Gustavo Ramírez Santiago, direttore del Corridoio Biologico Mesoamericano (CBM), ha assicurato che questo punto non fa parte del Piano Puebla Panama (PPP) e che con le 80 comunità indias del sudest messicano dove è già in funzione si sono firmati chiari accordi.
In consultazioni realizzate in 253 comunità di Chiapas, Campeche, Yucatan e Quintana Roo, così come con organizzazioni non governative ed universitarie, si e riscontrata opposizione al PPP, mentre la maggioranza ha accettato il CBM, perché si tratta di un progetto di protezione ambientale – ha aggiunto.
La Jornada aveva intervistato il coordinatore del PPP, Herbert Taylor Arthur, che aveva detto che il CBM era incluso in quel piano, ma il responsabile del corridoio - che è a capo della Commissione per la Conoscenza e l’Uso della Biodiversità in Messico, organismo decentrato della Segreteria di Ecosistemi e Risorse Naturali – ha precisato che non è così, poiché si tratta di un meccanismo indipendente il cui obiettivo è promuovere la conservazione e l'uso sostenibile della diversità biologica.
Piuttosto il corridoio "è uno strumento al servizio della società civile per fermare e riorientare opere di infrastruttura che possano danneggiare le comunità ed il loro patrimonio naturale e culturale" – ha aggiunto. Ha relazione con altri progetti e programmi nella regione, come fonte e promotore di concetti e principi regolatori per uno sviluppo sostenibile, come orientamento affinché non ci siano alterazioni del patrimonio culturale e naturale nei corridoi biologici - ha ribadito Ramírez Santiago.
Le consultazioni negli stati iniziazono nel 2001 ed il progetto conta su donativi del Global Enviromental Facility ed è amministrato dalla Banca Mondiale - ha spiegato.
Ha sottolineato che attualmente si sta già sviluppando in 80 comunità indigene contadine per questioni di preventivi e nelle entità si sono selezionati dei consiglieri che faranno parte degli organi di governo del progetto, dove si definiscono le attuazioni pratiche.
Ha dichiarato che il CBM in Messico respinge la bioprospezione e la biopirateria, perché non rispettano i diritti indigeni sulla biodiversità ed inoltre si concretizzano in modo da non appoggiare realmente la conservazione, "come lo dimostrano 10 anni di esperienza in Costa Rica".
Quest’anno sono stati destinati circa 12 milioni di pesos alle comunità per la realizzazione di studi, centri di formazione e progetti pilota che generino miglioramenti per la vita delle località ed incrementino le capacità di base. Tra gli argomenti su cui si è lavorato ci sono: foresteria comunitaria, produzione di miele consono con la biodiversità, turismo patrimoniale comunitario, ecoturismo e riproduzione della vita silvestre.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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