La Jornada 24 febbraio 2004
Arizmendi Esquivel ha negato che i cattolici provochino divisioni nella regione
GLI ZAPATISTI DI ZINACANTAN SONO DISPOSTI A CHIUDERE GLI SCONTRI CON I PERREDISTI
ELIO HENRIQUEZ - Corrispondente

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, 23 febbraio - Gli indigeni basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) del municipio di Zinacantán sono disposti a collaborare economicamente con la giunta e ad accettare incarichi comunitari, ha dichiarato il vescovo Felipe Arizmendi Esquivel, che ha negato che il futuro diacono Mariano Gómez Pérez provochi i contrasti, come ha denunciato il sindaco perredista Martín Sánchez Hernández.

Ha aggiunto che fra i perredisti e gli zapatisti di alcune comunità di Zinacantán, come in altri municipi chiapanechi, "si sono verificati scontri perché a volte si mischiano la politica ed i partiti o le rivalità per i vari incarichi comunitari".

Dal dicembre scorso, abitanti perredisti delle comunità di Jech'vó, Elambó Alto y Bajo e di San Isidro, hanno interrotto l'erogazione dell'acqua a circa 100 famiglie zapatiste con il pretesto che queste non cooperavano economicamente e non accettavano gli incarichi loro assegnati secondo il sistema degli usi e costumi. In una lettera indirizzata al vescovo, il sindaco Sánchez Hernández accusava il candidato a diacono Gómez Pérez di essere a capo delle basi dell'EZLN e di provocare il conflitto.

Nell'intervista, Arizmendi Esquivel ha comunicato che dopo aver ricevuto la lettera, ha parlato con Mariano Gómez e con alcuni catechisti che gli hanno detto di essere zapatisti e di voler "collaborare con i lavori comunitari ma quando la gente viene a sapere che siamo zapatisti non ci pagano perché pensano che non collaboreremo, ma questo non è vero, noi vogliamo collaborare, facciamo parte del villaggio".

Ha aggiunto di aver incaricato il coordinatore dei catechisti a Zinacantán di spiegare, a suo nome, la situazione alle autorità municipali, perché "il candidato a diacono non è colpevole di provocare la divisione" nella comunità.

"Spero che le cose si siano chiarite e che effettivamente i catechisti ed i futuri diaconi non alterino l'ordine; loro sono liberi di appartenere a qualsiasi gruppo, partito o organizzazione, ma da quando sono arrivati i vescovi Samuel Ruiz e Raúl Vera, è stato disposto nel sinodo diocesano che chi riveste incarichi nella Chiesa cattolica non può essere capo di nessuna organizzazione né partito politico, perché la missione dei servitori della Chiesa è un invito all'unità e non alla divisione fra le persone per questioni di politica di partito", ha sottolineato.

Ha dichiarato di aver chiesto al candidato diacono ed agli altri catechisti "di continuare ad obbedire alle regole del sinodo diocesano che pone certe restrizioni all'attività politica dei servitori della Chiesa". Confermando che le comunità indigene "sono sempre molto responsabili nello svolgimento degli incarichi comunitari", il vescovo ha raccontato che nei giorni scorsi, nel municipio di Pantelhó, un diacono è stato nominato commissario ejidale, cosa che è "incompatibile con i suoi servizi" religiosi, per cui ha chiesto il permesso di non svolgere il suo servizio per un anno così da poter compiere il dovere comunitario.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo)



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