da La Jornada di Sabato 21 febbraio 2004
Si deve riconoscere l'importanza dell'insurrezione zapatista
Luis H. Alvarez disconosce la presenza di paramilitari nelle zone dei profughi

Il coordinatore per il Dialogo ed il Negoziato in Chiapas, Luis H. Alvarez, ha assicurato ieri che non si è riscontrata presenza di paramilitari nelle aree dove si trovano i profughi per il conflitto interno.

"Il Chiapas ha vissuto circostanze molto speciali. È stato l'ultimo stato a formar parte della nazione e per l'assenza di processi democratici si sono generati feudi che rispondevano ad interessi molto privati. Però non si è creata una situazione che possa preoccupare il paese".

Dopo aver partecipare alla chiusura del Seminario Regionale su Profughi Interni in America, organizzata dalla Segreteria per le Relazioni Estere, il funzionario ha ribadito la sua disponibilità a dialogare con l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e quando gli si è chiesto se il subcomandante Marcos continua ad influire sulla scena chiapaneca, ha risposto che: "Non si può disconoscere l'importanza del fatto che l'EZLN si sia pronunciato nei termini in cui l'ha fatto e che abbia mostrato disponibilità ad abbandonare e lasciare da parte l'uso delle armi. La figura di Marcos non tocca a me giudicarla. Ha avuto il suo momento di auge, glielo si deve riconoscere".


La critica ha rotto la diplomazia di un atto ufficiale e ha sorpreso
Donna indigena chiede il rispetto dei diritti delle etnie
In 10 anni abbiamo solo incontrato autorità cieche e sorde alle nostre richieste
ANGELES MARISCAL - CORRISPONDENTE

Tuxtla Gutierrez, Chis., 20 febbraio - Durante la settima Riunione Nazionale degli Istituti Statali della Donna, realizzatasi in questa città, la posizione dell'indigena tzeltal Isabel Gómez López, membro dell'Associazione Rurale di Interesse Collettivo - Indipendente (ARIC-I), che ha richiesto al governo federale di applicare il Trattato 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT), ha spiccato tra tutti i discorsi ufficiali.

Isabel Gómez ha detto: "Dopo 10 anni di lotta, noi donne continuiamo a lottare perché si riconoscano i nostri diritti, perché questi non rimangano scritti nelle leggi ma si adempiano nella vita di ognuno dei popoli e delle comunità indigeni del Messico e del Chiapas".

Il Trattato 169 è relativo al riconoscimento dei diritti indigeni da parte dei governi.

A 39 anni, l'indigena originaria della comunità Laguna de Santa Elena, Ocosingo - uno dei primi villaggi ad unirsi al movimento armato dell'EZLN -, è leader della società cooperativa "Le donne fanno la forza".

Invitata dall'Istituto della Donna, nel salone dell'hotel più lussuoso di questa città, Isabel Gómez ha sorpreso tutte le partecipanti col suo discorso di reclamo verso il governo statale e quello federale.

Accompagnata da alcune delle sue compagne, che vestivano il costume tradizionale dell'etnia tzeltal, Isabel Gómez ha detto all'auditorio composto da funzionari di governo e donne impiegate nei servizi pubblici, che le donne della sua comunità, della sua organizzazione e della sua etnia in generale hanno più di 10 anni di lotta alle spalle, gli stessi anni della sollevazione zapatista.

Nonostante questo decennio di lotta, ha denunciato che "non si adempie ancora ai dettami del Trattato 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro che il governo federale ha firmato nel 1991 nella Camera del Senato".

Gómez López, con suo figlio in braccio, ha chiesto che si ponga fine a questa esclusione sociale che ancora si vive.

"La situazione dei popoli indigeni e ancor più quella delle loro donne continua ad essere di emarginazione, povertà e disuguaglianza, per cui non è rinviabile l'applicazione di quegli accordi come primo passo per abbattere questo ritardo storico".

Gómez López ha avuto un forte impatto, specialmente sulle donne che venivano da altre parti della Repubblica ed infatti, alla fine dell'atto, molte delle partecipanti hanno voluto farsi fotografare con lei.

Ed è stata l'unica che non ha parlato della bontà dei governi statale e federale. Ha invece denunciato che tutte le volte che hanno presentato le loro richieste "abbiamo solo incontrato autorità cieche e sorde: nessuno ci vuole vedere o ascoltare.

Noi donne indigene non ci siamo mai sentite vicino ai nostri governanti. Però la lotta non è solo per i diritti fondamentali delle donne come alla vita, al lavoro, alla salute e all'educazione, ma perché vengano rispettati pure i nostri diritti politici, come quello di accedere ad una carica pubblica o poter lottare per essere tenute in conto nelle decisioni della comunità".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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