corrispondenza dell'11 febbraio 2004

NUEVO POBLADO SAN PEDRO

Rimanendo sdraiata sull'amaca posso osservare la nebbia che penetra nella casetta riempiendola di umidità. Nebbia fitta e bianca verso ovest e illuminata di un giallo acceso verso est.

Tutte le mattine sono uguali, il paesaggio verde e la strada color caffè sono nascosti dalla nebbia e tutto sembra irreale mentre cammino verso la cucina dove ricomincerà la quotidiana lotta per accendere un piccolo fuoco.

Sulla facciata della capanna dalla quale sono appena uscita una scritta nera annuncia: BIENVENIDOS AL CAMPAMIENTO CIVIL POR LA PAZ.

Subito sotto qualche accampamentista ha dipinto una chiocciola gialla circondata da zapatisti e campesinos. Il volto della chiocciola è coperto da un passamontagna nero e al centro del suo guscio è stata dipinta una grande stella rossa a cinque punte.

Un'altra scritta multicolore completa il murale: UN MUNDO DONDE QUEPAN MUCHOS MUNDOS, per completezza è stata aggiunta la traduzione in tzeltal: JUN BALUMILAL BANTI YAXOCH BAYAL BALUMILAL.

Il cartello bianco all'ingresso del pueblo avverte che si è giunti nel Nuevo Poblado San Pedro, Municipio autonomo San Manuel. Nato nel 1997 questo piccolo pueblo che conta non più di un centinaio di abitanti si sviluppa ai due lati della strada che da Ocosingo porta a Pamalà. Impossibile individuarlo su di una cartina.

Stando seduta sotto il grande albero accanto alla tenda si può raggiungere con lo sguardo praticamente tutto il villaggio. Casette con il tetto di lamiera si alternano ad altre con il tetto di paglia. Quasi tutte le famiglie posseggono due capanne, una per dormire ed una utilizzata come cucina, ma molte ne utilizzano una per entrambe le funzioni.

Osservando attentamente il paesaggio che mi avvolge posso distinguere accanto ad ogni casa una costruzione più piccola, quadrata e bassa, con un piccolo tubo che spunta dal tetto in lamiera. Sono le latrine, costruite grazie all'aiuto della Croce Rossa.

A San Pedro molto è stato fatto grazie all'aiuto di questa istituzione, ogni casa, oltre che della sua latrina, è provvista di una fontana da cui attingere l'acqua proveniente da una fonte sotterranea e nel novembre del 2003 è stato inaugurato un piccolo ambulatorio costruito dalla Croce Rossa Messicana in collaborazione con quella tedesca grazie ad un finanziamento della Comunità Europea.

Quasi tutte le giornate dell'accampamentista trascorrono osservando la strada. Ogni tanto passa un camion di militari, il rumore del motore annuncia il loro arrivo prima ancora che siano visibili, e li si osserva procedere lentamente a causa delle buche e dei pantani onnipresenti e quando passano di fronte alla tienda (l'unica rivendita del villaggio) si ha giusto il tempo di contarli prima di abbassare nuovamente lo sguardo sul libro che si stava leggendo.

Osservare ed essere osservati. Per il resto leggere, scrivere, leggere ancora, qualche volta chiacchierare con la gente del pueblo curiosa di saperne di più sulla nostra vita, sul nostro mondo così lontano e così difficile da immaginare. Spesso il silenzio riempito solo dal canto degli uccelli, dal latrare dei cani e dal vento che suona la sua armonica, viene interrotto da una voce di bambino che chiede "Tomame una foto" (scattami una foto) oppure "Quiero hacer dibujo" (voglio fare un disegno), allora si posa il libro, si strappa un foglio dal quaderno, si tira fuori qualche matita colorata e ci si prende il tempo per osservare un piccolo artista al lavoro.

I bambini di San Pedro sono felici e sorridenti, con occhi grandi e scuri dipinti su faccine mal lavate. Molti sono scalzi o hanno stivali di gomma rotti e consumati, i loro vestiti sono sporchi e rattoppati più e più volte, ma a loro non importa, corrono, gridano e giocano nonostante molti di loro portino sulle spalle i fratellini più piccoli.

Alle sei arriva la notte, il cielo si riempie di stelle e la gente torna a casa a riposarsi. Alcuni ragazzi si fermano a chiacchierare con noi, hanno diciassette o diciotto anni ma l'età sui loro volti è indefinibile, ormai sono uomini e anche loro passano le giornate a lavorare nella milpa (campo di mais) o con il bestiame insieme al padre. Qualcuno vorrebbe sposarsi, qualcuno aspetta una festa per conoscere le ragazze degli altri villaggi. "Se fossimo fidanzati non potremmo chiacchierare con voi". Una semplice frase che racchiude un mondo di timidezza, vergogna e rigide regole sociali.

E noi? Finiamo di bere il caffè, ci spruzziamo l'autan e ci prepariamo per andare a dormire. Domani torneremo sulla strada ma forse questa volta leggeremo un po' meno per prenderci un po' più di tempo per capire.

bianca chiappino <impercettibilisfumature@hotmail.com>



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