La Jornada 8 aprile 2004
Per i ricercatori, le donne sono il 30% della forza combattente zapatista
ANGELES MARISCAL - Corrispondente

Tuxtla Gutierrez, Chiapas, 7 aprile - La ribellione zapatista è anche delle donne che rappresentano il 30% dei combattenti ed il 50% delle basi di appoggio, ha scritto la ricercatrice Karen Kampwirth nel suo libro "Mujeres y movimiento de guerrilla" in cui si affronta l'intervento femminile nelle sollevazioni di Nicaragua, El Salvador, Cuba e Chiapas, México.

Nello studio particolare intitolato "Las mujeres y el levantamiento del Ejército Zapatista de Chiapas", accluso nell'Annuario di Studi Indigeni IX, pubblicato nel dicembre del 2003 dall'Università Autonoma del Chiapas, dichiara che le cifre non vogliono dimostrare che l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) sia femminista e neppure che le relazioni di genere hanno creato la ribellione, ma che queste sono alcune delle cause.

Kampwirth, professoressa di scienze politiche e membro del Programma di Studi Latinoamericani dell'Università Knox in Illinois, spiega che la partecipazione delle donne nella ribellione zapatista riflette la transizione delle relazioni di genere avvenuta nella seconda metà del secolo scorso ne Los Altos.

Segnala che le donne che emigrarono nella selva negli anni '70, cominciarono ad organizzarsi in maniera determinante grazie alla Chiesa cattolica ed alla teologia della liberazione che le fece riunire per svolgere compiti di lettura e scrittura, promozione dei diritti umani, allevamento di polli e coltivazioni di ortaggi.

Nel 1986 apparve il primo gruppo, il Comité Impulsor de Mujeres, che in seguito si divise. Ne nacque un altro ma misto, Antzetik. Entrambi prepararono lo scenario del 1989 quando ci furono mobilitazioni contro le violenze a San Cristóbal.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo)



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