La Jornada 11 ottobre 2004
Alla fine del 2004 lo stato avrà incassato circa 500 milioni di dollari di rimesse
LA MIGRAZIONE DAL CHIAPAS VERSO GLI STATI UNITI SI È ACUITA CON FOX E SALAZAR
Mancano progetti sociali e promozione agricola nello stato e aumenta la disoccupazione
JUAN BALBOA

Gli abitanti del Chiapas in pochi anni si sono incorporati in maniera massiccia al flusso migratorio verso gli Stati Uniti: si stima che, da quattro anni, un contadino su sei si sposta verso il vicino paese. Nessuna regione meridionale è estranea al fenomeno, nemmeno la cosiddetta zona di conflitto, dove si trovano le principali comunità dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN).

Per la mancanza di progetti sociali e di stimoli per la produzione agricola tradizionale, così come per la crescente disoccupazione e l'abbandono dei programmi contro la povertà dei governi statale e federale, circa 30 mila chiapanechi - soprattutto giovani - emigrano ogni anno negli Stati Uniti, dove alla fine del 2004 saranno quasi 300 mila, in maggioranza (più del 65%) contadini ed indigeni.

Ricercatori della Scuola della Frontiera Sud e del Centro di Studi Superiori del Messico e Centroamerica dell'Università di Scienze ed Arti del Chiapas (Unicach), non hanno dubbi sul fatto che la migrazione di chiapanechi verso gli Stati Uniti si è acuita con i governi di Vicente Fox e Pablo Salazar.

Le cifre lo dimostrano: negli anni '90 iniziano i primi spostamenti verso quel paese, ma nel 2000 gli spostamenti accelerano e diventano di massa.

"I contadini e gli indigeni chiapanechi stanno rapidamente cambiando il raccolto del mais, principale prodotto per il consumo familiare, con il raccolto del dollaro negli Stati Uniti, al punto che, in pochissimo tempo, il Chiapas sta superando nell'incasso delle rimesse quegli stati tradizionalmente e storicamente fornitori di emigranti, come la Zacatecas", rileva il ricercatore Daniel Villafuerte, del citato centro studi dell'Unicach.

Nel 1995, il Chiapas occupava il 27° posto tra gli stati che ricevevano rimesse dall'estero, nel 2001 è passato al 15° posto, nel 2003 al 12° e quest'anno è balzato all'11°. "Questo vuol dire che la migrazione, soprattutto di contadini ed indigeni, si è accelerata".

"Esiste un problema strutturale e la migrazione è una risposta a questa crisi di aspettative della popolazione giovane e sta crescendo maniera molto rapida. Questo problema ha a che vedere con il modello economico del Chiapas, già in crisi nel 1994, ma che continua a basarsi fondamentalmente sulla produzione agricola tradizionale, cioè, caffé, banana e mango, principalmente.

"La migrazione è incrementata in questi ultimi quattro anni - durante il governo di Pablo Salazar - perché esiste un grave problema legato al vecchio modello agricolo esistente in Chiapas, che non è più sostenibile; la campagna non paga ed è lì dove vive la maggior parte della popolazione chiapaneca".

La scomparsa di istituzioni agricole, come la Conasupo, ha reso il panorama molto sfavorevole per i contadini e, se aggiungiamo che non ci sono investimenti produttivi, la crisi si acutizza e la migrazione è l'unica soluzione per i chiapanechi.

Fino a poco tempo fa, afferma sempre il ricercatore, la migrazione dei contadini chiapanechi era verso altri stati messicani, tra i quali Quintana Roo, Yucatan e Tabasco; ora il loro obiettivo sono le città del nord del paese ed il territorio statunitense.

A sua volta, Jorge Cruz Burguete, ricercatore della Scuola della Frontiera Sud, stima che, su 10 famiglie dei municipi di frontiera del Chiapas, "otto hanno una qualche esperienza migratoria ed un contadino su sei dell'entità sta emigrando negli Stati Uniti".

Nel 2003 il Chiapas ha ricevuto dagli emigranti nel paese circa 260 milioni di dollari, cioè, quasi 22 milioni al mese e nel 2004 ci sarà un importante rialzo.

Si stima che nel secondo semestre le rimesse raggiungeranno i 227 milioni di dollari, cioè quasi la somma che lo stato ha ricevuto in tutto il 2003, e si ritiene che alla fine dell'anno il Chiapas avrà ricevuto circa 500 milioni di dollari, cifra record in questo stato.

Questi 500 milioni equivalgono a tutto il raccolto di mais - principale generatore di valore nello stato - oltre alla produzione di fagioli, banane e mango. "Questo è quello che stanno mandando i chiapanechi dagli Stati Uniti", sottolinea Villafuerte.

Nessuna regione chiapaneca è estranea alla migrazione anche se le zone a maggiore espulsione sono la Sierra Madre, la Costa, la frontiera, Los Altos, il Nord e la Fraylesca. Perfino dall'area di influenza dell'EZLN si spostano verso il paese vicino.

Non si conosce ancora con certezza la distribuzione delle rimesse. "Pensiamo che buona parte del denaro che arriva vada per le spese della famiglia, vestiario, alimentazione, eccetera e per i debiti che i contadini contraggono per pagarsi il viaggio". Questo, aggiunge il ricercatore della Unicach, "bisogna dirlo molto chiaramente: i contadini che emigrano devono dotarsi di un capitale iniziale per coprire le spese e così vendono qualche bene di famiglia o si indebitano".

Esiste una relazione molto diretta tra quello che si produceva nella campagna 10 o 15 anni fa e l'attuale ondata migratoria. Ora vediamo una gran numero di agenzie di viaggio che fanno il percorso diretto dai municipi della zona zapatista (per esempio, Las Margaritas) a Tijuana, per 900-1000 pesos e queste agenzie si sono diffuse a quasi tutte le regioni.

Cruz Burguete segnala che nelle comunità si osserva un cambiamento nello stile di vita, perché in molte si sono introdotti nuovi modelli alimentari ed è modificato l'abbigliamento. Anche i giovani incominciano a decidere sulla vita interna della comunità mettendo da parte la partecipazione dei consigli degli anziani. Aumentano pure l'alcolismo e la prostituzione.

Sottolinea che i motivi che spingono alla migrazione sono i conflitti per la terra, lo smantellamento del sostegno all'agricoltura, la disoccupazione, la povertà e le rotture intracomunitarie per motivi politico-religiosi. A tutto questo si somma un'altra causa: la militarizzazione.

"Non c'è lavoro, non ci sono sostegni all'agricoltura, il prezzo dei loro prodotti è molto basso, non possono competere; la disoccupazione, la povertà e la militarizzazione inducono fortemente alla migrazione definitiva o temporanea, il che provoca frantumazione familiare e fratture o ricomposizioni comunitarie rispetto all'organizzazione nella comunità indigena e rurale chiapaneca".

La migrazione ha favorito la nascita di centinaia di agenzie di viaggio in Chiapas. Il ricercatore della Scuola della Frontiera Sud ne ha registrate più di 136 solo nel municipio di Frontera Comalapa, con autobus che partono una volta alla settimana per Tijuana (il mercoledì per arrivare il sabato).

In 20 municipi chiapanechi esistono circa 380 agenzie di viaggio improvvisate che coprono regioni come la Costa, Sierra, Soconusco e Los Altos, e vendono biglietti per andare negli stati messicani del nord, con la promessa di trovare un lavoro in società multinazionali come Hitachi, Panasonic, Infra, JVC, Pionner e Sony, o di passare direttamente come emigrante in territorio statunitense.

Bobadilla Tours, Turistur, Viajes Mendoza, Alva, Piñón Juárez, Turistur, Cassandra, Miriam, Hernández Confort, Martínez y Rápidos sono i nomi commerciali di alcune delle 380 agenzie nate negli ultimi tre anni. S’incaricano di trasportare la maggioranza dei 30mila chiapanechi che ogni anno viaggiano verso il vicino paese alla ricerca di condizioni di vita migliori.

La nuova migrazione di chiapanechi verso gli Stati Uniti si è trasformata in un grave problema per i governi statali e municipali, come per le stesse autorità ejidali che vedono diminuire la loro popolazione: in alcune comunità la conta è settimanale.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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