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Quarta parte: Quattro falsità
(Falsità: inganno, frode o menzogna con cui si cerca di danneggiare qualcuno)

Ce ne sono state e ce ne sono ancora altre, ma quattro sono state le principali falsità inalberate da intellettuali di destra, giudici, parlamentari e governanti per opporsi agli Accordi di San Andrés, all'iniziativa di legge Cocopa e all'applicazione di questi accordi da parte delle comunità indigene zapatiste con la creazione dei Caracoles e delle Giunte del Buon Governo, nell'agosto del 2003.

Come moderne pitonesse, avevano predetto allora la disintegrazione dello Stato messicano, la creazione di uno Stato dentro un altro Stato "per Marcos” (così era titolata un'edizione dell'agosto 2003 del periodico di proprietà di Ahumada, paradossalmente chiamato “El Independiente”), l'incremento dei conflitti intercomunitari e la violazione dei diritti umani individuali dovuti all'esercizio dei diritti collettivi.

Secondo tutto questo, quella che l'EZLN stava preparando era un'offensiva politico-militare che includeva un attacco al quartiere dell'Esercito federale situato nel capoluogo di San Andrés, ed altre sciocchezze del genere. Si allarmarono, si allertò l'Esercito, la Forza Aerea, la Marina, la PFP, si predisposero armi, ordini di cattura, operazioni poliziesche, denaro per comprare silenzi e parole. Fecero dichiarazioni che contraddicevano dopo pochi minuti, e poi si contraddicevano di nuovo (fra tutti, il campione fu ed è Santiago Creel). Diffusero, isterici, dicerie mascherate da rapporti dei servizi segreti e rapporti dei servizi segreti mascherati da dicerie. In quei giorni, il Sudest Messicano si trovò a forza di parole, vicino a diventare di nuovo (come nel 1994, come nel 1995, come nel 1998) scenario di combattimenti.

Ma ci fu chi, da sopra ma da fuori, disse che si trattava di un'iniziativa politica, non militare, e che non era altro che mettere in pratica, 7 anni dopo, quello che il governo federale e l'EZLN avevano concordato nel febbraio del 1996.

Qualcun altro raccomandò di lasciare che si facesse, aspettare il fallimento e preparare il "l'avevo detto" insieme all'avanzata militare dell'Esercito federale sulle posizioni zapatiste.

Quello che sto raccontando accadde veramente nelle riunioni del gabinetto di Vicente Fox nei mesi di luglio ed agosto di un anno fa.

Come appare evidente, quello che decisero fu sperare che fallissimo. E, come sempre quando fanno un calcolo politico o militare con noi, hanno sbagliato.

Non solo non abbiamo fallito: ma oltre a migliorare significativamente le condizioni di vita delle comunità indigene, ora abbiamo argomenti pratici e incontestabili per sfatare le falsità sulle quali si è basato il rifiuto della cosiddetta legge Cocopa.

DISINTEGRAZIONE DELLO STATO?

Alcuni anni fa, uno dei membri della Suprema Corte di Giustizia della Nazione, quell'istanza che distribuisce impunità ai potenti (però redatte in termini giuridici), argomentò così la sua posizione contro il riconoscimento costituzionale dei diritti indigeni: "Si frazionerebbe lo Stato messicano, ci sarebbero molti popoli in un territorio e leggi particolari in ogni luogo. Insomma, il paese si balcanizzerebbe".

Uno potrebbe pensare che si stava riferendo al narcotraffico e ai suoi legami con governanti e giudici, ma no, parlava della convenienza di riconoscere l'esistenza dei popoli indios messicani, cioè, di riconoscere i loro diritti collettivi.

Con la creazione dei Caracoles e delle Giunte di Buon Governo, noi zapatisti abbiamo deciso di mettere in pratica gli Accordi di San Andrés e di dimostrare, nei fatti, che volevamo far parte del Messico (del quale non facevamo parte se non smettendo di essere quello che siamo).

Ad un anno dalla nascita di Caracoles e Giunte, il paese, in effetti, si sta disintegrando ma non per l'autonomia indigena, bensì per un'autentica guerra interna, per la distruzione spietata dei suoi fondamenti: la sovranità sulle risorse naturali, la politica sociale e l'economia nazionale. Queste tre basi che sono quelle che, tra le altre cose, rimangono distrutte dalle guerre secessioniste ed imperialiste, sono ora fatte esplodere dai tre poteri federali.

La sovranità sul petrolio e sulla produzione di energia, per far un esempio, è uno degli obiettivi delle riforme costituzionali pendenti presso il Congresso. La politica sociale (o lo Stato del Benessere Sociale) si è trasformata in qualcosa di risibile: le strutture relative non sono altro che enti di carità e di elemosina e le conquiste dei lavoratori sono distrutte attraverso patti segreti accompagnati da massicce campagne mediatiche (il caso dell'IMSS, per citarne uno recente). Da tempo l'economia nazionale ha smesso di essere tale e si è trasformata nella "pagliacciata" della sopravvivenza. Il sistema produttivo nazionale è un mucchio di rifiuti industriali e di nostalgie, il commercio è monopolizzato dalle grandi multinazionali, le banche sono permeate dal capitale straniero ed il viavai della speculazione finanziaria gestisce variabili globali, non nazionali.

Traducendo: meno lavoro e più precario, più disoccupazione e sottoccupazione, prezzi alti, salari bassi, s’importa quello che possiamo produrre, si produce per un mercato globale del quale siamo solo una variabile macroeconomica e non per il consumo interno. La povertà coinvolge oramai non solo i lavoratori, ma anche i piccoli e medi imprenditori ed i messicani ricchi sono sempre meno, anche se sempre più ricchi.

Insomma, il governo federale ha rinunciato alle sue funzioni e lo Stato Nazionale vacilla sotto i colpi di quelli che stanno in alto, non di coloro che stanno in basso.

C'è un modo di definire i cambiamenti così profondi come quelli che sta subendo il nostro paese quando sono fatti dall'alto e prescindendo da qualunque consenso o consultazione con quelli che stanno in basso: si chiama controrivoluzione.

L'unica cosa che rimarrebbe da fare, sarebbe di rifondare la Nazione. Con un nuovo patto sociale, una nuova Costituzione, una nuova classe politica e un nuovo modo di fare politica. Insomma, sarebbe necessario un programma di lotta, costruito dal basso, in base alla reale agenda nazionale, non in base a quella che promuovono politici e mezzi di comunicazione.

Da parte nostra, come si vedrà in questa parte ed in seguito, niente di quanto fatto dalle Giunte del Buon Governo e dai Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti ha contribuito alla disintegrazione dello Stato Nazionale.

UNO STATO DENTRO UN ALTRO STATO?

Chi ben governa deve governare per tutti, non solo per coloro che simpatizzano con lui o militano nella sua organizzazione, né solo per coloro che sono della sua stessa razza, cultura, colore o lingua. Nella concezione zapatista la lotta per l'inclusione di uno non è la lotta per l'esclusione dell'altro. Se l'esistenza del meticcio non deve implicare la scomparsa dell'indigeno, il riconoscimento per quello che siamo non implica la negazione di quelli che non sono come noi. E questo vale per l'indigeno e per lo zapatista.

Le Giunte del Buon Governo sono la prova che lo zapatismo non vuole egemonizzare né omologare, con le sue idee ed a modo suo, il mondo nel quale viviamo.

Le JBG sono nate per servire tutti, zapatisti e non zapatisti, e perfino antizapatisti. Sono nate per mediare tra le autorità ed i cittadini, e tra autorità di diversi ambiti e gerarchie. L'hanno fatto e continueranno a farlo. Un anno fa, in occasione della nascita dei Caracoles e delle Giunte, il comandante David offrì rispetto a chi ci avesse rispettato. Lo stiamo facendo.

Così, le Giunte del Buon Governo mantengono una comunicazione rispettosa con diverse organizzazioni sociali, con molti dei governi municipali ufficiali con i quali gli autonomi condividono il territorio ed in alcuni casi con il governo dello stato. Si scambiano raccomandazioni e si cerca di risolvere i problemi mediante il dialogo.

A differenza del governo federale il cui "commissario" si rende ridicolo a carico del contribuente e con i comunicati stampa, il governo statale ha preferito non fare campagna a mezzo stampa (per quanto riguarda lo zapatismo) ed ha optato per dare segnali ed aspettare pazientemente. Sapendo che le mire dello zapatismo non sono locali, bensì federali, il governo del Chiapas ha scelto di non far parte del problema e di tentare di far parte della soluzione.

Mentre alcuni imbrogliano Don Luis H. Alvarez, facendogli credere di essere in contatto con l'EZLN, gli cavano denaro e lo portano di qua e di là con la promessa che vedrà "quello lì" (Marcos) e lui tenta infruttuosamente di costruire la "forza contadina" del PAN distribuendo lamiere per i tetti e pannelli solari, il governo dello stato ha una linea di comunicazione verace con le comunità zapatiste.

In particolare noi non ci opponiamo al fatto che il governo di Fox paghi lo stipendio all'autodenominato "commissario per la pace", ma pensiamo che dovrebbe ridefinire il suo lavoro: invece di pagarlo per cercare il dialogo con gli zapatisti (cosa che non fa), dovrebbe pagarlo per liquidare le spese degli antizapatisti.

Le Giunte del Buon Governo hanno mediato, insieme al governo dello stato del Chiapas, nei casi dei rapiti dalla CIOAC a Las Margaritas, nel caso del risarcimento agli aggrediti in Zinacantán, nell'indennità ai contadini colpiti dal passaggio di una strada nella zona selva tzeltal, nel problema delle "bici-taxi" sulla costa del Chiapas, e forse in qualche altro caso che ora mi sfugge dalla memoria. Se si consultano le relazioni interne di ogni Giunta si può vedere tutto questo, perché non viene nascosto nulla. In generale si è cercato in ogni momento di evitare scontri tra indigeni.

Attualmente sono in corso scambi di informazioni per i casi del recente omicidio di un compagno base di appoggio a Polhó e della violenza su una bambina di 11 anni a Chilón.

Rispettare è riconoscere e le Giunte del Buon Governo riconoscono esistenza e giurisdizione al governo dello stato ed ai municipi ufficiali e, nella maggioranza dei casi, le autorità ufficiali municipali ed il governo dello stato riconoscono l'esistenza e la giurisdizione della JBG. In ugual modo, le Giunte del Buon Governo riconoscono l'esistenza e la legittimità di altre organizzazioni, rispettano e chiedono rispetto.

Solo così, rispettando, si possono stringere accordi e rispettarli.

C'è voluto tempo, ma ora le persone ed organizzazioni non zapatiste ed antizapatiste sanno che possono recarsi presso le JBG a trattare qualunque problema, che non saranno arrestati (le JBG sono enti per il dialogo, non hanno scopi punitivi), che si valuterà il loro caso e che sarà fatta giustizia. Se qualcuno vuole punire qualcun altro per qualcosa, si reca presso un municipio ufficiale o ad uno autonomo, ma se qualcuno vuole risolvere le cose attraverso il dialogo e l'accordo, si rivolge alla Giunta del Buon Governo.

PIÙ CONFLITTI?

Questa condotta delle JBG incomincia a produrre effetti nei municipi autonomi ed in quelli ufficiali. Nelle questioni sociali tra gruppi, comunità ed organizzazioni si ricorre sempre meno all'uso della forza o allo scambio di sequestrati e sempre di più si ricorre al dialogo. Così si è potuto vedere che in molti casi non si tratta di scontri tra organizzazioni, bensì di problemi individuali presentati come organizzativi.

La cosa più importante che abbiamo è la nostra parola. Sulla parola si è costruita l'autorità morale di un movimento che cerca, non senza ostacoli, un nuovo modo di fare politica. Prima si dava per scontato che qualunque aggressione avesse origine politica, si faceva la denuncia e si realizzavano mobilitazioni. Adesso, prima s’indaga se ci sono motivi politici o se si tratta di crimini di competenza della giurisdizione comune.

Per questo, le JBG mantengono un canale di comunicazione, mediante la Segreteria dei Popoli Indios, con il governo dello stato del Chiapas. Quando si verifica un'aggressione a zapatisti e non c'è comunicazione con gli aggressori per determinare le cause del problema e cercare di arrivare ad una sistemazione dialogata, le Giunte del Buon Governo chiedono all'autorità autonoma di svolgere un'indagine e, contemporaneamente, trasmettono le informazioni del caso alle autorità statali. Finché non si definisce con chiarezza qual è il problema, non si ricorre alla denuncia, alla mobilitazione o alla rappresaglia.

Se la questione non è politica ma è penale, allora si aspetta un tempo ragionevole affinché la giustizia statale svolga la sua azione. Altrimenti, interviene la giustizia zapatista.

Nei casi verificatisi fino ad ora, la giustizia del governo del Chiapas ha brillato per lentezza ed inefficienza. Sembra che l'apparato giudiziario chiapaneco sia rapido solo quando si cerca di punire gli avversari politici del governo statale. Nel caso delle autorità di Zinacantán, il cui reato è flagrante e documentato, il governo dello stato si è limitato ad appoggiare il risarcimento agli aggrediti, ma in quanto a determinare le responsabilità dell'aggressione e procedere giuridicamente, non è stato fatto assolutamente niente. Nel caso di Chilón, dove, nell'ambito di uno scontro tra zapatisti e non zapatisti, è stata violentata una bambina di 11 anni, sono state definite le origini dello scontro e poi sono state comunicate alle autorità competenti tutte le informazioni relative ai violentatori (comprese analisi mediche che confermano la violenza sulla bambina) ... ma niente (almeno fino a questo momento in cui sto scrivendo). I violentatori continuano ad essere liberi malgrado non siano appoggiati dall'organizzazione a cui appartengono (che si è dissociata dal fatto).

Tuttavia, bisogna dirlo, le aggressioni più importanti subite quest'anno da noi zapatisti non sono venute dall'Esercito federale, né dalla polizia di Pubblica Sicurezza statale (s’indagano attualmente i possibili moventi politici dei paramilitari per quanto riguarda il caso di un compagno assassinato a Polhó).

Paradossalmente, i problemi più gravi e le aggressioni compiute in questo anno sono state con organizzazioni e governi di filiazione perredista: la CIOAC ufficiale della regione di Las Margaritas e la presidenza municipale ufficiale di Zinacantán (del PRD). In entrambi i casi gli zapatisti sono stati aggrediti. A Las Margaritas sono stati sequestrati dei compagni e a Zinacantán una manifestazione pacifica è stata attaccata con le armi.

La CIOAC ufficiale della zona di Las Margaritas (faccio la precisazione perché con la CIOAC di altri municipi c'è comprensione e mutuo rispetto) voleva solo mantenere il suo status corrotto dentro il municipio e che i suoi dirigenti continuassero a mantenersi alle spalle delle autorità ufficiali.

A Zinacantán, il governo perredista pianificò ed eseguì un'imboscata che lasciò vari zapatisti feriti dalle pallottole. Aggiunta alla "crisi dei video", il PRD nazionale ha mantenuto su questo un silenzio complice ed ha solo aperto un procedimento per espellere dal PRD il presidente municipale. In circoli riservati perredisti si disse che quello era il costo fatto pagare agli zapatisti per non aver appoggiato il partito nelle elezioni. Questa è la piattaforma che presenteranno a livello nazionale nel 2006? Se non si appoggia senza condizioni il PRD, sono bastonate e pallottole? È una domanda.

Con altre organizzazioni con cui ci sono state frizioni e con le quali prima le cose si risolvevano con la logica di "c'è un problema, prendo uno dei tuoi, tu prendi uno dei miei, ce li scambiamo, ed il problema rimane" (o "unisci un buon numero di persone, io ne metto insieme altrettante, ci picchiamo ed il problema rimane"), ora si cerca di parlare, di conoscere le versioni delle due parti, di sistemare le cose. Dunque, senza confronti né sequestri reciproci. In questo modo si sono risolti problemi con organizzazioni come l'ORCAO, l'ARIC-Indipendente, l'ARIC-PRI, la CNC e molte altre che sono presenti nei territori dove operano le JBG e fino a dove arriva la loro influenza.

A differenza degli anni precedenti, i conflitti tra comunità e tra organizzazioni nei territori delle Giunte del Buon Governo sono diminuiti e l'indice di criminalità e di impunità si è ridotto. I reati si risolvono, e non si puniscono soltanto. Se non mi credete, consultate le emeroteche, i tribunali, i ministeri pubblici, le prigioni, gli ospedali, i cimiteri. Si confronti il prima ed il dopo e si traggano le conclusioni.

UNA GIUSTIZIA A MODO?

Il buon governo non cerca di concedere impunità ai propri simpatizzanti, né è fatto per punire i contrari alle idee e ai progetti. Cioè, non deve fare come invece fa il governo federale che dà impunità ai criminali perché sono del PAN (Estrada Cajigal, per esempio), o come ha contrattato col PRI (Luis Echeverría, per esempio), e che pretende di punire uno di suoi oppositori (López Obrador) ed escluderlo dalle elezioni del 2006.

Le leggi che reggono i Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti non solo non contraddicono la giustizia elementare su cui si regge il sistema giuridico statale e federale, ma in molti casi la completano.

Ho detto che il buon governo non è fatto per dare impunità ai propri e punire gli altri.

Ad esempio e dimostrazione, ho una copia del procedimento emesso dal Tribunale Municipale Autonomo di San Juan de La Libertad, Chiapas, in data 19 agosto 2004, indirizzato al governo costituzionale dello stato del Chiapas ed in copia al presidente municipale di Chalchihuitán ed al tribunale municipale di Chalchihuitán. Il testo vale come prova (fedele alla redazione originale):

"Davanti a queste istanze autonome e davanti alle autorità del tribunale municipale è stato consegnato il c. Tizio, base d’appoggio dell'EZLN, di 17 anni di età, originario di Jolik'alum, municipio di Chalchihuitán, Chiapas, il giorno 14 di agosto di questo anno dalle autorità locali di questa comunità per aver commesso un reato di ordine comune il giorno 13 agosto dell'anno in corso quando il c. Sempronio del Partito Azione Nazionale (PAN) era uscito dalla sua casa per fare alcuni acquisti nel mercato di Jolitontic e di ritorno sul sentiero che percorreva si trovava questo giovane Tizio nascosto ed armato con un’arma calibro 22, lo stesso tentò di sparare ad una distanza di 5 metri al c. Sempronio ma l'arma si inceppò.

Già a disposizione dei giudici municipali autonomi, il giovane Tizio dichiara che lo stesso querelante c. Sempronio ha causato questa provocazione per aver tagliato 300 piante di caffé di buona qualità di proprietà del giovane Tizio e per questo motivo questo giovane è arrabbiato da un anno. Noi giudici autonomi qualifichiamo come reato grave nell'ambito e disciplina rivoluzionaria zapatista quanto commesso da c. Tizio, al riguardo ratifichiamo la sua detenzione immediata segnalando che esistono dati che accreditano gli elementi che integrano questo reato penale ma al momento della detenzione del colpevole, il querelante c. Sempronio è scappato dai giudici municipali rifiutandosi di dichiarare i fatti scatenanti questa faccenda come se fosse lui il colpevole di questo fatto. Noi autorità autonome possiamo risolvere qualunque tipo di questione o reato di ordine e giurisdizione comune. Il c. Tizio per il momento è sanzionato con pena detentiva (...) L'arma del c. Tizio è nelle mani delle autorità autonome di San Juan de La Libertad, l'arma è in cattive condizioni perché non funziona e sarà distrutta".

DIRITTI COLLETTIVI VERSUS DIRITTI INDIVIDUALI?

Immagino che ci sono o ci saranno studi giuridici che dimostreranno che non c'è contraddizione nel riconoscimento degli uni e gli altri. Ora noi parliamo di quello che vediamo nei fatti e di quello che pratichiamo e siamo aperti affinché chiunque venga e verifichi se l'esercizio dei nostri diritti come popoli indios viola qualche diritto individuale.

I diritti collettivi (come la decisione sull'uso e sfruttamento delle risorse naturali) non solo non contraddicono i diritti individuali, ma permettono che questi vengano estesi a tutti, non solo a pochi. Come si vedrà nella parte dei progressi raggiunti, in territorio zapatista non sono aumentate le violazioni dei diritti umani individuali. Sono cresciute invece migliori condizioni di vita. Si rispettano il diritto alla vita, alla religione, alla affiliazione ai partiti, alla libertà, alla presunzione di innocenza, a manifestare, a dissentire, ad essere diverso, alla libera scelta della maternità.

In questo anno, invece di addentrarci in una discussione in termini giuridici, noi zapatisti abbiamo scelto di dimostrare nei fatti che il vessillo del riconoscimento dei diritti dei popoli indios innalzato dagli indigeni messicani, e da molti altri con loro, non comporta nessuno dei pericoli paventati contro.

Nelle terre zapatiste non si sta sviluppando la polverizzazione della nazione messicana. Al contrario, quello che qui sta nascendo è una possibilità per la sua ricostruzione.

(continua...)

Dalle montagne del Sudest Messicano
Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, agosto 2004. 20 y 10


(traduzione del Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo)

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