La Jornada 13 febbraio 2004
L'assemblea di ejidatari e indigeni esige il ritiro delle truppe federali
LA BASE DI OPERAZIONI RESTERÀ AD EMILIANO ZAPATA, RIBADISCE L'ESERCITO
Il governo del Chiapas vuole costruire delle case a Niños Héroes, Palenque, per alloggiare le famiglie sgomberate dalla riserva dei Montes Azules
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, 12 febbraio - Il comandante della settima Regione Militare, generale Juan Morales Fuentes, ieri a Tuxtla Gutiérrez ha annunciato che l'Esercito Messicano "mantiene le sue posizioni e non registra alcun movimento" nella base di operazioni stabilita nell'ejido Emiliano Zapata, municipio di Tila, dove l'assemblea degli ejidatari e le famiglie del luogo chiedono il ritiro delle truppe federali.

"Le forze armate hanno un saldo rispetto dei diritti umani e non disattendono le garanzie individuali dei messicani", ha dichiarato Morales Fuentes, sostenendo, secondo quanto riportato dalla stampa locale, che la base di operazioni lascerà Emiliano Zapata solo "se l'Esercito riceverà questa richiesta da qualche ente giudiziario".

Nel frattempo, la comunità Niños Héroes, municipio di Palenque, ha denunciato che il governo vuole costruire delle case per alloggiare le famiglie sgomberate dai Montes Azules.

Attraverso il Centro per i Diritti Umani Agustín Pro Juárez (Prodh) di Palenque, gli abitanti di Niños Héroes hanno denunciato l'Istituto delle Case (Invi) e l'Esercito federale che vogliono imporre la costruzione di case su 34 ettari delle loro terre.

L'Invi ha smentito ieri questa notizia affermando di realizzare opere nella vicina colonia 11 di Luglio, a 2,5 km di distanza.

Gli abitanti di Niños Héroes, membri dell'organizzazione Xi'Nich, hanno denunciato che il problema è sorto il 3 febbraio scorso, quando "sette persone sconosciute sono arrivate con macchinari e senza il nostro permesso hanno cominciato a spianare le terre che occupiamo per coltivazioni".

I lavoratori hanno detto di essere stati mandati dagli architetti Ada Griselda Bonifaz Villar e Arturo López, dell'Invi e della Riserva Territoriale e Controllo delle Opere dello stato.

In accordo con l'Invi, "l'impresa contrattata dall'ente, esegue lavori di urbanizzazione nella colonia 11 di Luglio dove in seguito saranno costruite delle case. In questo modo, il governo statale soddisfa le richieste più urgenti in materia di casa della popolazione chiapaneca".

Eppure, lo scorso 4 febbraio è arrivato un camion dell'Esercito federale a Niños Héroes, "con 15 effettivi molto armati che si sono fermati davanti ad un negozio, sono scesi, hanno assediato la comunità, hanno bussato alle case ed occupato le strade per qualche minuto. In seguito, si sono diretti alla fattoria dell'allevatore Eleuterio Mendoza Torres, dove si sono fermati per 30 minuti".

Gli indigeni sostengono che la presenza dell'Esercito nella loro comunità è per metter loro paura "e perché non protestiamo per la costruzione dell'opera del governo sulle nostre terre".

Tanto la popolazione di Niños Héroes quanto il Prodh ed altre organizzazioni civili, accusano il governo statale di costruire "su terre di proprietà", presumibilmente per "consegnarle a chi sarà sgomberato" dai Montes Azules.

A questo proposito, abitanti di Zamora Pico de Oro confermano che impiegati della Procura Federale per la Protezione dell'Ambiente stanno cercando terre nel municipio di Marqués de Comillas allo scopo di comprarle e "ricollocare" gli abitanti dei Montes Azules.

Truppe speciali dell'Esercito, in risposta ai caracoles

Senza renderlo noto all'opinione pubblica, in risposta alla creazione dei caracoles zapatisti lo scorso 9 agosto, alcune basi di operazioni dell'Esercito federale hanno ricevuto distaccamenti del Primo Corpo delle Forze Speciali (1CE) il cui comando si trova nel Campo Militare Numero Uno nel Distretto Federale.

Si tratta di truppe altamente specializzate, di guardia al Palazzo Nazionale, che sono acquartierate, nelle seguenti posizioni dell'Esercito in Chiapas: Temó, Ocotalito, Monte Líbano, Taniperla, El Calvario e Ibarra (Ocosingo), Río Corozal e Santo Tomás (Las Margaritas). Queste posizioni tracciano una linea di combattimento diretta nelle valli della selva Lacandona.

Questo Primo Corpo di Forze Speciali è rimasto lì fino al dicembre del 2003, secondo il rapporto del Centro di Analisi Politico e Ricerche Sociali ed Economiche (CAPISE): La ocupación militar en Chiapas. El dilema del prisionero, diffuso oggi.

Circa 20 giorni dopo la formazione delle giunte di buon governo zapatiste, nell'agosto del 2003, "è stato registrato l'arrivo del 65° battaglione di fanteria, appartenente al Primo Corpo di Forze Speciali, che prendeva posizione nella 39 Zona Militare", documenta la ricerca.

"Secondo il Manuale di operazioni da campo, le grandi unità superiori, tra le quali figura il Primo Corpo delle Forse Speciali, sono state create per la guerra. Non fanno parte del modulo organico e sono composte da elementi non giurisdizionali. La Segreteria della Difesa Nazionale spiega che il Primo Corpo delle Forse Speciali non ha responsabilità territoriale e gode della flessibilità di operare in qualsiasi parte del territorio nazionale; tuttavia, le sue funzioni e missioni sono le stesse di quelle delle unità ascritte nel comando territoriale", si aggiunge nella relazione.

Tra settembre e dicembre del 2003, specificamente nel territorio in cui opera la 39° Zona Militare (con sede a Toniná, Ocosingo) il CAPISE ha identificato la presenza del 65° battaglione di fanteria, appartenente alla Prima Brigata di Fanteria Indipendente del Primo Corpo delle Forze Speciali, nelle otto posizioni menzionate. Preceduto dal 44° battaglione di fanteria, è stato sostituito nel gennaio del 2004 dall'87° battaglione di fanteria.

"L'arrivo del Primo Corpo delle Forze Speciali non implica la presenza di tutto il corpo; in questo caso è presente solo il 65° battaglione di fanteria. Non è neppure la prima volta che appare in Chiapas. Come indica la sua descrizione, il Primo Corpo di Forze Speciali può operare, ed opera, in qualunque zona del territorio nazionale contemporaneamente", puntualizza la ricerca del CAPISE, condotta da Michael Chambelin ed Ernesto Ledesma (coautori di Siempre cerca, siempre lejos. Las fuerzas armadas en México, 2000), insieme a José Merced Hernández, Julio César Oseguera ed altri ricercatori.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo)



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