La Jornada - Venerdì 16 aprile 2004
Se non c'è giustizia l'inchiesta passerà al comando dell'EZLN
Gli zapatisti incolpano le autorità perredisti dell'aggressione a Jech'vó

Ci sono 484 profughi per il conflitto
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 15 aprile - I profughi zapatisti di Zinacantán, che ufficialmente non esistono, sono 484 persone, in gran maggioranza bambini e donne, ha detto oggi la Giunta del buon governo (JBG) Cuore centrico degli zapatisti davanti al mondo. Intanto, organizzazioni civili di San Cristóbal de Las Casas hanno lanciato un appello alla società civile per spedire viveri e aiuti ai profughi.

Rendendo noto il risultato delle loro investigazioni sull'aggressione del 10 aprile contro la marcia a Jech'vó, la JBG di Oventic ha annunciato che sono 109 le famiglie che "non hanno potuto ritornare alla loro comunità di origine, le loro case sono state saccheggiate e distrutte dai perredisti, hanno distrutto i depositi d'acqua ed hanno rubato negli spacci".

Le autorità zapatiste dicono che le responsabilità ricade direttamente, come mandanti e esecutori della "codarda aggressione", sul presidente municipale, sul primo reggente, sul comandante della polizia municipale e sul dirigente del PRD di Zinacantán.
La JBG esige il castigo degli aggressori, annuncia che proseguirà con la sua inchiesta ed avverte che se non ci sarà giustizia, la JBG "passerà l'inchiesta al Comando Generale dell'EZLN".

Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (CDHFBC) ha richiesto a sua volta "che si garantisca l'integrità e la sicurezza delle persone sfollate, la restituzione dei loro diritti e che si diano le condizioni di sicurezza per il loro ritorno". E anche che "si dia attenzione medica adeguata ai feriti, garantendo il loro diritto alla salute e alla vita".

Il CDHFBC richiede "un'inchiesta imparziale e aderente alla verità, per punire i mandanti e gli esecutori dei fatti violenti. Che si fissi la responsabilità delle autorità coinvolte in questi fatti, per azione e/o omissione nelle violazioni ai diritti umani commesse e che si realizzano azioni effettive che garantiscano a tutta la popolazione l'accesso all'acqua, come un diritto fondamentale, senza distinzione di filiazioni politiche".

Ai governi federale e statale, il centro chiede che "riconoscano giuridicamente e politicamente il diritto alle autonomie, questo sarà un contributo fondamentale per la costruzione della pace".

Normalità per decreto?

Aggrappato alla sua versione che a Zinacantán la vita trascorre normalmente, lasciando i profughi nella loro condizione di fantasmi, e inviando altri 500 poliziotti, il governo dello stato ha mandato ieri 12 botti di acqua a Pasté, Nachig, Jech'vó, Elambó Alto e Bajo e San Isidro. "La popolazione ce le ha chieste", dice il delegato di protezione civile, Juan José Herrera López. Con questo, si continua a sostenere l'idea che il problema è l'acqua; che però è un paradosso in Chiapas: questa è la regione del paese più ricca di risorse idriche, ma i poveri non hanno acqua.

Tutto però serve per negare l'esistenza di un conflitto politico e di una situazione di violenza. Impermeabile ai fatti, il delegato della protezione civile ha consegnato l'acqua... a quelli che l'hanno tolta alle basi d'appoggio zapatiste, che nemmeno si trovano lì. Secondo il funzionario, con questo "si è risolto il problema centrale tra comunità, il che permetterà di continuare il lavoro di concertazione e di riconciliazione politica del governo di Chiapas". E così dato che c'era, il funzionario ha auto-celebrato il suo "avvicinamento alla popolazione" annunciando che "personale medico preparato è arrivato alle comunità per offrire visite e dare campioni medici gratuiti di antiparassitari, antivirali, sciroppi, particolarmente per donne, bambini e anziani".

È una vera e propria burla! I funzionari sanno benissimo che quelli che sono stati aggrediti non sono nelle loro case e neanche nelle comunità. Ciononostante, ieri è stata bombardata la popolazione chiapaneca con un messaggio ripetuto varie volte alla radio ed alla televisione, dove il governo statale insisteva nell'incolpare presunti attivisti "estranei allo zapatismo", sembra stranieri, come responsabili dell'imboscata di Pasté (quand'è che l'abbiamo già sentita questa?) e assicurava che tutto era tornato alla normalità. I comunicati della JBG ribadiscono il proposito della marcia e dimostrano che non erano necessari quegli "istigatori estranei" di cui li accusa la dichiarazione governativa (vecchio trucco pubblicitario tipico del vecchio priísmo, una tradizione che si rifiuta di morire?).

Nel mondo reale, intanto, attraverso la Rete dei Difensori Comunitari per i Diritti Umani, le organizzazioni civili hanno inviato un appello alla società civile, visto che per i recenti fatti di violenza perpetrati da militanti del PRD contro le basi d'appoggio zapatiste nel municipio di Zinacantán, più di 30 feriti e più di un centinaio di famiglie "necessitano d'appoggio immediato per sopravvivere". "Puoi portare: mais, fagioli, riso, zucchero, olio, vestiti in buono stato e teli di plastica".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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