La Jornada - lunedì 13 settembre 2004
Ha creato un villaggio modello come esca per portar via gli indigeni dalla riserva
Nei Montes Azules il governo fa solo golpe pubblicitari
Non ha terre sufficienti per riubicare tutte le comunità in conflitto

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, Chis, 12 settembre - Durante i mesi trascorsi, le segreterie della Riforma Agraria (SRA) e di Ecosistema e Risorse Naturali (Semarnat) hanno gestito la "riubicazione" dei colonizzatori dei Montes Azules cercando di fare golpe pubbliciari che, a giudizio di diversi osservatori e studiosi, potrebbero essere più d’effetto che reali. Mentre, le dipendenze federali affermano che prima della fine dell’anno si "saranno regolarizzati" gli "insediamenti" (parlano di cinque) nel sud della riserva della biosfera.

"Oggi possiamo dire al paese che stiamo recuperando i Montes Azules", ha proclamato due mesi fa il segretario per l’Ecosistema, Alberto Cárdenas. Ora, tre comunità zapatiste accusano il governo federale di minacciarli con lo sgombero e di cercare di dividere delle famiglie indigene.

Lo scorso 7 luglio, il governo consegnò il villaggio prefabbricato di Santa Martha agli abitanti di San Francisco El Caracol, ex-priísti oggi senza una affiliazione politica precisa. Si trattò di un evento "modello" che man mano passano le settimane mostra le sue contraddizioni. Tra diverse testimonianze raccolte da La Jornada, quella del ricercatore Miguel Ángel García, membro dell'organizzazione non governativa Maderas del Pueblo, ci mostra i primi effetti di quella consegna (nel municipio Marqués de Comillas, fuori dalla zona zapatista, dove si è recato alcune settimane dopo il presidente Vicente Fox per mostrare che "si occupa" del conflitto).

"Sono arrivato nel pomeriggio di mercoledì a Zamora Pico de Oro, mentre finiva la consegna di terre e case agli indigeni riubicati. Lo spiegamento politico e mediatico era fastoso. Numerosi veicoli con funzionari di ogni tipo e livello e stampa e quattro elicotteri per i funzionari più importanti. Non ho presenziato all'atto, ma mi toccò il polverone che alzarono tanto insigni vistanti", racconta il ricercatore di Maderas del Pueblo.

All'evento di Santa Martha erano stati presenti i segretari di Riforma Agraria, Florencio Salazar, e per l’Ecosistema, Alberto Cárdenas, il governatore Pablo Salazar Mendiguchía, ed il suo segretario di Governo, Rubén Velázquez, oltre ai delegati federali di Semarnat, SRA e la Procura Federale per la Protezione dell'Ambiente.

"Alcuni giorni dopo ho visitato Santa Martha" prosegue il racconto. “Ho potuto conversare con alcuni dei riubicati. Erano nauseati da tanto appoggio e da tante lusinghe. Hanno raccontarono che avevano pagato loro per tutto quello che avevano in San Francisco (campi, alberi da frutta, galline, porci) ed erano stati trasferiti in cinque elicotteri con le loro famiglie ed i loro averi.

Hanno costruirono per loro 25 case di legno di pino trattato, di quelle prefabbricate che fabbricano in Teopisca. E le hanno trasportate in tir fino al fondo della selva. Ognuna è costata 75mila pesos, più il nolo; hanno posto ad ognuna una latrina per concime, pre-costruita industrialmente. Hanno costruito un parco giochi per i bambini (molto alternativo, di bambú) ed una casa ejidale. Stanno dando loro mais, fagioli e provviste fino a che possano seminare e mietere mais. Hanno aperto una strada speciale dall'ultimo villaggio, Absalón Castellano, fino al centro di Santa Martha".

Il ricercatore dice che il governo “vuole farsi bello con un villaggio 'modello' che serva da esca per gli altri colonizzatori dei Montes Azules per portarli via di lì, affinché abbocchino ed accettino di ndarsene. Facendo i conti di quello che ha speso il governo in questo primo villaggio, e moltiplicato per 40 (il numero approssimativo di comunità nei Montes Azules), è da vedere se con tutti faranno lo stesso".

Terra: "dove"?

Incominciando dalla stessa terra: "per creare Santa Martha sono state assegnati 503 ettari, 20 in media ad ogni capofamiglia (sono 25). Anche se quindi individualmente possedevano solo quattro ettari, ci sarebbero altri 400 saranno di uso comune. Perciò in ragione di 500 ettari per villaggio, sarebbero necessario 20mila per riubicarli tutti. Dove? Di certo, dopo tanta burla, quelli di Arroyo San Pablo dovrebbero esigere ora un loro villaggio uguale a questo", ironizza.

"La SRA ha recuperato quella superficie, togliendola all'ejido Absalón Castellano con la promessa di regolarizzarlo. L'ejido aveva quelle terre come riserva ecologica, in una delle poche aree alberate che rimangono in tutta la zona. Chi ne capisce la logica? Portano via quelli di San Francisco perché distruggono la riserva dei Montes Azules e li portano nella riserva ejidale di Absalon, dove devono abbattere un'altra volta la selva per seminare".

García riferisce che i colonizzatori di San Francisco, tojolabales di Las Margaritas, hanno accettato la riubicazione, ad eccezione del signor Mariano, tzotzil, e di altri otto membri della sua famiglia. Poi si è pentito ed ha detto che, dato che non ci stava ormai negli elicotteri, lo hanno mandarono a San Isidro ad aspettare il suo turno.

Secondo il ricercatore, la SRA continua a cercare altri eccedenti di terre ejidali o nazionali nella regione di Marqués de Comillas. "Ha cercato di comprare altri 500 ettari di riserva ecologica all'ejido Santa Rita, ma l'assemblea si è rifiutata di vendere la sua selva comunale ed ha proposto invece che il governo comprasse appezzamenti agli ejidatari che volessero vendere individualmente. La SRA si è rifiutata dicendo che il prezzo era molto elevato". I contadini della regione assicurano che la SRA ha ottenuto più terre negli ejido Nueva Delicias e Nuevo Reforma.

Testimoni oculari raccontano che i funzionari "hanno portato l'atto di consegna ad altri 10 indigeni adulti, di un'altra comunità, e che il governatore ha detto loro qualcosa come: 'come va? Vi piace questo villaggio? Così ne avrete uno voi’".


La Jornada - lunedì 13 settembre 2004
Ammettono che lo zapatismo non attenta contro la Lacandona
Prevedono di risolvere la situazione della riserva ecologica nel 2006

CAROLINA GOMEZ MENA

Prima che finisca questa amministrazione, il tema degli insediamenti irregolari nella Riserva della Biosfera dei Montes Azules sarà risolto, ha assicurato Ernesto Enkerlin Hoeflich, titolare della Commissione Nazionale delle Aree Naturali Protette (Conanp) della Segreteria dell’Ecosistema e delle Risorse Naturali (Semarnat), che ha sottolineato che da 21 mesi non ci sono nuove invasioni e che nel periodo del governo foxista ha conseguito accordi con cinque comunità.

Uno degli "errori" del passato che avevano impedito di arrivare ad accordi è stato il fatto che si è pensato che "tutte le comunità avessero le stesse motivazioni" per occupare i terreni e che " si sono mischiati temi ideologici". Enkerlin ha aggiunto che nei "prossimi sei mesi si concretizzeranno accordi con 22 comunità".

Per il momento durante questo anno si è risolta già la situazione di "cinque comunità" e fra il 2005 ed il 2006 si risolverà il problema di altre 15, con le quale si definirà del tutto la situazione.

Intervistato da La Jornada durante la tavola rotonda Risoluzione dei conflitti e degli insediamenti irregolari nella Selva Lacandona, realizzata nel contesto della Settimana della Riserva della Biosfera dei Montes Azules, voluta dal Senato della Repubblica, il funzionario ha precisato che non a tutte le comunità alle quali si è prevista la riubicazione, mediante la Segreteria della Riforma Agraria, si riconoscono i loro diritti agrari e sono concesse le scritture dei terreni.

Nell'anteriore sessennio si sono avute "21 invasioni", mentre nell'attuale amministrazione ce ne sono state "solo" sette e sono avvenute al principio, Enkerlin Hoeflich ha ammisso che durante i primi mesi di questo governo "ci sono stati scontri, perché ognuno dei protagonisti credeva di avere la soluzione al problema; non c'era una visione condivisa, ma fortunatamente ci siamo resi in fretta conto che ognuno faceva parte della soluzione".

Ma ha sottolineato che quello che è riuscito a fare è stato quello di lavorare con le comunità, "indipendentemente dalla loro affiliazione partitica o ideologica, perché la conservazione è qualcosa che non ha colore, serve a tutti noi messicani". Ha precisato che si è agito in modo primordiale: "migliorare le condizioni di vita delle comunità, senza però chiedere loro in cambio di rinunciare alle loro convinzioni".

Alcuni delle comunità sono zapatisti e, rispetto a questo, l'incaricato della Conanp ha precisato che lo zapatismo non ha attentato alla conservazione dell'area. "Noi non pensiamo che lo zapatismo sia negativo rispetto alla conservazione, ma piuttosto è neutro ed in nessun momento c'è stata l’intenzione di danneggiare la selva. Se uno vede le immagini satellitari nelle aree con alta influenza zapatista, paragonate con altre aree che hanno altre affiliazioni ideologiche, non si vede nessuna differenza in quanto a distruzione di zone di selve, non si devono complicare le cose, una cosa sono le alcuni sono le affiliazioni ed un’altra è la conservazione".

La ricchezza della Lacandona rappresenta il "20% della diversità biologica del Messico, il 40% dello scorrimento d’acqua del paese, è una delle 10 conche più importanti del mondo ed è l'ultimo ridotto compatto di selve alte nel paese". Nonostante tutto questo, tra i principali danni che lo sono stato inflitto c’è la deforestazione. "Nella decade dei ‘90 si perdevano più di mille ettari all’anno di area protetta, mentre in questi quattro anni si sono persi in totale meno di mille ettari, cioè meno di un quarto".

Citando che dal 2003 e fino all’anno prossimo si saranno canalizzati "500 milioni di pesos" per la conservazione dell'area, il che include le riubicazioni, ed ha sottolineato che con le riubicazioni e le legalizzazioni si è dato un livello di vita migliore alle famiglie, che – ha aggiunto - non sono state portate via contro la loro volontà, ma dopo che è stato fatto loro vedere che sarebbero state in migliori condizioni sanitarie.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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