La foja coleta
giovedì 26 febbraio 2004 - Numero 1280
La "legge bavaglio" è un passo indietro nel processo democratico
"Assurdo penalizzare l'uso della parola" confermano i giuristi
- Angeles Mariscal -
Tuxtla Gutiérrez, 25 febbraio - I giuristi, membri dell'Istituto di Investigazioni Giuridiche (IIJ) dell'UNAM, Miguel Carbonell e Ernesto Villanueva, hanno criticato le recenti riforme al Codice Penale del Chiapas ed hanno segnalato che "è assurdo che si continui a penalizzare l'uso della parola e che si pretenda fare del diritto penale un elemento di dissuasione, contro l'esercizio delle libertà di espressione e di stampa".
Il governo statale ha approvato che il reato di diffamazione e calunnia passi dall'ambito civile a quello penale, con una pena che va fino ai 9 anni di arresto ed arriva ai 100 mila pesos di multa.
I giuristi dell'UNAM hanno considerato che è "un assurdo" che in Chiapas s'incrementino le sanzioni per il reato di diffamazione, quando non dovrebbe neanche essere considerato un reato penale.
Intervistato per via telefonica, Miguel Carbonell si è riferito alle recenti riforme e aggiunte al Codice Penale dello stato del Chiapas che incrementano da cinque a nove gli anni comminabili per delitti contro l'onore, come la diffamazione e la calunnia.
"Mi pare assurdo che si continui a penalizzare l'uso della parola e che si pretenda fare del diritto penale un elemento di dissuasione per l'esercizio delle libertà di espressione e di stampa".
Carbonell ha spiegato che le manifestazioni verbali o scritte che possano ledere l'onore di una persona non devono rimanere impuniti, però allo stesso tempo bisogna segnalare che la responsabilità deve accertarsi tramite le vie civili e non le carceri, come da anni hanno raccomandato varie organizzazioni internazionali dei diritti umani.
Secondo il presidente della Associazione Civile per la Libertà d'Informazione del Messico (LIMAC), Ernesto Villanueva, è un passo indietro nel processo democratico il penalizzare con più anni di carcere la diffamazione, quando l'evoluzione giuridica ha deciso nell'enorme maggioranza dei paesi democratici del mondo che le responsabilità dovute all'abuso nelle libertà di espressione e di stampa vanno risolte per la via civile e non per quella penale.
Riguardo alla responsabilità legale dei giornalisti, il dottore in diritto della informazione ha sostenuto che "tanto la libertà di espressione come quella d'informazione accuiscono una dimensione ancora maggiore quando trattano di temi relazionati a persone pubbliche, il cui diritto all'onore è ridotto alla sua minima espressione, come risultato del suo ingresso volontario sull'arena pubblica".
Ha concluso che ciò che sta succedendo in Chiapas è "assurdo" e che solo in questa zona possono succedere "cose come queste", quando gli altri stati camminano verso una democratizzazione, verso la consolidazione di un reale stato di diritto rispettando le garanzie individuali dei governati.
LA FOJA COLETA
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(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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