La Jornada - Domenica 17 ottobre 2004
Se non si sottomettono, sostituisce i loro prodotti con quelli cinesi
Wal-Mart determina il ciclo di vita delle sue 21mila imprese fornitrici

La transnazionale arriva al 10% delle importazioni dal paese asiatico agli USA - Ci ha masticato e risputato, riassume l'ultimo presidente di un’impresa rovinata dal consorzio
HERMAN BELLINGHAUSEN

L'episodio della succursale in bilico del Wal-Mart nei paraggi di Teotihuacán è solo un’eccezione nella sua distruttiva mappa universale, che solo in Messico conta 657 sedi locali. E tuttavia, lo scandalo potrebbe arrivare ad un vero scontro fra Davide e Golia, per l'impresa più grande del mondo, più grande della ExxonMobil, della Generale Electric o della Generale Motors. Solo nel 2002, Wal-Mart ha venduto per 244,5 mila milioni di dollari.

Come dimostra un esteso studio di Charles Fishman per la rivista imprenditoriale Fast Company, di New York, il potere di Wal-Mart determina vita e morte di 21mila imprese sue fornitrici. La sua tirannia sul mercato è unica al mondo e per imprese come Lovable (che ha regnato in materia di reggiseno e mutande per 72 anni) è finita nelle braccia della morte. "Wal-Mart ci ha masticato e sputato", dice Frank Gleason II, nipote del fondatore di Lovable e suo ultimo presidente. Era stato fornitore di Wal-Mart da quando Sam Walton aprì il suo primo negozio in Bantonville, Arkansas (oggi quartier generale della transnazionale).

Ma questo è solo uno dei casi della vampirizzazione documentata da Fishman (Fast Company, dicembre 2003) ed i suoi effetti colpiscono l'economia nazionale degli Stati Uniti. È indubbio, conclude, che le sue "implacabili" politiche abbiano avuto successo: uno studio di McKinsey and Company ha determinato che nella seconda metà degli anni ‘90 "il 12% dei guadagni nazionali sono andati a Wal-Mart".

Paul Krugman, l'analista economico più importante degli Stati Uniti, segnala che Wal-Mart può stabilire contatti commerciali in qualsiasi angolo del mondo ad una velocità ineguagliabile e questo liquida la concorrenza.

E qui arriva il paradosso. Come dice Fishman, Wal-Mart risulta l'esperienza più cruda della globalizzazione per gli statunitensi, meno abituati a lei di qualsiasi altro popolo del mondo. Controlla o rovina imprese e le sostituisce con importazioni cinesi o di maquila [fabbriche di assemblaggio prodotti semi-finiti] messicana. Oggi Wal-Mart arriva al 10% delle importazioni che dalla Cina arrivano negli USA. E si tratta di molto denaro: 12mila milioni di dollari. Secondo Fishman, la catena di supermercati influisce considerevolmente "nella perdita di posti di lavoro negli Stati Uniti, trasferendoli in paesi più economici" come Messico, Cina o Taiwan.

Come scrive Laura Carlsen nel suo articolo "Wal-Mart contro le piramidi", edito oggi dall'influente portale elettronico commondreams.com, i difensori della succursale in Teotihuacán "argomentano che Wal-Mart creerà posti di lavoro ed offrirà prezzi bassi al consumatore". Ma nello stesso tempo rovinerà i commercianti di Ecatepec. Secondo Carlsen, direttrice del Programma per le Americhe del Interhemispheric Resource Center, oggi l'impresa transnazionale è "il primo datore di lavoro privato in Messico, con più di 100mila lavoratori". Un altro abbraccio della morte? "Studi recenti confermano che la resistenza ai supermercati è cresciuta negli Stati Uniti", provando che la "creazione di posti di lavoro" implica anche uno spostamento nel campo lavorativo, perché Wal-Mart annienta il commercio locale "e genera una perdita netta di posti di lavoro". Resta da dire che il Messico è pure la nazione con più succursali della catena, al di fuori del suo paese d’origine.

In materia di produzione, e secondo lo schema dalle maquiladoras [come sopra], Wal-Mart spreme le imprese che lavorano con le sue succursali. E chi non vuole vendergli. Come dice Fishman, "l’unica cosa peggiore di commerciare con Wal-Mart, è non commerciare con Wal-Mart". L'impresa Huffy, che era fino a poco tempo fa la maggiore venditrice di biciclette negli Stati Uniti grazie a Wal-Mart, ha perso la sua miniera d’oro quando la catena è passata dai produttori messicani a quelli cinesi (... per il tempo che dureranno).

Master Lock, il gigante dei lucchetti con sede centrale nel Milwakee, si è visto obbligato a fermare la sua produzione per importare dall'Asia e soddisfare così la domanda di Wal-Mart. Per sopravvivere ha installato un impianto in Nogales, Sonora, dove 800 lavoratori messicani, a prezzi stracciati, hanno sostituito quelli di Milwakee. Quanto tempo durerà il piccolo "miracolo" di Nogales? Il capitalismo selvaggio si sta leccando i denti.

La supercatena della famiglia Walton è pure la principale venditrice di armi da fuoco negli Stati Uniti ed ha già messo in ginocchio imprese tessili come Levy Strauss e Carolina Mills.

Un'altra scoperta dello studio di Fishman è che le imprese che lavorano ancora per Wal-Mart si rifiutano di informare o di parlare di questo argomento, atterrite dall’idea di perdere quel rapporto. "Parlar male di Wal-Mart equivale a suicidarsi - secondo Paul Kelly, di un'impresa di consulenza per i grandi magazzini - Se Wal-Mart prende male qualcosa, è come Saddam Hussein. Semplicemente non puoi permetterti di farli irritare".

Un dirigente della Dial, accessori d’auto, ha risposto a chi lo intervistava: "Lei è pazzo? Perché diavolo vuole che le parli di Wal-Mart? È il nostro principale cliente. Mi domandi quello che vuole, ma non tocchi Wal-Mart".

O di come il capitalismo vorace divora se stesso. Quanto possono valere allora delle semplici piramidi alla periferia del Distretto Federale? Come dimostra l'esperienza statunitense, a Wal-Mart nessuno dice no.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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