La Jornada 22 gennaio 2004
OGGI GLI ABITANTI DI EMILIANO ZAPATA, CHIAPAS, CHIEDERANNO IL RITIRO DELL'ESERCITO
Rappresentanti di ONG presso la comunità per verificare il rispetto delle garanzie durante la manifestazione di oggi. Annunciata "distribuzione di programmi" paralleli alle proteste
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Cristobal de las Casas, Chiapas., 21 gennaio - Questo giovedì scade il termine fissato dagli abitanti di Emiliano Zapata, municipio di Tila, per il ritiro del 31° reggimento di fanteria della 39° Zona Militare dal terreno di 5 mila metri quadri che l'esercito occupa dal 1995. Gli indigeni sostengono che la presenza delle truppe rappresenta un pericolo costante per le donne ed i minori e divide la comunità. (…)

Lunedì scorso la giunta del buon governo (JBG) Nueva semilla que va a producir, di Roberto Barrios, aveva denunciato pattugliamenti, posti di blocco, incursioni e vessazioni delle truppe federali nella zona nord, in particolare a Tila. La JBG ha segnalato la creazione di un nuovo accampamento militare tra Salto de Agua e Palenque, al crocevia di Francisco Madero, una delle "porte" della zona nord.

Varie organizzazioni civili hanno annunciato oggi la partenza di una delegazione di osservatori civili verso l'ejido di Emiliano Zapata, allo scopo di vigilare affinché siano rispettati i diritti umani durante la manifestazione pacifica che realizzeranno oggi gli abitanti della comunità per chiedere il ritiro dell'Esercito Messicano.

"Tenendo conto che durante l'ultima manifestazione pacifica gli abitanti di Emiliano Zapata ed alcuni osservatori per i diritti umani e giornalisti sono stati aggrediti con pietre e bastoni da alcune famiglie che prestano servizio ai soldati", le organizzazioni chiedono garanzie per la popolazione e per la carovana di osservatori. In particolare, questo è stato richiesto alla Commissione Nazionale dei Diritti Umani.

Le ONG citano come fattore significativo "la storia della paramilitarizzazione che ha lasciato decine di morti nella regione".

Effettivamente esistono molte coincidenze. In questo preciso momento di tensione a Tila, mentre il governo dello stato si vanta di come ha punito i paramilitari di Paz y Justicia, si viene a sapere che praticamente tutti i detenuti di questo gruppo hanno lasciato il carcere, assolti da crimini loro attribuiti (nessuno di loro, naturalmente, legato all'attività paramilitare).

Secondo le informazioni raccolte da Elio Enriquez, corrispondente de La Jornada, questo 9 gennaio, quasi di nascosto, le autorità giudiziarie dello stato hanno aperto le porte del carcere di Cerro Hueco per liberare: Abelino Torres García, Andrés Torres García, Fidencio Torres Martínez, Urgencio Torres Martínez, Carmelino López Torres, Juan López Torres e Fernando Torres García. Queste persone erano state arrestate a Miguel Alemán (Tila) il 13 settembre del 2002, insieme ad altri 20 membri di Paz y Justicia.

Dei 27 detenuti di allora, ne restano in prigione solo tre, tra cui Sabelino Torres Martínez, uno dei leader arrestati a Tzaquil per possesso di armi ad uso esclusivo dell'Esercito, che costituisce reato federale. Elio Enriquez aggiunge che quell'operazione che ha coinvolto oltre 100 poliziotti statali contro Paz y Justicia, era stato realizzato di fronte alle prove che questo gruppo si stava riorganizzando e preparava azioni contro le comunità.

Bisogna riconoscere il tempismo dei provvedimenti della giustizia: l'8 gennaio protestano i priisti, perredisti e zapatisti a Emiliano Zapata contro la base militare. Il 9 gennaio il governo chiapaneco libera l'ultimo gruppo di membri di Paz y Justicia che si trovava ancora in prigione: la maggioranza degli assolti sono abitanti di Miguel Alemán, comunità vicina a Emiliano Zapata.

Il 15, le autorità di Emiliano Zapata ricevono le minacce dell'Esercito perché abbandonino la lotta per il ritiro del distaccamento militare. Il 19 gennaio, David Santiago Tovilla, coordinatore della segreteria per la Comunicazione Sociale del governo del Chiapas, dichiara in una lettera a La Jornada: "Il governo di Pablo Salazar è l'unico che ha proceduto e tiene in carcere importanti leader di Paz y Justicia, accusati di crimini comuni". Ora sappiamo che, a poco a poco, i presunti paramilitari sono stati liberati senza che si siano svolte indagini sulla loro presunta attività controinsurrezionale ed eventuali responsabilità in alcuni dei tanti omicidi avvenuti tra il 1995 ed il 1998 nella zona nord.

Questi sono gli ingredienti che questo giovedì potrebbero accendere l'allarme a Tila. Sebbene si dica che ufficiosamente le autorità municipali abbiano "consigliato" i loro seguaci, membri di Paz y Justicia di "evitare provocazioni", proprio per questo giovedì è stata annunciata la distribuzione di "programmi" governativi nelle comunità di Tila, che solitamente raccoglie gli indigeni priisti, molti dei quali appartenenti a Paz y Justicia.

Davanti a tanti delicati elementi e coincidenze, è comprensibile la preoccupazione delle ONG rispetto alla mobilitazione ad Emiliano Zapata ed il loro appello alle autorità competenti di offrire garanzie in proposito, firmato da: CIEPAC, CAPISE, CORECO, Red de Defensores Comunitarios por los Derechos Humanos, Centro de Medios Independientes-Chiapas, Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de las Casas, Casa de Comunicación y Artes Populares Parejo S'cotol, SIPAZ, CIAM, Luisa Yannini, Red Mesoamericana de Derechos Humanos y CEMAS.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo)



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