La Jornada - Lunedì 14 giugno 2004
Manipolano i media in Chiapas
Gli indigeni chiedono cambiamenti nelle radio comunitarie
Le autorità temono che ci prendiamo la parola nella ricerca del cammino verso lo sviluppo dei nostri popoli

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, Chis. 13 giugno - La viabilità e la legalità delle radio indigene e comunitarie continuano ad essere problematiche. Dal salinismo al foxismo, i governi federali hanno promesso di trasferire le radio indigeniste ufficiali ai popoli indios. Però non è mai accaduto. Intanto, le radio comunitarie rurali e urbane sono permanentemente perseguitate e minacciate dalle autorità. Insomma sembra che i media, anche se sono solo delle radio regionali, siano troppo importanti per lasciarli nelle mani della gente.

Così il Gruppo dei Contadini Poveri dello Stato del Chiapas (GCPECH) ha richiesto questo venerdì che le radio indigeniste diventino davvero delle radio indigene, come scritto nel capitolo sui Mezzi di Comunicazione degli accordi di San Andrés, firmati dal governo federale e dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale nel 1996. "Non vogliamo più questi mezzi continuino ad essere manipolati da indigenisti che impongono politiche d’integrazione mediante vari programmi ed istituzioni".

La denuncia aggiunge che diverse organizzazioni si sono recate dalla Commissione Nazionale per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni (Conadepi, prima Istituto Nazionale Indigenista), col fine di esigere che le due radio indigeniste del Chiapas (La voce dei venti, di Copainalá, e La voce della frontiera sud, di Las Margaritas) "adempiano alla loro funzione di sviluppo culturale dei popoli indigene, che siano participative e che i direttori siano nominati dai popoli e dalle organizzazioni della regione".

L’unica risposta che hanno ricevuto, secondo Arnulfo Embrís, funzionario di Conadepi, è stata: "non preoccupatevi, il problema in Chiapas è già stato risolto, i lavoratori della radio che sono stati espulsi erano solo degli ubriaconi, non lavoravano".

Il 15 maggio c’è stata una riunione in Comitán tra organizzazioni indigene ed inviati governativi. Rodolfo Echeverría, a nome della titolare del Conadepi, Xóchitl Gálvez, "ha detto che noi organizzazioni non dobbiamo metterci in casa degli altri, perché la radio è del governo federale", aggiunge GCPECH. Le organizzazioni hanno insistito sul loro diritto a partecipare nelle decisioni che si riferiscono a queste radio, "come stipula il Trattato 169 della OIT".

Marcela Acle Tomasini, direttrice delle radio indigeniste a livello nazionale, ha detto che i cambiamenti di direttori delle radio "li decide soltanto l’ufficio centrale e che le organizzazioni non hanno niente che vedere".

Margarito Ruiz Hernández, delegato statale di Conadepi, "ha ribadito che gli accordi di San Andrés non si sono potuti rispettare, visto che sono stati modificati i testi originali", e così ha aggiunto: "nel momento in cui diventano funzionari, (i rappresentanti indigeni) si dimenticano il rispetto di questi diritti e anche se continuano a parlare di autonomia, di libera determinazione e di rispetto degli accordi, sembra che leghino loro le mani e non possono più fare nient’altro che stare dalla parte del padrone".

Tapparsi gli occhi

Il 27 maggio c’è stata un’altra riunione con i consigli consultivi delle radio, il GCPECH e le autorità statali e federali, nella radio di Copainalá. Lì ci si è accordati che il 5 giugno si sarebbero raccolti i nomi dei candidati a direttore della radio di Las Margaritas e il giorno 11 in Copainalá. Il 5 giugno "non si sono presentate le autorità di Conadepi in Las Margaritas, mentre il consiglio consultivo non era presente in maggioranza e quindi non si poteva accordare niente". Alcune organizzazioni hanno insistito nel nominare un direttore indigeno "perché nascano dal cuore le cose da fare a beneficio dei popoli indigeni".

In Copainalá, il direttore della radio indigenista, José Gómez Domínguez, "con l’appoggio delle autorità, ha anticipato l’assemblea al 9 giugno; quindi ha riunito il suo consiglio e nella minuta di lavoro ha scritto che non si è pensato di nominare un altro direttore e che lui rimarrà al suo posto per altri sei mesi".

Nella XECOPA (Copainalá) "hanno voluto tapparsi gli occhi, nominando un direttore di origine zoque, però con la stessa ideologia indigenista", mentre nella XEVFS (Las Margaritas) continua ad esserci il funzionario Leonardo Martínez Calvo, "che ha minacciato i compagni e le compagne indigene lavoratori della radio, che se fanno le stesse cose di Domingo Castellanos (annunciatore radio tzotzil sospeso nel 2003), che ci pensino molto bene, perché la nuova istituzione è molto stretta e non devono star lì a criticare".

Che ha fatto Domingo Castellanos? - si domanda il GCPECH: "Far conoscere al pubblico il decadimento della radio e segnalare che non adempie al suo obiettivo di coadiuvare lo sviluppo culturale dei popoli indigene" [vedi La Jornada, 11 luglio 2003].

"Le autorità federali temono che noi indigeni ci riprendiamo la parola in cerca del cammino verso lo sviluppo dei nostri popoli; temono che attraverso di questo mezzo di comunicazione s’incontri l’autentico cammino dell’autonomia", precisa la denuncia.

Rimane da segnalare che il processo (fino ad ora fallito) di appropriazione delle radio indigeniste, è parallelo alla creazione, in alcuni municipi ribelli, di Radio Insurgente, che è un’altra espressione ancora dell’autonomia di fatto che sviluppano gli zapatisti in base agli accordi di San Andrés, inadempiuti dal governo federale.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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