La Jornada - Lunedì 19 gennaio 2004
Prevede un golpe contro le giunte del buon governo, con un ruolo chiave di Pablo Salazar
La CNDH propizia l'impunità dell'Esercito in Chiapas
Il gruppo paramilitare Paz y Justicia può essere riattivato in qualsiasi momento
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 18 gennaio - "In tutta la storia del conflitto, l'Esercito è stato beneficiato dall'impunità. In nessuno dei casi comprovati di violazioni gravi ai diritti umani da parte delle forze armate è stata avviata un'inchiesta, né la Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH) ha mai emesso una raccomandazione al riguardo", dichiara a La Jornada l'avvocato Miguel Angel de Los Santos.

In Chiapas "si intravede il preludio di una politica di attacco diretto contro l'autonomia e, per cominciare, una campagna di delegittimazione delle giunte del buon governo zapatiste, nella quale il governo di Pablo Salazar Mendiguchía gioca un ruolo chiave, dato che è passato da posizioni ambigue verso il conflitto ad una politica aperta di antiguerriglia".

In relazione ai gruppi paramilitari, e in particolare su Paz y Justicia, de Los Santos precisa: "Sono gruppi di scontro dell'Esercito e, quando ce ne sia bisogno, potranno confrontarsi con le proteste o con le comunità in resistenza". Fa l'esempio dell'aggressione, dell'8 gennaio, da parte dei membri di Paz y Justicia ai danni degli abitanti dell'ejido Emiliano Zapata (Tila) che chiedono che l'Esercito se ne vada.

"La conseguenza del fatto che non si combatta né si punisca Paz y Justicia per i crimini commessi, è che il gruppo si può riattivare in qualsiasi momento. I suoi membri si sentono protetti dal governo dello stato e, pertanto conservano le loro strutture e possono continuare ad agire".

Di fronte alle violazioni ai diritti umani "nelle quali è incorso l'Esercito installandosi nelle comunità, l'istanza che dovrebbe difendere quei diritti dei cittadini, la CNDH, non è mai intervenuta. In pratica, dimostra che l'Esercito è fuori dal suo ambito", aggiunge l'avvocato chiapaneco, membro della Rete dei Difensori Comunitari per i Diritti Umani.

"La CNDH protegge l'Esercito di fronte all'opinione pubblica. È arrivata a sostenere che gli accampamenti o la sola presenza delle truppe non costituisce una violazione ai diritti umani. Con questo non solo ignora i diritti collettivi delle comunità, ma prova pure in che grado la commissione non è mai stata uno strumento effettivo per la protezione dei diritti indigeni".

L'avvocato insiste che, inoltre, l'installazione delle posizioni militari trae conseguenze sui diritti collettivi. Quante volte la presenza di truppe ha impedito cerimonie religiose e molti altri riti tradizionali o culturali? - si domanda. "La CNDH non attua in nessun caso. Nel suo insieme, la pratica della commissione in Chiapas regala l'impunità e giustifica la presenza dell'Esercito nelle comunità".

Omicidi dimenticati

I crimini più noti delle truppe federali dall'inizio del conflitto sono stati "dimenticati" dalla CNDH: le esecuzioni in Ocosingo nel gennaio del 1994, l'assassinio di tre indigeni dell'ejido Morelia, l'esecuzione di un indigeno in La Libertad (Altamirano) nel febbraio del 1995, la violazione di varie donne indigene tzeltal.

Da parte sua, il governo dello stato avrebbe la responsabilità di investigare e di punire i reati che hanno commesso i paramilitari, "però non l'ha fatto e per questo i gruppi come Paz y Justicia, sebbene siano adesso meno forti che nel passato, costituiscono ancora un pericolo".

Per de Los Santos è significativo che lo scorso 12 di questo mese la polizia dello stato sia arrivata all'ejido Emiliano Zapata insieme con gli alti comandi militari che hanno avvertito gli ejidatari che, se le loro proteste continuano, si installeranno ancora altri accampamenti militari.

"È la stessa cose che compare sui documenti che stanno circolando, con firma ufficiale della Segreteria di Governo: il governo di Salazar Mendiguchía partecipa già direttamente nell'antiguerriglia e nell'appoggio alla militarizzazione delle comunità".

I documenti che cita appartengono al quadro diagnostico governativo intitolato "EZLN. Caracoles e giunte del buon governo", datato 12 novembre 2003, che da un mese sta circolando fra la stampa nazionale e internazionale, senza che il governo lo abbia smentito ufficialmente.

Sebbene questo testo meriti un'analisi più ampia, basta citare l'ultima delle sue "proposte di linea d'azione a livello stato". Dopo aver parlato a favore della "integrazione" delle comunità e aver sollecitato delazioni da parte delle presidenze municipali "per ottenere dati dalle comunità che sono sotto l'influenza dell'EZLN", la Segreteria di Governo propone di:

"Organizzare una campagna di diffusione delle azioni illecite e delle aggressioni suscitate (sic) in territorio zapatista, attraverso se possibile un corrispondente di qualche mezzo di comunicazione nazionale e/o (sic) internazionale, che abbia la presenza morale che permetta di far conoscere questi atti".

Almeno questo documento (non necessariamente l'ultimo paragrafo) è stato pubblicato su numerosi media nazionali e internazionali, e quindi quest'ultimo proposito è stato soddisfatto.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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