La Jornada - Venerdì 24 settembre 2004
Autorità ed abitanti della località contro la persecuzione politico-militare
San Juan de La Libertad si presenta come un municipio autonomo incombustibile
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO
San Juan de La Libertad, Chis, 23 settembre – Gli insediamenti in San Juan della Libertad nacquero da una lontana diaspora di chamulas a causa della ribellione di Cuscat nella seconda metà del secolo XIX. Espulsi verso il nord, più in là delle terre molto antiche di San Andrés, col tempo ed altre "espulsioni" chamulas fecero nascere il municipio El Bosque e la Chiesa cattolica anche a loro mise il suo San Juan (che avevano già sia Chamula che Cancuc).
Poi, nell'era del partito unico, El Bosque fece parte della generosa riserva di "voto verde" che regalò tanti voti falsi o obbligati al PRI.
È stato anche scenario delle lotte indipendenti della CIOAC storica e dell'Unione delle Unioni.
Durante il salinismo è stata terra "prodiga" per i funzionari di Pronasol e per le manipolazioni, come pure fermento di ribellione indigena. Già prima dell’insurrezione del gennaio 1994, un buon numero di abitanti di El Bosque era, segretamente, base d’appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Oggi, militarizzato, bombardato dai programmi del governo e dai partiti politici che si sforzano di provare che esistono ancora, è la sede di un municipio autonomo incombustibile: San Juan de La Libertad.
Comunità come San Pedro Nixtalucum, Unión Progreso, Chavajeval e San Antonio El Brillante sono state scenario di gravi aggressioni da parte della forza pubblica, delle forze armate e dei paramilitari. Il crocevia di Caté che unisce Los Altos e la zona nord con Tuxtla Gutiérrez, continua ad essere un punto di intensa attività sia dell'Esercito Messicano che della Polizia Giudiziaria, quasi il punto centrale dei loro pattugliamenti giornalieri. La vigilanza militare su San Juan de La Libertad è solo paragonabile al rigoroso accerchiamento castrense del municipio autonomo di Polhó.
Le immagini di una grande protesta contro l'Esercito Messicano in San Cayetano avevano fatto il giro del mondo. Il consiglio comunale autonomo è stato perseguitato ed esiliato, ma non ha mai smesso di funzionare. Attualmente il municipio partecipa alla giunta del buon governo (JBG) Cuore centrico degli zapatisti davanti al mondo (Ta olol yoon zapatista tas tuk'il sat yelob sjunul balumil, in lingua tzotzil).
Per capire la dinamica delle cooperative indigene come quelle che lavorano in questo municipio ribelle, bisogna ricordare che nel luglio del 2003, nella Tredicesima stele che annunciava i cararcoles e le JBG, il subcomandante Marcos scrisse: "Si riconosceranno solo come zapatiste le persone, le comunità, le cooperative e le società di produzione che siano registrate in una JBG. Così si eviterà che si facciano passare per zapatiste persone che non solo non lo sono, ma perfino sono antizapatiste (come alcune cooperative di produzione e di commercializzazione di caffé organico)".
Dalla loro resistenza, le basi zapatiste si son date da fare per convivere con "la cosa ufficiale". Per esempio, la scuola primaria di San Antonio El Brillante ha maestri del governo ("ancora", mi dice, transitivamente, un indigeno), ma i suoi due edifici sono coperti con dei bei murales ribelli, dove i caracoles e le figure umane si coprono il viso con paliacate ed Emiliano Zapata sembra germogliare da alcune pannocchie di mais.
Sotto le finestre delle aule si legge scritto maiuscolo e grassetto: "Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, ma l'educazione la daremo tra tutti e sarà in collettivo".
Il dinosauro ed il telefono che non c’è
Nel caracol di Oventic, dentro il vicino municipio autonomo di San Andrés Sakamch'en de Los Pobres, le ricamatrici e sarte di San Juan de La Libertad hanno installato una vendita dei loro prodotti. Si tratta di una piccola costruzione di legno all’inizio della discesa che porta a quello che è stato l’Aguascalientes II. Vicino all'entrata un'insegna annuncia "Cooperativa Xulum Chon". Un gruppo di donne è lì.
- Che cosa significa Xulum Chon? - domando.
- Vuol dire "dinosauro" - risponde una delle donne.
- Più esattamente, "rinoceronte" - precisa un'altra, prima di darmi tempo di chiedermi se per caso conoscono i dinosauri. Non solo, conoscono anche i rinoceronti e si mettono a ridere tutte vedendo la mia sorpresa. Poi di nuovo ritornano alla mia domanda e spiegano il perché del nome.
- È una storia antica, di un villaggio che stava vicino a dove ora c’è Los Platanos e che ora non esiste più. C'era lì un fiume che arrivava al mare, ma un giorno si tappò e l'acqua non poteva più arrivare al mare. Allora arrivò un rinoceronte, che noi chiamiamo dinosauro ed aprì un passaggio per l'acqua.
Altre versioni della leggenda attribuiscono al rinoceronte il blocco del fiume, che si sarebbe stappato solo col ritiro della bestia.
Mentre medito sulla relazione ricamatrice-dinosauri, vedo sul banco un telefono cellulare. Siamo davvero in "territorio Telcel"? - mi domando, e domando alle donne, rubiconde e ridenti, se arriva fin lì il segnale del cellulare. Adesso i sorrisi diventano risate aperte. Una mi porge il telefono, stile Nokia, sciaccia il tasto on/off e mi dice, davvero divertita:
- È solo una calcolatrice. Telefono di bugia. Serve quando facciamo i conti.
Ed è, in effetti, una calcolatrice. Sul tavolo del banco stanno sparsi una penna, fogli e quaderni aperti col registro delle loro vendite che include, sempre, il nome della comunità di provenienza di ogni prodotto venduto. Poso accuratamente al suo posto la calcolatrice-telefono e sospetto che sia di fabbricazione cinese.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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