La Jornada - Martedì 9 marzo 2004
"Il governo ci inganna con delle briciole che chiama Oportunidades"
Giustizia e rispetto, chiedono le donne di Acteal
ELIO HENRIQUEZ - CORRISPONDENTE

Acteal, Chis., 8 marzo - Giustizia e rispetto per le donne hanno richiesto le indigene tzotziles, celebrando in questa comunità la Giornata Internazionale della Donna. Hanno affermato che "il miglior modo per festeggiare questa data è che il governo rispetti lo stato di diritto" e riconosca gli accordi di San Andrés Larráinzar.

In un documento che hanno diffuso le donne tzotziles affiliate all'organizzazione civile Las Abejas, dei municipi di Chenalhó e Pantelhó, si dice: "Oggi celebriamo in Acteal la Giornata Internazionale della Donna, delle Bats'i Ansetik, ossia delle donne degne e autentiche che camminano nella storia di questo mondo nel quale siamo obbligate a vivere e a morire, nel quale non c'è posto né per la giustizia né per la dignità".

Hanno ricordato alle 21 donne - quattro di loro incinte - sono state assassinate insieme a 15 bambini e nove uomini in Acteal, il 22 dicembre 1997, ed hanno affermato che "il potere vuole che la giustizia continui nell'oblio, nel silenzio, nell'impunità, nella tomba, nascosta nella lunga catena di umiliazioni che il potere costruisce per farsi forte".

Le donne indigene hanno dichiarato che "ai martiri di Acteal si farà giustizia solo quando i veri mandanti e ed i responsabili materiali che devono ancora essere incarcerati ricevano il giusto castigo, cioè quando il governo ammetta che ci sono prove sufficienti per poter affermare che il massacro è stato un atto programmato e faceva parte di una strategia antiguerriglia".

A partire dalle 9 del mattino, vestite coi costumi regionali e molte con i bambini in braccio, le donne hanno cominciato a concentrarsi in Acteal. Poco prima delle 11 hanno fatto una processione dalla cappella locale fino al posto della riunione.

Tutto l'atto è stato loro, anche la preghiera tradizionale degli anziani oggi è stata quella delle anziane, e in particolare di Manuela Pérez Gómez, della comunità di Beupale, municipio di Chenalhó. Così questa volta il caracol è stato suonato da una donna, non da un uomo, come è costume.

"Vogliono tornare per ammazzarci"

Le partecipanti hanno ricordato Digna Ochoa, le assassinate in Città Juárez e hanno espresso la loro solidarietà con tutte le donne che soffrono per le ingiustizia e la mancanza di rispetto. Hanno detto che il governo federale "inganna le donne con delle briciole che chiama Oportunidades, perché smettano di organizzarsi contro di lui e inoltre sta sempre cercando delle cose per tenerci addomesticate".

Hanno chiesto pure al presidente Vicente Fox di non liberare i paramilitari accusati del massacro perpetrata nel 1997, "perché sono colpevoli e sappiamo che vogliono tornare per ammazzarci".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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