La Jornada 11 ottobre 2004
I POCHI PROGRESSI SONO STATI RAGGIUNTI SOLO GRAZIE ALLE LOTTE DELLE ETNIE
IL DECENNIO DEI POPOLI INDIOS È FALLITO
Si rammaricano della comparsa delle multinazionali come agenti negoziatori con gli indigeni
ROSA ROJAS - Inviata

Tepoztlan, Morelos, 10 ottobre - A due mesi dalla conclusione del Decennio dei Popoli Indios dichiarato dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) nel 1994, una ventina di dirigenti di popoli originari dell'America ne ha dichiarato il "fallimento". I limitati progressi raggiunti sono dovuti soprattutto alle lotte dei popoli stessi, "nessuno ci ha regalato niente"; i grandi inadempienti negli obiettivi e nelle mete sono gli stati ed i governi per mancanza di volontà politica.

Si è riconosciuta la necessità di proclamare un nuovo decennio dei popoli indios, e che sia incaricato il Forum Permanente dei Popoli Indios dell'ONU a seguire il compimento degli obiettivi e delle mete, con un'agenda che deve essere determinata dagli stessi popoli originari.

Convocati dal Programma Messico Nazione Multiculturale, dell'Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), e dalla Fondazione Rigoberta Menchú Tum, alla riunione "Dopo il Decennio dei Popoli Indigeni: Analisi e Orizzonti", i presenti hanno rilevato che in questo periodo è apparso un nuovo attore, cioè le imprese transnazionali che stanno negoziando direttamente con gli indigeni, cosa che aumenta la loro vulnerabilità, soprattutto per l'inesistenza di un quadro giuridico che protegga i loro diritti, dato che è rimasta bloccata - per mancanza di consensi - la dichiarazione dell'ONU sui diritti dei popoli indios.

Andrea Carmen, indigeno yaqui dell'Arizona che ha partecipato per circa due decenni ai negoziati di quel documento, ha segnalato - tuttavia - che è preferibile non accettare una dichiarazione nella quale non siano chiaramente riconosciuti i diritti collettivi dei popoli originari, che pongano dei limiti, soprattutto al diritto all'autodeterminazione ed ai propri territori visto che questi diritti sono già stati riconosciuti in molti stati.

Nella riunione, i cui lavori sono iniziati oggi e finiranno martedì 12 con la consegna delle conclusioni al rettore dell'UNAM, Juan Ramón de la Fuente, si farà una valutazione del compimento degli obiettivi del decennio, dell'impatto di ciò in relazione alla partecipazione dei popoli indigeni nell'ambito internazionale, del rapporto tra i popoli indigeni e gli stati nazionali, dell'autogoverno e del rafforzamento dei popoli indigeni e delle sfide e azioni future.

All'incontro partecipano rappresentanti di popoli indios di Canada, Stati Uniti, Colombia, Ecuador, Argentina, Panama, Messico, Perù, Brasile, Bolivia, Belize, Honduras, Costa Rica, Guatemala e Nicaragua. Il premio Nobel della Pace 1992, Rigoberta Menchú, si unirà ai lavori lunedì.

Si è convenuto che i progressi raggiunti nel decennio si sono istituzionalizzati nel sistema delle Nazioni Unite, com'è avvenuto per l'istituzione del relatore per i diritti umani dei popoli indios e del Forum Permanente, e che all'interno di istituzioni come la Banca Interamericana di Sviluppo e la Banca Mondiale ci siano consiglieri indios, sebbene, nel caso di quest'ultima istituzione si siano registrate retrocessioni per quanto riguarda le sue politiche riguardo ai popoli originari.

Andrea Carmen ha chiesto di non dimenticare che l'ONU, alla fine dei conti è "l'organizzazione dei paesi che li hanno colonizzati", segnalando che entro pochi giorni si compiranno 512 anni di lotta dei popoli indigeni e, benché nella dichiarazione del decennio si parli di costruire una nuova relazione con i popoli indios, un anno ed un decennio sono solo una goccia nel mare per cambiare queste relazioni. "Siamo seduti allo stesso tavolo ma non mangiamo la stessa cena", ha detto.

Nina Pacari, ex cancelliere dell'Ecuador, ha riferito che perfino nello stesso contesto istituzionale dell'ONU c'è dispersione tra le sue agenzie, perché il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia non ha incorporato la questione relativa ai diritti dell'infanzia indigena né le politiche che riguardano il principio della diversità, sebbene siano sempre presenti nei discorsi della maggioranza degli stati che si riconoscono come multiculturali. Ha criticato che ci sia un'educazione interculturale bilingue per gli indigeni, ma non per la società in generale.

Tarcila Rivera, del Perù, ha rilevato che paesi come il suo hanno utilizzato l'argomento dei diritti dei popoli indios e del decennio per acquisire crediti per la promozione allo sviluppo senza che nulla sia andato a beneficio degli indigeni.

Nella discussione si è fatta anche un'autocritica sulla dispersione dei movimenti indigeni, segnalando che si è persa la dimensione della discussione continentale che si è riusciti a raggiungere che non si è stati in grado di articolare per ottenere maggiori risultati. Marta Sánchez, dell'Assemblea Nazionale Indigena Plurale per l'Autonomia, del Messico, ha rimarcato che bisogna ricordare che ci sono organizzazioni che non ritengono valida la partecipazione nel sistema delle Nazioni Unite, così come ce ne sono altre che l'accettano.

Marcos Matías, esperto del Forum Permanente dei Popoli Indios ha sottolineato la necessità di documentare il fallimento del decennio, ed anche nella stessa relazione del segretario generale dell'ONU ce ne siano le prove, poiché solamente sette capi di Stato e di governo e solo 16 agenzie dell'ONU hanno consegnato le loro relazioni di compimento degli obiettivi. Ha manifestato inoltre la sua certezza sul fatto che ci sarà la dichiarazione dell'ONU di un nuovo decennio per i popoli indios.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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