11 aprile 2004

Relazione della Delegazione di Osservazione dei Diritti Umani nelle comunità di Jevenchò, Elambò Alto e Elambò Bajo, del municipio di Zinacantán

Oggi, 11 aprile 2004, alle 14 e 30 una Delegazione di Osservazione dei Diritti Umani è partita dal Cideci in San Cristóbal de Las Casas, verso le comunità di Jevenchò, Elambò Alto e Elambò Bajo, municipio di Zinacantán. Questa delegazione era composta da membri delle organizzazioni civili: Rete dei Difensori Comunitari per i Diritti Umani, CIEPAC, Enlace Civil, Estacion Libre, Comitato Civile di Dialogo Pejel Balumil, Promedios, Sipaz, Kinal Antsetik e dalla la società civile nazionale de internazionale.

All'altezza di Naching abbiamo potuto vedere 4 camion della Sicurezza Pubblica. Quando siamo arrivati a Pashtè abbiamo visto riunite nella parco all'incirca 500 persone e due camion della Sicurezza Pubblica. Lì ci ha fermato un agente municipale che ci ha chiesto chi fossimo e che cosa stessimo facendo e ci ha informato che stava "aspettando che arrivasse il delegato del governo per vedere che tutto era tranquillo". A partire da quel momento l'agente municipale si è unito alla carovana con una camionetta bianca. Durante la visita nelle comunità abbiamo visto solo bambini, bambine e donne. Sulla strada si potevano vedere pietre, pali e vetri rotti.

Alle 15 siamo arrivati alla comunità di Jechvò dove abbiamo visto circa 200 persone riunite nel campo da basket e due camion della Sicurezza Pubblica. Ci siamo diretti a casa di Mateo Ruiz Herandez dove si poteva vedere, dalla porta, bottiglie di bibite rotte ed altre distruzioni nel negozietto ed abbiamo calcolato un danno di circa 10.000 pesos. La cisterna per l'acqua, che era stata riempita il giorno precedente, era completamente distrutta e 22 anfore da 2 galloni ciascuna, buttate per terra. La casa era totalmente distrutta - porta, tetto, finestra sfondata dalle pietre - e c'erano vestiti e coperte buttati per terra.

Poi ci siamo spostati in una seconda abitazione, che pare fosse usata da bottega, in cui abbiamo trovato le tegole, le due porte ed il tetto rotti da pietre. All'interno c'era una cisterna per l'acqua - come nell'altro caso, riempita il giorno precedente - distrutta e bidoni rotti che contenevano acqua, insieme a utensili buttati a terra.Abbiamo visitato altre 5 case nelle stesse condizioni, non abbiamo potuto visitare altre case per la loro vicinanza alle abitazioni dei militanti del PRD.

Successivamente siamo andati alla casa di xxx che era rimasta lì con i suoi cinque figli da ieri per timore di essere aggredita dai militanti del PRD. Fuori dalla casa abbiamo trovato una cisterna per l'acqua dalla capacità di 2.500 litri, rotta. La signora xxx, all'inizio si è rifiutata di uscire di casa per paura, però alla fine si è unita alla nostra delegazione. Secondo la sua testimonianza, i perredisti che hanno rovesciato l'acqua e distrutto le cisterne e le taniche, hanno detto che "volevano che gli zapatisti morissero di sete perché venissero a chiedere in ginocchio di appartenere al PRD" ed ha aggiunto che era stata minacciata che i perredisti sarebbero entrati quella notte in casa sua a saccheggiare la sua mercanzia, perché la signora vende scarpe. Nella comunità di Jechevò si calcolano 60 famiglie fuggite.

Alle 16 abbiamo lasciato Jevenchò e siamo arrivati a Elambò Alto alle 16.35. Anche lì abbiamo visto una strada bloccata che andava a destra verso xxx. Abbiamo visitato la Clinica Autonoma e le altre installazioni - la cucina, il dormitorio ed il negozietto - che erano abbandonate. La luce ancora accesa, i vestiti per terra, gli animali liberi e le borracce buttate per terra ci hanno detto che le installazioni erano state abbandonate in tutta fretta. In questa comunità si contano 25 famiglie sfollate.

Per finire ci siamo diretti verso Elambò Bajo e abbiamo visitato alcune case in cui abbiamo trovato gli animali liberi, coperte e vestiti buttati per terra ed altri segni che gli abitanti avevano dovuto andarsene in fretta. In questa comunità si contano 40 famiglie sfollate.

Oltre ai danni materiali, abbiamo calcolato in questo momento 125 famiglie sfollate, che rappresentano un'emergenza umanitaria e l'evidenza che la strategia di guerra contro le comunità indigene che lottano per il riconoscimento della propria autonomia continua.

Questa delegazione eprime la sua preoccupazione per quello che consideriamo lo sviluppo di un conflitto del quale le autorità municipali e statali erano già informate, che trascende il problema dell'apprigionamento dell'acqua e che si è trasformato in una campagna di intimidazione e persecuzione di queste famiglie per il solo fatto che sono basi d'appoggio zapatiste, fino al punto di che han dovuto fuggire sfollate per le aggressioni subite nei giorni 10 e 11 aprile 2004.

Per i fatti sopra esposti, noi, come organizzazioni firmanti, richiediamo:

Red de Defensores Comunitarios por los Derechos Humanos, CIEPAC, Enlace Civil, Estacion Libre, Comitè Civil de Dialogo Pejel Balumil, Promedios, Kinal Antsetik

[Nota: lunedì 12 in una conferenza stampa presso il Museo Café di San Cristóbal de Las Casas illustreremo la storia del conflitto per l'acqua in queste comunità e come le famiglie basi d'appoggio zapatiste siano state private dell'acqua da più di quattro mesi. Si presenterà pure questa relazione oltre ad un video sui fatti del 10 aprile]



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