da La Jornada - Venerdì 14 maggio 2004
Un trionfo sarebbe possibile solo se l'ONU assumesse un ruolo di governo
Gli USA non possono vincere militarmente in Iraq, ammette Richard Myers
Non confida nell'autorità provvisoria della coalizione l'80% degli iracheni

Tra i repubblicani ed i simpatizzanti di Bush cresce il "disincanto" verso l'occupazione
JIM CASON E DAVID BROOKS - CORRISPONDENTI

Washington e New York, 13 maggio - Il militare più alto nelle forze armate statunitensi, Richard Myers, ha dichiarato che gli Stati Uniti non possono vincere militarmente in Iraq e possono solo "vincere" in questo paese se l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) assumesse un ruolo di governo.

"Non c'è modo di perdere militarmente in Iraq. Ma non c'è neppure la possibilità di vincere. Questo processo si deve internazionalizzare. L'ONU deve esercitare il ruolo di governo", ha dichiarato il generale Richard Myers, capo del stato maggiore congiunto, in risposta ad una domanda del senatore Ernest Hollings durante un'udienza di ieri: "Così è, secondo la mia opinione, come eventualmente potremmo vincere".

Questa sorprendente ammissione che gli Stati Uniti non possono trionfare militarmente in Iraq è ancora più da sottolineare quando ricorda che l'organizzazione internazionale che ha rifiutato di approvare l'invasione e l'occupazione militare dell'Iraq potrebbe essere adesso l'unica che può salvare gli Stati Uniti nel pantano militare di quel paese.

Pochi alti funzionari e generali si azzardano ormai a dire che le cose marciano bene in Iraq. Invece di guadagnarsi "i cuori e le menti" della popolazione che "hanno liberato", tutto segnala un deterioramento sempre maggiore nell'appoggio all'avventura militare statunitense tanto qui negli Stati Uniti come in Iraq.

I commenti di Myers sono stati resi noti dopo un'inchiesta dell'autorità provvisoria della coalizione, l'entità installata dagli Stati Uniti come proto-governo ad interim iracheno, dalla quale esce che l'80% degli iracheni non confida in questa "autorità" e che l'82% disapprova la presenza dei militari statunitensi e della coalizione in Iraq.

Vale a dire, che quattro si cinque iracheni percepiscono in modo negativo i loro "liberatori" e questa inchiesta è stata realizzata prima dell'ultima ondata di violenza e della rivelazione delle foto degli abusi contro gli arrestati. Ma, non era stata divulgata fino ad oggi, quando l'ha pubblicata il Washington Post.

"Come guadagnare i cuori e le menti del popolo, è una delle cose su cui davvero dobbiamo lavorare", ha commentato il generale Keith B. Alexander, direttore di intelligence dell'esercito, di fronte al Senato questa settimana. "Questa è la chiave per risolvere non solo questo problema (l'Iraq) ma anche il resto dei conflitti di Medio Oriente".

Però il Post riporta che le inchieste ed i sondaggi realizzati dall'autorità provvisoria dalla fine dell'anno passato in Iraq mostrano una tendenza verso il basso, ossia questa battaglia non si sta proprio vincendo. E tutto ciò preoccupa sempre più gli alti comandi a Washington.

Peggio ancora, Myers ha segnalato che la situazione non migliorerà nel futuro immediato: "tra adesso ed il 30 giugno (data del trasferimento della sovranità limitata ad una autorità irachena) sappiamo che peggiorerà".

Myers, cercando qualche angolo di ottimismo, ha insistito ieri nel fatto che "la verità è che la maggioranza del popolo iracheno desidera che la democrazia abbia successo" e quindi confida in un futuro positivo, grazie alla presenza delle forze armate statunitensi.

Però alcuni sondaggi di questa settimana negli Stati Uniti hanno dimostrato che per la prima volta la maggioranza pensa che la guerra non vada bene.

Con lo scandalo delle foto, nessuna buona notizia sul terreno militare e l'elevato costo politico di questa guerra, c'è un crescente coro di repubblicani e simpatizzanti del presidente che esprime inquietudine e disincanto verso l'occupazione dell'Iraq. Vari parlamentari che sono quasi sempre fedeli al governo di George W. Bush questionano apertamente la strategia, o la sua assenza, nella guerra in Iraq. Inoltre, influenti commentatori conservatori iniziano ad esprimere dubbi per l'uso della guerra e la mancanza di responsabilità per gli errori commessi.

C'è un crescente consenso tra parlamentari ed altre figure importanti all'interno del Partito Repubblicano che è arrivata l'ora che rinunci il segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, ha scritto il veterano commentatore conservatore Robert Novak.

Intanto Rumsfeld cercava di difendere la guerra e la sua gestione durante la sua visita a sorpresa in Iraq oggi. Il suo discorso di fronte alle truppe è stato in una base che fino ad oggi si chiama Campo Vittoria. Forse bisognerà tenere in considerazione un cambio del nome di questo posto.


Il padre dello statunitense decapitato dà la colpa a Bush ed a Rumsfeld per l'esecuzione di suo figlio

Baghdad, 13 maggio - Il segretario della Difesa, Paul Wolfowitz, ha confermato questo giovedì al Comitato dei Servizi Armati del Senato che le necessità finanziarie del Pentagono in Iraq supereranno i 50 mila milioni di dollari nel 2005.

Il padre di Nick Berg, il civile statunitense che è stato decapitato in Iraq, ha incolpato oggi direttamente il presidente statunitense George W. Bush ed il segretario di Difesa, Donald Rumsfeld, per la morte di suo figlio. "Mio figlio è morto per i peccati di George Bush e di Donald Rumsfeld. Questa amministrazione l'ha fatto", ha detto Berg in un'intervista all'emittente radio KYW-AM.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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