La Jornada 12 gennaio 2004
Ricercatori documentano che l'Esercito assedia l'EZLN con l'appoggio dei paramilitari
UNO STUDIO CONFERMA CHE IN CHIAPAS SI TROVA LA MAGGIOR CONCENTRAZIONE DI TRUPPE DEL PAESE
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, 11 gennaio - Recenti studi confermano una cosa già evidente: la demografia militare in Chiapas è la più alta del paese, dopo il Distretto Federale, sede del comando militare nazionale. Dopo la sollevazione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), in questo stato del sudest messicano "si è concentrato il maggior numero di capi e ufficiali dentro un solo stato", secondo uno studio realizzato per il Centro de Derechos Humanos Miguel Agustín Pro Juárez da Jorge Luis Sierra.

La trascendenza di questo fenomeno ha modificato profondamente la divisione territoriale castrense. Sono state create due zone militari, la 389 a Tenosique, Tabasco, e la 39 ad Ocosingo, entrambe al solo scopo di circondare la Selva Lacandona. A queste si sono aggiunte due nuove basi aeree: Copalar e Altamirano.

"Cinque anni dopo la sollevazione indigena, la settima Regione Militare si è inserita in cinque zone militari", rileva Sierra ne "Il nemico interno" (Plaza y Valdés Editori, Messico): la 30° di Villahermosa, la 31° a Rancho Nuevo, la 36° di Tapachula, oltre che alle citate 38° e 39°.

Citando documenti dei servizi militari, rapporti di altri analisti, opere accademiche e risultati di proprie ricerche, Sierra offre un panorama chiarificatore su di un tema su cui l'informazione è sempre stata difficile, inesatta ed, in buona misura, segreta. La sua enumerazione risulta eloquente: "Il controllo ottenuto dalla settima regione militare si è rafforzato con i battaglioni di fanteria 36 e 82 della 29 zona militare nel sud di Veracruz e con i battaglioni 10 e 74, situati nella 33° zona militare di Campeche. In questo modo si è formata una delle maggiori concentrazioni di truppe in tutto il paese".

Il ricercatore dell'Università Iberoamericana segnala che verso il 1997, in Chiapas, c'erano tre generali di divisione, 11 generali di brigata, 13 generali brigadieri, due generali di gruppo, 18 colonnelli e 7 tenenti colonnelli. "Sono stati spiegati al meno sei battaglioni di fanteria, due reggimenti di cavalleria motorizzata, tre gruppi di mortaio e tre compagnie non inquadrate".

L'aggiustamento del dispositivo strategico avvenuto tra il 1994 ed il 1998, ha portato alla creazione di 70 Gruppi Aeromobili e 36 Gruppi Anfibi di Forze Speciali nel paese. Dei primi, sei si sono installati nell'area di conflitto. Sono state create basi di Operazioni Miste con la partecipazione delle polizie statali che hanno finito per venir addestrate dall'Esercito.

La ricerca di Sierra apre una finestra documentata ed affidabile su un argomento sottratto al giudizio del pubblico, ma che influenza la vita quotidiana di più di un milione di indigeni chiapanechi ed incide negativamente sulle possibiltà di raggiungere la pace. Le forze armate dispiegate in Chiapas sono qui per fare la guerra con diversi mezzi, non tutti diretti.

La via paramilitare

"Nella prima metà del 1995 sono iniziati due processi antagonisti: mentre le parti in conflitto si riunivano a San Andrés Larráinzar per dialogare, la violenza scatenata da pistoleros e guardias blancas ha dato origine alla formazione di eserciti privati gestiti come forza armata di contenimento dell'EZLN", si aggiunge nello studio.

Alcune ricerche evidenziano che la nascita di gruppi paramilitari ha coinciso con il rinnovamento dei comandi della settima regione militare. Scrive Sierra: "Il generale Mario Renán Castillo, considerato l'autore della dottrina controinsurrezionale contemporanea, ha sostituito il generale Miguel Angel Godínez Bravo nel febbraio del 1995". (Cioè, al momento dell'offensiva militare del presidente Ernesto Zedillo contro le comunità ribelli). "Secondo i manuali della guerra irregolare della Segreteria della Difesa Nazionale, scritti proprio dal generale Renán, il 'personale civile militarizzato' è fondamentale per 'distruggere le forze del nemico e i traditori della patria' ".

Una ricerca realizzata nel 1999 dal gruppo perredista alla Camera, ha rivelato che, secondo la dottrina dell'Esercito Messicano, il comandante dell'area può utilizzare "personale civile militarizzato" per "appoggiare con retroguardie, servire da informatore, mediante ricompense e/o organizzazioni segrete di informazione di guida delle truppe, camuffato o in uniforme militare" [Los paramilitares en México. Cuarto informe de las fuerzas armadas mexicanas, Camara dei Diputati, 57 Legislatura]. Tale dottrina "stabilisce che il comandante militare del teatro di operazioni dovrà impiegare la popolazione civile per localizzare, perseguitare e distruggere le forze nemiche".

Paz y Justicia, "il gruppo paramilitare più importante della prima tappa di paramilitarizzazione", continua ancora oggi a far parlare di sé. Secondo documenti dei servizi militari, "è stato costituito il 5 agosto del 1995 come fronte di ejidatarios, contadini ed autorità per contrarrestare 'l'attività radicale' del PRD e delle 'cellule' dell'EZLN" [Informazione sui diversi aspetti nell'area di operazioni nord del Chiapas, s/f].

In quegli stessi giorni si installarono le basi di operazioni militari della zona nord (tutt'ora presenti), esattamente nei bastioni di Paz y Justicia, quando il gruppo ancora non aveva cominciato ad operare. Sebbene formalmente creato, nei termini riportati nel documento stesso, per "respingere possibili attacchi di presunte cellule dell'EZLN e difendere interessi comuni colpiti dall'attivismo del PRD, sostenuti da religiosi inscritti alla diocesi di San Cristóbal de las Casas... alcuni membri di Paz y Justicia ricorrono all'uso delle armi per far fronte ai gruppi che attentano alla loro integrità (cellule dell'EZLN) e per difendere le proprietà".

Un altro studioso della questione, Raúl Benítez Manaut, rileva "la feudalizzazione del conflitto", cioè, il processo per cui lo sforzo di contenzione dell'EZLN passa dal governo alle élite locali. (Questo consente di cancellare le orme della partecipazione militare diretta quando le cose vanno fuori controllo, come accaduto ad Acteal alla fine del 1997).

"Nei suoi primi tre anni di attività, i paramilitari in Chiapas hanno provocato la morte di 1.500 persone e la cacciata di circa 10.000. Nonostante le campagne per applicare nella regione la Legge Federale su Armi da Fuoco ed Esplosivi, l'Esercito è sembrato incapace o carente della volontà di disarmare i gruppi paramilitari. Il fatto che il governo neghi la loro esistenza, aggrava l'impunità di queste organizzazioni perché le forze di sicurezza non sono obbligate a smantellare organizzazioni che non esistono ufficialmente". Il ritorno alla "guerra interna" oggi continua ad essere nelle mani di queste "élite locali" strategicamente feudalizzate.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo)



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