La Jornada - Lunedì 8 marzo 2004
Urge sradicare l'impunità
Chiedono le donne a Fox di mettere fine agli omicidi in Juárez
BERTHA TERESA RAMIREZ
La direttrice dell'Istituto delle Donne nel Distretto Federale, Luz Esteva Rosales, ha dichiarato che 20 organizzazioni a livello nazionale hanno firmato un documento nel quale richiedono al presidente della Repubblica, Vicente Fox, di mettere in marcia una politica dello stato, che coinvolga autorità federali, statali e municipali, per combattere l'impunità riguardo al caso delle donne assassinate in Città Juárez, Chihuahua.
Visto che questo sarà proprio uno dei temi principali durante il Giorno Internazionale della Donna, ha aggiunto che la dichiarazione, appoggiato dalla presidente dell'Istituto Nazionale delle Donne, Patricia Espinoza Torres, avverte che "di fronte alla gravità della problematica di violenza contro le donne in quella città e alla mancanza di giustizia, le titolari delle riferite istanze esprimono la loro solidarietà alle famiglie delle vittime ed a tutte e tutti quelli che stanno lottando per la giustizia".
La funzionaria ha segnalato che il documento sarà rivolto anche al governatore di Chihuahua, Patricio Martínez ed al presidente municipale di Città Juárez, Jesús Alfredo Delgado Muñoz.
Si propone ai tre livelli di governo di analizzare, concretizzare e rendere più agile l'inchiesta per arrivare ad una efficiente giustizia.
Altre richieste sono che le autorità attuino programmi per garantire la sicurezza delle donne in quella città di frontiera e perché continuino gli aiuti alle famiglie delle vittime.
Luz Esteva ha aggiunto che nel documento appoggiano anche il lavoro sviluppato dall'Istituto Chihuahuense della Donna. "Richiediamo l'appoggio delle autorità competenti, con l'obiettivo di unire gli sforzi e combattere questa indignante problema".
Nei 448 reclusori del paese ci sono 8 mila recluse
Le donne incarcerate, in peggiori condizioni carcerarie degli uomini
Unicamente 12 penitenziari costruiti apposta per le donne
VICTOR BALLINAS
Nelle 448 carceri del paese si trovano recluse più di 8 mila donne, alcune con i loro figli -si stima che più di mille 500 minorenni vivano nei reclusori-, e sono vittime di vessazioni, discriminazioni e estorsioni. Inoltre, la loro condizione carceraria "è peggiore di quella degli uomini", sostiene la Commissione Nazionale di Diritti Umani (CNDH).
Per correggere questa situazione la commissione elaborò un progetto di regolamento tipo per i centri di reclusione femminile, che aspetta di essere approvato dai governi federale, statali e municipali.
Delle 448 carceri che ci sono nel paese, solo 12 sono state costruite apposta per le donne. Nel resto si "improvvisano annessi", perciò le si discrimina assegnando loro spazi ridotti, dove devono svolgere tutte loro attività: dormire, cucinare, rimanere con i loro figli e convivere con le altre recluse. Tutto ciò in stanze molto piccole, senza ventilazione. Non hanno servizi igienici esclusivi, ma devono compartirli con i maschi.
Nonostante che nel 2002 la CNDH avesse emesso una raccomandazione generale sulle internate nei centri di riadattamento sociale della Repubblica, le irregolarità, le violazioni a loro diritti e le pessime condizioni in cui sono recluse continuano.
Nella relazione della CNDH si ribadisce che, "in generale, la reclusione delle donne è peggiore di quella degli uomini. Non hanno bagni esclusivi, devono condividerli con i detenuti; le sistemano in spazi che erano magazzini o chiudono qualcuna area del penale; inoltre, i custodi sono maschi".
Altre irregolarità: la maggioranza dei centri penitenziari sono carenti di medicine e di servizio di salute. "È una realtà la presenza di bambini e di bambine nelle prigioni, la loro età va dai neonati ai 15 anni". Solo nella colonia penitenziaria di Islas Marías, esistono 700 piccoli. In altri carceri le cifre vanno dai 10 ai 24 minorenni.
La CNDH ha documentato che in molti centri penitenziari gli interni convivono con le loro famiglie e perciò si possono vedere bambini e bambine di tutte le età passeggiare senza restrizioni per il carcere. Non ci sono aeree costruite apposta per ospitare le donne, per questo è normale che l'area femminile sia divisa da quella maschile con una semplice rete, che non impedisce che gli uomini passino da una parte all'altra.
Con l'elaborazione del regolamento tipo, che consta di 109 articoli e tre transitori, si richiede che le recluse godano di un pieno rispetto dei loro diritti umani, si eviti la sovrappopolazione, contino con servizi educativi, bagni, sanitario e opportunità di lavoro e ricevano un trattamento dignitoso.
La proposta di regolamento sottolinea che le donne private della loro libertà saranno installate in centri di reclusione esclusivi per loro, avranno un asilo nido, zone educative, mediche, officine e zone "di alta sicurezza per le interne imputate per reati gravi o con condotte violente o aggressive".
"Si deve evitare la sovrappopolazione e l'ammassamento; i centri di reclusione femminili dovranno contare con risorse materiali e personale sufficiente. Le guardie ed i custodi saranno di sesso femminile e non si contratterà per la direzione personale delle forze armate o dei corpi di polizia o coloro che abbiano antecedenti penali".
La CNDH sottolinea che "nelle prigioni per donne ci dovrà essere almeno un medico e si farà in modo che i figli delle interne siano visitati almeno una volta al mese. Ci sarà un asilo nido e i bambini che vivono con le loro madri riceveranno un'educazione prescolare".
Inoltre, si procurerà alle interne un'alimentazione bilanciata tre volte al giorno. Le prigioni femminili dovranno avere docce e lavabi con acqua fredda e calda e zone di lavaggio con tetto.
Denunciano violenza e discriminazione
Indigene di quattro stati chiedono protezione alle autorità federali
JESUS SAAVEDRA LEZAMA - corrispondente
Chilpancingo, Gro., 7 marzo - Rappresentanti di donne indigene di Guerrero, Oaxaca, Stato del Messico e del Distretto Federale hanno richiesto ai governi federale e statali di adottare le misure necessarie per proteggerle dalla violenza e perché si cessi di discriminarle economicamente, politicamente e socialmente.
Questo fine settimana si è realizzato qui il Forum Regionale delle Donne Indigene, nel quale hanno partecipato rappresentanti di quattro stati ed il Forum Voci di Donne, che si è caratterizzato per le denunce di discriminazione, minacce e persecuzione contro componenti di organizzazioni sociali di Guerrero, Oaxaca, Veracruz, Puebla, Distretto Federale e Stato del Messico.
In questi forum le indigene, molte di loro dirigenti di organizzazioni dei loro stati, hanno manifestato contro la discriminazione che subiscono.
"Nonostante che come numero siamo la maggioranza continuiamo ad essere vulnerabili, perché le politiche pubbliche, che nei governi conducono gli uomini, favoriscono loro e noi ne rimaniamo fuori", ha segnalato Martha Sánchez, membro della dirigenza del Fronte delle Donne Indigene del Guerrero.
All'incontro delle donne indigeni non erano presenti le parlamentari del Partito Rivoluzionario Istituzionale né dell'opposizione. Neanche funzionarie del governo statale, nonostante che, secondo Martha Sánchez, fossero state invitate.
Indigene di Oaxaca hanno attaccato dei cartelli alle pareti del Congresso, nei quali chiedevano la restituzione dei loro mariti, che si presume siano stati fatti sparire da "gruppi paramilitari" del PRD nel municipio di Tlaxiaco, dell'ejido San Pedro Yosotate.
Zoila Reyes Hernández ha raccontato che suo marito, Fabián López Díaz, ed altri due ejidatari sono spariti il 24 novembre 2003 ed a tutt'oggi il governatore, José Murat, si rifiuta a ordinare un'inchiesta.
"Io desidero che mi restituiscano mio marito, lui non deve niente, difendeva soltanto le terre che ci appartengono", ha affermato Reyes Hernández. E dato che ha presentato denuncia, ha subito persecuzioni e minacce.
Genara Cruz Juárez, indigena del municipio di Chicotepec, Veracruz, ha detto: "A che serve che recentemente nella regione si siano scoperti migliaia di pozzi di petrolio, se i guadagni sono per quelli che stanno al governo e per le imprese petrolifere. La nostra regione ha molte ricchezze naturali, che sono sfruttate dalle imprese e dal governo, però purtroppo niente di quei benefici arriva ai villaggi indigeni".
La dirigente ha denunciato che i caciques della sua zona la minacciano e la perseguitano, perché ha iniziato a difendere le compagne del suo municipio. "L'importante è che non ci arrendiamo e che restiamo in lotta per appoggiare le nostre compagne".
Nel suo intervento, Hermelinda Cayetano ha sottolineato che il settore più danneggiato dalla crisi economica del paese è quello delle donne. "Sono in migliaia che non hanno lavoro e quando vanno a chiederlo pretendono dei requisiti che non hanno".
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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