La Jornada - Domenica 25 Luglio 2004
L'ex mandatario entusiasma priísti e molti giornalisti
"Come la gramigna", Albores vuole tornare a governare Chiapas
Las Abejas teme che con lui ritornino attacchi e persecuzione
HERMANN BELLINGHAUSEN – INVIATO
San Cristóbal de Las Casas, Chis, 24 luglio - In mezzo alle voci che girano nel mondo politico per professione messicano, a nessuno deve sembra strano l’entrata in scena di Roberto Albores Guillén precandidatosi per succedere al suo successore: Pablo Salazar Mendiguchía. Non è chiaro che cosa è: se il topo o il gatto, ma a due giorni da quando ha annunciato le sue intenzioni politiche, Albores ha ricevuto una citazione per dichiarare davanti alla giustizia chiapaneca, sotto accusato di arricchimento illecito e mal uso dell'esercizio pubblico. Si è lanciato perché stava per arrivare la convocazione penale o le autorità giudiziarie lo perseguono affinché non possa candidarsi?
Quello che suoi simpatizzante chiamano "il riposizionamento di Albores" ha causato allarme tra gli osservatori ed un interesse vicino al giubilo di reporter ed informatori radio.
Da quando lo scorso 14 Luglio è arrivato all'aeroporto di Tuxtla Gutiérrez per comparire davanti alla Procura Generale di Giustizia dello Stato, in compagnia del suo famoso avvocato, Fernando Gómez Mont, fino a che se n’è andato via, lo ha inseguito uno sciame di telecamere e di microfoni. I priísti dell'apparato sono incantati.
Albores occupa già una segreteria nel direttivo nazionale del suo partito e gli è associato Roberto Madrazo Pintado. Chiaramente tutto questo movimento ha reso più nervoso il governo statale. L'ex governatore si presenta come fattore di unità nel tricolore chiapaneco.
Indipendentemente dalle dispute interne, il PRI in Chiapas è ancora il partito politico che miete più voti nella campagna elettorale. Gli altri partiti che hanno portato all’elezione come governatore di Salazar Mendiguchía, non hanno vera struttura nello stato.
Per adesso si può supporre che il tricolore vincerà le elezioni di questo anno e presumibilmente le ancora distanti e tanto pre-riscaldate del 2006 per cambiare l’Esecutivo locale, con qualsiasi candidato.
Sarà Albores, impermeabile al suo discredito di fama nazionale ed internazionale? Il sistema politico chiapaneco sarà impermeabile alla storia?
Con un po' di manipolazione e di risorse un politico che ha commesso delitti diventa un "perseguitato politico".
Il governo di Salazar Mendiguchía è riuscito a rinviare a giudizio vari ex-collaboratori di Albores, ma l'ha “lasciato libero".
Ora riappare come rivale e contendente capace di capitalizzare (alla lettera) i gruppi scontenti delle attuali autorità.
I più giubilanti per la rivincita sono stati quelli del tricolore. Eppure sanno chi è Albores Guillén e che cosa ha significato nella storia recente del Chiapas. Ciononostante, l'organizzazione Las Abejas, di Chenalhó, ha già espresso, a suo modo, il suo rifiuto: "Siamo nel mese di luglio. Ha già incominciato a piovere. La milpa ha iniziato a crescere. Ma con l'acqua cresce anche la gramigna. Ora tocca ripulire. Affinché cresca bene. Bisogna pulirla con molto cura. Affinché la gramigna non torni a crescere. Perché se torna a crescere la gramigna uccide la milpa. Si deve pulire una o due volte. Si deve curare la milpa e stare molto attenti".
In un documento firmato da José Pérez Vázquez, Pablo Hernández Arias e Victorio Pérez Pérez, Las Abejas hanno continuato questo venerdì 23 con la loro similitudine: "La gramigna sono le violazioni dei diritti umani e l'impunità. Quando non si tagliano alla radice tornano a crescere. Ora sappiamo che Albores vuole tornare ad essere il governatore del Chiapas. Sta ritornando già a fare la sua brutta politica. Dopo il massacro di Acteal rinunciò il governatore Julio César Ruiz Ferro e arrivò Albores, ma non per fare giustizia, ma per continuare l'ingiustizia. Con Ruiz Ferro, noi, Las Abejas, abbiamo sofferto diventando dei rifugiati e per il massacro di Acteal; con Albores i fratelli zapatisti dei municipi autonomi hanno sofferto attacchi e persecuzione".
L'organizzazione tzotzil che soffre ancora per le conseguenze della paramilitarizzazione e per la controinsurgenza dei governi priísti, torna a mettere il dito nella piaga, come ha fatto tante volte: "Poi è andato via Albores e c’è stato Pablo Salazar. Pablo disse a noi de Las Abejas: 'La ferita di Acteal è aperta, abbiamo un debito pendente con Acteal’. Ma quella ferita non guarisce con appoggi economici che servono solo a dividere, bensì con la giustizia, strappando la gramigna. Ma la gramigna non è stata strappata e adesso c’è di nuovo Albores che vuole tornare. Poi ritornano anche i paramilitari e gli operativi poliziesco-militari?”.
Fox: migliora la relazione tra il governo e gli indigeni
La legge su diritti e cultura indigeni non ha lasciato tutti pienamente soddisfatti, ma è stato un "importante passo avanti", ha assicurato il presidente Vicente Fox.
Nel suo programma radiofonico, si è detto convinto che la relazione fra governo e popoli indigeni è "molto differente" rispetto a ciò che succedeva in passato, perché non c'è più discriminazione ed invece un rapporto intenso.
La commissaria per lo Sviluppo dei Paesi Indigeni, Xóchitl Gálvez, ha denunciato che dei 14 focolai rossi di possibili conflitti per la proprietà della terra, 13 sono ubicati in zone corrispondenti a diverse etnie.
E tutto ciò è in relazione con cacicazgos locali e perché si era sottovalutata la risoluzione di questi problemi che, in alcuni casi, risalgono a 60 anni fa.
Fox ha convocato i messicani a partecipare allo sradicamento della povertà e della discriminazione che soffrono i popoli indigeni, perché non è solo dovere del governo e della società, ma un atto di giustizia ineludibile.
Ha affermato che questi popoli devono svolgere un ruolo chiave nello sviluppo politico, economico e sociale del paese e devono essere integrati davvero nella nazione e, quindi, avere un futuro degno e sicuro.
Ha ricordato i cambiamenti costituzionali che sono stati fatti in materia di diritti e cultura indigena, (promulgati nell’agosto del 2001) ed ha precisato: "chissà, la riforma, non ha soddisfatto pienamente tutti coloro che sono inclusi in questa tematica. Tuttavia, è stato un importante passo avanti".
A chi pensa che "un paese può svilupparsi per decreto o per grandi salti", il mandatario ha detto che dietro ogni operazione riuscita c’è una storia di lavoro e perseveranza, come quella che si può apprezzare nelle opere in favore dei popoli indigeni.
Ha spiegato che nella prima tappa della sua amministrazione si è trascorso molto tempo per ascoltare e costruire la "diagnosi", ma ha detto che ciò ha permesso di tenere una visione più chiara dei compiti da intraprendere.
Ha ammesso che "c’è ancora molta strada da percorrere" per migliorare le condizioni di vita di quei paesi, ma si è incentrato sulle "buone notizie" con la commissaria per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni.
Gálvez ha detto che ha cercato di mettere a consultazione tutti i progetti che coinvolgono i popoli indigeni e che, come parte di questa politica, ha creato nel giugno scorso un consiglio consultivo che raggruppa i rappresentanti delle 62 etnie che abitano in Messico.
Seguendo la linea ottimista di Fox, ha detto che quando è iniziato questo governo si investivano 200 milioni di pesos in strade rurali e che attualmente invece si arriva ai due mille milioni di pesos.
Ha coinciso col Presidente nel affermare che le opere di maggiore impatto per i paesi indigeni si concluderanno tra il 2005 ed il 2006, grazie al fatto che nel 2001 si è costituito il fondo indigeno per la costruzione di infrastrutture.
Quando Fox ha domandato alla commissaria perché si sia deciso di costruire strade per le comunità indigene invece di dar loro denaro per progetti produttivi, questa ha risposto che il 90% delle domande che riceve è di quel tipo. Visto che più del 40% di quelle comunità si trova ubicato a almeno tre chilometri da qualche via di comunicazione.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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