pretesti, bugie e manipolazioni".

Di fronte ad un auditorio che rendeva evidente la sua indignazione mentre ascoltava che 7 mila coloni controllano circa il 40% del territorio nella Striscia di Gaza, contro la volontà di un milione e mezzo di palestinesi che vivono lì, e che guardava su una cartina geografica la porzione del territorio che è stata tolta - prima un 58% e poi nel 78% -, il diplomatico ha sottolineato che la lotta dei palestinesi è per difendere "il diritto inalienabile a vivere nella propria patria".

Nonostante tutti gli abusi perpetrati dagli israeliani, il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, offre garanzie al governo di Ariel Sharon, come quella grazie alla quale Israele ha diritto a costruire il muro, per difendersi dalle pietre dei bambini palestinesi o a trasferire i coloni di Gaza in Cisgiordania: "terra che non è di Israele, né degli Stati Uniti, ma della Palestina!". Ed ha ribadito che non solo si viola il diritto umanitario e internazionale, ma si violano pure tutte le risoluzioni dell'ONU.

Il ricercatore Farid Kahat ha spiegato che lo spostamento dei coloni da Gaza alla Cisgiordania consoliderebbe l'occupazione di quel territorio palestinese. D'altra parte - ha detto - con la costruzione del muro, Israele "finirebbe per annettersi per lo meno la metà di Cisgiordania" ed inoltre le condizioni di vita di 900 mila palestinesi ed il 38% dei territori occupati, sarebbero seriamente danneggiati. Rimarranno ingabbiati alla fine tra i 250 ed i 300 mila palestinesi.

Angel Guerra, giornalista di questo quotidiano, ha sintetizzato: "Israele è funzionale ai piani dell'imperialismo statunitense. È un boia dei movimenti di liberazione della zona agli ordini degli Stati Uniti". La lotta della Palestina, ha sottolineato, "è nostra come la difesa dei diritti indigeni in Messico, come la difesa della sovranità o la difesa della rivoluzione cubana".


La cantante, che ha cominciato un tour in Los Angeles, dichiara che non prevedeva recarsi in Israele
Nega Madonna di esser stata minacciata di morte

New York e Los Angeles, 25 maggio - Madonna ha negato d'avere ricevuto minacce di morte da parte di terroristi palestinesi e per questo aver cancellato il suo giro in Israele, secondo quanto pubblica oggi il New York Daily News.

L'artista "non ha ricevuto nessun tipo di minacce", ha dichiarato la sua portavoce Liz Rosenberg ed ha aggiunto che Madonna non aveva organizzato una tappa in Israele nel suo nuovo tour di tre anni, per cui non ha cancellato niente.

Il periodico britannico Sun aveva scritto che la cantante aveva ricevuto lettere da presunti terroristi palestinesi con minacce contro di lei e contro i suoi figli Lourdes e Rocco.

La portavoce di Madonna ha detto che "da molti mesi" l'artista ha analizzato la possibilità di estendere il suo tour ad Israele, però lo ha scartato per motivi di sicurezza. La decisione si è basata sul pericolo generale di attentati terroristi lì e non su minacce concrete contro la sua persona.

Il conflitto di Medio Oriente ha quindi un posto nel tour di Madonna, che durante il suo show esibisce un video nel quale si vede un bambino palestinese ed un altro israeliano uniti, amici. Altre immagini dello spettacolo sono critiche al presidente George W. Bush ed includerà scene di Madonna su una sedia elettrica, oltre ad immagini di persone che stanno per essere giustiziate da truppe della coalizione in Irak e Afganistan.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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