La Jornada - Mercoledì 24 marzo 2004
L'Esercito federale in sorvoli a bassa quota notturni su La Garrucha e La Realidad
Aumentano minacce e vigilanza sulle comunità zapatiste
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 23 marzo - Anche se ufficialmente non c'è stato nessun cambio di politica del governo federale in relazione al conflitto in Chiapas, e in particolare con l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), nei giorni recenti sono aumentate la vigilanza e le minacce contro i ribelli.

La Jornada ha confermato questo fine di settimana sorvoli a bassa quota con rastrellamento notturno su La Realidad e La Garrucha, dove ci sono due caracoles zapatisti. "Come quando c'era Zedillo", ripetevano gli abitanti di queste comunità.
Secondo uno studio recente [La Jornada, 21 marzo], esistono almeno 90 posti di controllo militare in Chiapas, la maggior parte nelle zone indigene. Un centinaio di accampamenti e 24 quartieri militari, molti dentro alle comunità, mascherati da una relativa assenza di pattugliamenti terrestri. Con 231 posizioni confermate, le truppe federali (inclusa la Marina) non hanno bisogno di muoversi molto, dato che sono già dentro.

È pure da settimane che si accusano gli zapatisti di presunte illegalità nella selva, in Los Altos e nella zona nord. Dallo scorso mese di dicembre continuano le campagne informative che in effetti sono disinformative. Il governo statale le ha smentite in due occasioni, la prima con molto ritardo.

Dopo una serie di "coincidenze", si pretende di coinvolgere i municipi autonomi in quello che loro combattono esplicitamente: il saccheggio della legna e la coltivazione della droga. Oppure li accusano di assalti violenti o del traffico di indocumentati centroamericani nelle vicinanze delle loro comunità. Sui "presunti" si costruiscono versioni che servono da accusa. Dai "problemi" estranei e di sospetta origine, si creano situazioni di tensione. Qui ci sono alcuni esempi di questa settimana.

Primo. Continuando la confusa informazione iniziata sabato, il quotidiano tuxtleco La Voce del Sudest dice oggi in prima pagina: "Gli zapatisti trafficano con la legna. Sospettate 25 falegnamerie nei municipi autonomi. Approfittano della situazione politica e sociale per commettere illegalità: Semarnat". L'accusa la fa il delegato in Chiapas della dipendenza federale, Ramón Francisco Aguirre, dopo di che la Procura Federale di Protezione dell'Ambiente (Profepa) ha annunciato la chiusura di una falegnameria nel rancho Nantzé del municipio di Altamirano, "territorio dell'EZLN".

In realtà, come tutti sanno in quella regione, il rancho era usato da priisti senza nessuna relazione con i municipi autonomi. E l'esistenza di abbattimenti illegali e clandestini di alberi lì e in altre parti non è nuova né secreta.

In cambio, quando le basi zapatiste sono intervenute per arrestare il saccheggio dei boschi, come è successo alcune settimane fa in San Antonio Las Delicias, nel municipio autonomo Francisco Gómez, i priisti (in questo caso di Ocosingo) hanno accusato i ribelli di "bloccare le strade" e di "sequestrare i macchinari". Né Semarnat né Profepa hanno prestato attenzione.

Il secondo esempio è dato dagli assalti perpetrati da incappucciati nei dintorni del caracol Resistenza e ribellione per la umanità di Oventic nelle prime settimane di questo mese e che son culminati con la morte di uno degli assaltanti sabato 20, al mattino, nelle vicinanze di Tivó. È morto Víctor Manuel Ruiz Díaz, di 17 anni, originario di San Cayetano e identificato come priista e suo fratello Abraham è risultato gravemente ferito. Entrambi erano armati, secondo la versione ufficiale, con "fucili di giocattolo". Qualcuno "ha resistito all'assalto".

Decine di indigeni dei dintorni, tutti priisti, si sono riuniti nella strada dove giacevano il morto e il ferito, minacciando con dar loro fuoco. Con questo pretesto si sono fermati il giorno intero lì, armati di bastoni e in atteggiamento aggressiva verso i veicoli che passavano. Tutto questo, a pochi chilometri da Oventic.

Una settimana prima, il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas aveva denunciato la evidente ondata di assalti e intimidazioni nel tratto San Andrés - Oventic, dopo l'assalto frustrato contro il ricercatore Andrés Aubry. Le azioni dei delinquenti sono continuate. Sorprendentemente, né la morte del ladro né la minacciosa mobilitazione di priisti incendiari hanno messo fine agli assalti. Nel pomeriggio anzi dello stesso sabato, e nel stesso tramo di strada, ci sono stati nuovi assalti, secondo i trasportatori della zona. Diversi testimoni avevano già descritto gli attaccanti come individui non indigeni, di aspetto militare e fortemente armati.

Assomigliano molto alle profezie di relazioni che si attribuiscono ai servizi di intelligenza civili e militari: incidenti così preparano terreno per comunicati informativi come quello fatto dall'Esercito federale all'inizio di febbraio, su una distruzione di piante di papavero nel municipio di Chanal, presuntamente in territorio zapatista.

E poi c'è il terzo esempio. Nel dicembre scorso si "è filtrata" alla stampa nazionale e internazionale una "relazione dell'EZLN del Gruppo di Coordinamento Chiapas", datata novembre 2003, dove, tra le molte altre cose, si affermava con invidiabile sicurezza che Chanal era il municipio chiapaneco "con maggiore presenza zapatista". A questa considerazione piuttosto gratuita è seguito un'operazione dell'Esercito federale, senza testimoni.

In questo clima, il coordinatore governativo per il dialogo e la negoziato in Chiapas, Luis H. Alvarez, questo fine di settimana è stato alla testa di un atto di quelli a cui è abituato, con priisti di Paz y Justicia in Roberto Barrios, comunità dove c'è il caracol Che parla per tutti. Lì, il rappresentante foxista ha lanciato "un nuovo appello all'EZLN perché mostri la sua disponibilità a riunirsi e scambiare impressioni con il governo federale". Come se non succedesse niente. Offensiva di primavera? Un modello per armare.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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