La Jornada 10 aprile 2004
PERREDISTI APPOGGIATI DA POLIZIOTTI MUNICIPALI DI ZINACANTAN ATTACCANO UN CORTEO PACIFICO
IMBOSCATA CONTRO SIMPATIZZANTI DELL'EZLN
Diversi feriti da colpi d'arma da fuoco. Fonti della Croce Rossa parlano di due zapatisti morti
Hermann Bellinghausen - Inviato

Jech'vo, Chiapas, 10 aprile - Con spari, sassate e petardi, perredisti della comunità di Pasté, capeggiati dall'agente municipale e con l'aiuto di due pattuglie della polizia municipale di Zinacantán, questo pomeriggio hanno teso un'imboscata ad un corteo pacifico e disarmato di centinaia di simpatizzanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Il risultato è stato di decine di feriti, diversi da pallottole ed almeno due molto gravi. Lorenzo Pérez Pérez, di 33 anni, colpito al petto, come riferisce l'Ospedale Regionale di San Cristóbal de Las Casas. Un altro, ancora non identificato, ha una ferita di pallottola nel cranio ed è gravissimo.

Molti zapatisti portavano alla cintola i loro machete ma non sono stati usati. Quando hanno deciso di difendersi, l'hanno fatto lanciando sassi contro i perredisti e con i bastoni che, in realtà, non hanno usato perché i perredisti, dopo aver bloccato la strada, sono corsi a rifugiarsi nelle proprie case o sulla collina. Da qui è avvenuta l'imboscata a colpi d'armi da fuoco all'ultimo gruppo di zapatisti che usciva dall'abitato per la strada mezzo asfaltata.

I fatti sono avvenuti nei dintorni di Jech'vó, qualche chilometro all'interno di Nachig, villaggio che si trova sulla Strada Panamericana nel tratto Tuxtla Gutiérrez - San Cristóbal de Las Casas. Lì, il presidente municipale di Zinacantán, Martín Sánchez Hernández, era in riunione con rappresentanti del governo statale per tutta la durata della manifestazione zapatista a Jech'vó. Secondo la testimonianza di uno dei presenti, "abbiamo perso di vista il sindaco di Zinacantán solo per un momento".

La stessa fonte che ha chiesto di restare anonima, assicura che Sánchez Hernández si mostrava molto sicuro perché secondo lui "tutto era calmo" in occasione della marcia zapatista.

Il blocco e l'attacco

Verso le 16 si concludeva il concentramento di centinaia di zapatisti che riempivano la minuscola piazza di Jech'vó per caricare l'acqua e dimostrare il loro appoggio ai loro compagni di Elambó Alto, Elambó Bajo e di questa comunità. Dal dicembre scorso i perredisti di questi villaggi, con il tacito sostegno del governo municipale, hanno sospeso l'erogazione di acqua a tutte le famiglie zapatiste solo per il fatto di essere in resistenza. Da allora, le minacce le vessazioni sono state costanti ed il sindaco ha sempre minimizzato il problema.

L'inquietudine si è diffusa tra gli zapatisti quando hanno visto circa 20 individui, provenienti da Pasté, appostarsi sulla strada e cominciare ad erigere un'enorme barricata con delle pietre che si trovavano a lato della strada per la realizzazione di alcuni lavori stradali in corso. I ribelli, tzotziles e tzeltales, che in maggioranza indossavano passamontagna, si sono fermati vicino ad un casale a cento metri dalla barricata, a guardare increduli.

I perredisti, alcuni di loro ubriachi, da 20 sono diventati un centinaio. Gridavano insulti e si burlavano degli zapatisti, fermi disciplinatamente dietro una linea invisibile. I simpatizzanti zapatisti diventano sempre più numerosi. Uomini e donne. Sono trascorsi 40 minuti tra perplessità e crescente tensione.

Durante la manifestazione zapatista e la consegna di acqua alle comunità colpite, due pattuglie municipali, entrambe con pick-up, erano rimaste fuori Jech'vó da dopo le 14. Prima che la manifestazione si concludesse, i poliziotti si sono ritirati di qualche centinaio di metri e si sono appostati dietro i perredisti che stavano collocando il blocco.

Verso le ore 16:30 la polizia ha deciso di intervenire e l'ha fatto portando i suoi due pick-up dietro la barricata ed unendosi al blocco.

Dopo quest'intervento, gli agenti si sono immediatamente ritirati, lasciando lì i pick-up. La moltitudine zapatista ha cominciato ad avanzare fra i veicoli senza passeggeri per rimuovere il blocco e per poter avanzare. In quel momento i perredisti hanno iniziato a retrocedere e a lanciare le pietre dalla barricata, alta 50 centimetri, per tutta l'ampiezza della strada.

Alle 16 e 40 gli zapatisti hanno varcato l'invisibile linea e si sono lanciati in corsa verso il blocco mentre gli autori della barricata si nascondevano anche dietro le case vicine da dove è iniziata una pioggia di pietre sui simpatizzanti zapatisti che cercavano di togliere le pietre e di spostare i veicoli della polizia. Mentre gli zapatisti avanzavano, gli aggressori hanno sparato due colpi in aria, dopodiché hanno lanciato contro il corteo due grandi petardi usati per il Sabato Santo.

I due pick-up delle pattuglie sono stati buttati in un fosso e quindi distrutti a sassate e con i bastoni dagli zapatisti. In pochi minuti la strada è tornata sicura e si sono potuti avvicinare i 150 camion e camionette che trasportavano gli indigeni ribelli, anche se la maggior parte di loro procedeva a piedi davanti e a fianco dei veicoli.

Anche gli zapatisti hanno lanciato pietre contro i loro aggressori e sui tetti di alcune case. Tutti si sono armati di pietre avanzando verso Nachig per andare verso la strada principale. Tra Jech'vó e Pasté, gruppi di perredisti imboscati minacciavano la marcia. Allora gli zapatisti si sono dispersi sui pendii per accerchiare gli assaltatori.

La carovana di veicoli ed indigeni proseguiva lentamente. Verso le 17:20, quando gli ultimi zapatisti uscivano da Jech'vó, sono iniziati gli spari nella loro direzione. Molti si sono gettati a terra per ripararsi tra i veicoli, la maggior parte è scappata in avanti correndo.

Dopo aver trovato grandi alberi abbattuti sulla strada ed averli tagliati con asce e accette, l'avanscoperta della carovana zapatista ha raggiunto Nachig dopo le 17:30. Dal fondo della colonna sono cominciate ad arrivare prima le notizie dell'attacco e poi per ultimi i feriti che, distesi nei rimorchi di quattro camioncini, insanguinati e circondati dai loro compagni, lasciavano le montagne di Zinacantán.

Sulla Panamericana le autorità statali controllavano il transito che era molto intenso. Riprendevano con videocamere tutti quelli che erano sui veicoli degli zapatisti. Tra decine di abitanti di Nachig e turisti bloccati dall'enorme imbottigliamento, i veicoli della carovana sono partiti verso Los Altos. Alcuni zinacantantechi gridavano insulti, "andatevene in un altro municipio", burlandosi dei feriti. Le centinaia di zapatisti, apparentemente indifferenti alla manifestazione di ostilità, recuperavano i loro feriti e si ritiravano in perfetto ordine.

Gli indigeni feriti da colpi di armi da fuoco sono José Antonio Ruiz Gómez, di 17 anni, ferito all'avambraccio destro; Felipe Hernández Pérez, 21 anni alla gamba sinistra; Rufino Hernández López, 29 anni, al gluteo destro; Manuel Gutiérrez Pérez, 25 anni, coscia sinistra; Vicente Ruiz Hernández, 25 anni, alla gamba e frattura dell'omero e Lorenzo Pérez Pérez, come già detto, in prognosi riservata. Tutti provengono dal municipio autonomo San Andrés Sakamchén de Los Pobres. C'è un settimo ferito zapatista con ferita d'arma da fuoco alla testa. Tutti sono ricoverati all'Ospedale Regionale di San Cristóbal de Las Casas.

Ci sono anche otto feriti nel gruppo degli aggressori, tutti con contusioni e nessuno grave, e sono stati portati dalle autorità municipali alla clinica privata Ornelas, a San Cristóbal de Las Casas. Sono tutti abitanti di Pasté.

Questa sera la Croce Rossa Messicana ha diffuso una lista di 17 persone ferite, aggiungendo a questi altri tre zapatisti.

In questo momento la situazione a Jech'vó è allarmante. I perredisti di lì e di Pasté, tengono sotto sequestro in una sola casa le famiglie zapatiste ed hanno distrutto le loro abitazioni. Sono armati e si teme un massacro. Verso le 23 un convoglio della polizia sarebbe partito verso questa località.

Fonti della Croce Rossa segnalano che ci sarebbero due zapatisti morti (Mariano Gómez López, di 18 anni e Juan José Hernández Ruiz, di 25), ed altri sei feriti gravi che si troverebbero nella clinica del caracol di Oventic. Versione questa che non è ancora stata confermata.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo)



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