La Jornada, 19 marzo 2004
Comunità di Xi'Nich rifiuta lo sgombero
Hermann Bellinghausen - Inviato

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas 18 marzo - "Non accettiamo che continuino a definirci 'irregolari' e ancor meno 'invasori'. Chiediamo rispetto per le nostre comunità e per la nostra madre terra. La difenderemo con il sangue, legalmente o al di fuori della legge, giacché quella che chiamano 'legge' non ci ha mai preso in considerazione. Non accettiamo più presunti 'dialoghi' e negoziaziati che non si concretizzano mai in impegni ed accordi veri", rispondono le comunità di Xi'Nich di El Desempeño (a nord della Selva Lacandona) alla Segreteria della Riforma Agraria (SRA) con cui recentemente si sono svolti dei negoziati. L'ente pubblico ancora oggi con un'inserzione a pagamento sui giornali celebra "i progressi nel processo di conciliazione riguardo al problema agrario" della comunità lacandona e della riserva della biosfera dei Montes Azules, sebbene ammetta che non ci sono ancora accordi con gli abitanti di El Desempeño.

"Non accettiamo che continuino ad ingannarci. Non permetteremo lo sgombero né il ricollocamento. Non più minacce né pressioni da parte dei lacandoni e dei subcomuneros di Palestina e Frontera Corozal. Come popoli indigeni abbiamo gli stessi diritti, ci spetta giustizia e dignità. Ci dichiariamo quindi in resistenza. Rivendichiamo il nostro diritto alla terra", aggiunge Xi'Nich.

I rappresentanti dei villaggi Nueva Reforma, Nuevo Betel, Nuevo Progreso, Nuevo Tumbalá, Lázaro Cárdenas, Nuevo Jerusalén, Nuevo Tila, Nuevo Pedregal e Nuevo Mariscal, coordinati nella Unione delle Comunità Indigene della Selva Chiapaneca (Ucisech-Xi'Nich), ribadiscono la decisione presa il 3 marzo scorso quando si sono incontrati "per discutere, riflettere e riaffermare" la loro posizione di fronte al rappresentante speciale della SRA in Chiapas, Martha Cecilia Díaz Gordillo, al Gruppo Operativo per l'Attenzione Integrale nella Comunità Zona Lacandona e nella riserva della biosfera dei Montes Azules, alla comunità lacandona ed ai subcomuneros di Frontera Corozal e di Nueva Palestina. "Siamo arrivati ad un accordo finale dopo essere passati attraverso le assemblee locali, le consultazioni con le nostre famiglie, i nostri vecchi, i nostri giovani e bambini".

Dal 1972, dichiara l'organizzazione, "noi popoli choles abbiamo subito diversi sgomberi a causa del decreto di esproprio di Luis Echeverría Alvarez, che ha assegnato 614 mila 321 ettari di terra a 66 famiglie di lacandoni per giustificare il traffico di legname pregiato ed il controllo delle risorse naturali. Riteniamo questo decreto una grande frode agraria". Nel 1976 e nel 1977 il governo raggruppò in due centri abitativi i popoli che risiedevano nella selva: i choles in Frontera Corozal ed i tzeltales in Nueva Palestina. "Noi non accettammo e fummo cacciati in due occasioni. Diversi compagni furono arrestati e trattati da animali".

Alla fine, dopo un accordo firmato con la SRA quasi venti anni fa, ci risistemammo a El Desempeño. "A partire da allora è iniziato un lungo incubo e fino ad oggi, 17 marzo 2004, non abbiamo ancora avuto nessuna risposta positiva dalle autorità statali e federali".

Le comunità della Ucisech hanno preso possesso di queste terre legittimamente con un accordo siglato a Tuxtla Gutiérrez il 24 ottobre del 1984 tra suoi rappresentanti, il governo ed i lacandoni. L'accordo stabiliva che le parti avevano raggiunto "un accordo armonioso". Come risultato ottennero un piano di localizzazione, un certificato di proprietà, ecc. El Desempeño restò separato dalla comunità lacandona. Ma, non arrivò mai la risoluzione presidenziale.

Nel 1991, di fronte all'insistenza dei lacandoni per cacciarli, "abbiamo fatto valere il nostro diritto di proprietà per uso capione, secondo la legge agraria". Nel 1992 gli Xi'Nich hanno marciato da Palenque fino a Città del Messico per 56 giorni: "Con quella marcia siamo riusciti a farci ascoltare. Il segretario di Governo Fernando Gutiérrez Barrios siglò l'accordo di non sgombero da El Desempeño".

Nel 1994, con la sollevazione indigena zapatista, "una delle principali richieste fu quella del diritto alla terra e di rifiuto della riforma salinista dell'articolo 27 della Costituzione". Nello stesso anno, Xi'Nich firmò un nuovo accordo con il governo federale che s'impegnava al ricollocamento ed all'indennizzo sulla base degli accordi presi con i villaggi, in cambio dello sgombero richiesto dai lacandoni. "La nostra risposta fu no al ricollocamento, no all'indennizzo, sì al diritto alla terra su cui abbiamo lavorato, abitato e vissuto".

Nel 1995 la delegazione della Segreteria dello Sviluppo Sociale della Sottodelegazione per la Protezione dell'Ambiente, fecero notare che questi insediamenti umani si trovano al di fuori dei Montes Azules e non nelle zone centrali della riserva. Nel 1997 le autorità offrirono una fideiussione che comprendeva solo 5 ettari dei 20 ettari a persona che erano sempre stati richiesti. Xi'Nich riassume così: "È ormai chiaro che durante più di 20 anni di possesso e diversi tentativi di negoziato e dialogo, le autorità federali e statali non sono state capaci di offrire garanzie giuridiche sulla proprietà della terra. A 32 anni dal decreto abbiamo ricevuto elemosine, briciole, sgomberi, promesse di ricollocamento, inganni e minacce".

Riferendosi alla comunità lacandona, le comunità di El Desempeñ dichiarano: "Per quanto abbiamo sperimentato in questi 30 anni, non ci aspettiamo niente da loro. Sono proprio loro che hanno messo in mezzo i maggiori ostacoli. Vogliamo dalle autorità federali e statali una soluzione immediata: se non arrivano favoriranno situazioni che potrebbero sfociare in conflitti intercomunitari. Riteniamo il governo federale responsabile di qualsiasi atto di violenza".

Chiedono che siano rispettate le comunità di Nueva Reforma e Nuevo Betel, in possesso da più di dieci anni del rancho Santa Clara (terreno nazionale). Vogliono che si rispetti il Trattato 169 della OIT, il trattato internazionale sull'uomo e l'ambiente ed, in particolare, gli Accordi di San Andrés.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo)



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