La Jornada 5 luglio 2004
SGOMBERATE 25 FAMIGLIE NEI MONTES AZULES
Non è ancora pronto il posto dove verranno ricollocate

ANGELES MARISCAL - Corrispondente

Tuxtla Gutierrez, Chiapas, 4 luglio - Come se si trattasse di un atto illegale o indebito, nel più stretto riserbo, autorità federali e statali hanno cacciato dalla riserva ecologica dei Montes Azules 25 famiglie che risiedevano vicino al villaggio San Francisco El Caracol. Per "testimoniare" questo fatto, è stata permessa la presenza solo delle principali TV messicane e del governo statale.

Gli indigeni sono stati forzati ad evacuare la località anche se non è ancora pronto l'impianto idrico del posto dove saranno trasferiti, nel municipio Marqués de Comillas; non sono pure terminate le nuove abitazioni né sono stati installati i servizi che erano stati loro promessi.

Fonti ufficiose hanno commentato che c'era fretta di operare questa ricollocazione perché sono attesi mercoledì a Marqués de Comillas funzionari federali con i quali si era concordata l'esecuzione "dell'atto ufficiale" di consegna di questo villaggio che, a partire da quel momento, si chiamerà Santa Martha.

Prima di partire, a San Francisco El Caracol si è tenuta una riunione in cui erano presenti i leader della comunità lacandona che si dicono padroni di circa 600 mila ettari dove sono stabiliti gli indigeni che vogliono riubicare.

In questa occasione è stata riconsegnata la proprietà a David González Sansores Chan Kin, leader lacandone, che ha comunicato che sul posto rimarranno delle "guardie" per evitare che si installi qualche altro gruppo o che ritornino gli stessi che se ne sono andati oggi domenica.

Poi, i 130 indigeni sgomberati hanno raggiunto gli elicotteri. Speranzosi, prima hanno chiesto alla rappresentante della Segreteria per la Riforma Agraria, Martha Cecilia Díaz, se "era tutto pronto" nel nuovo insediamento.

Sono saliti sugli elicotteri solo con pochi effetti personali ed una croce della cappella che avevano costruito a San Francisco. Però, arrivando a Santa Martha, hanno manifestato la loro indignazione perché sono state costruire solo cinque case (per 25 famiglie), non funziona l'impianto idrico né ci sono le altre cose promesse, fra le quali uno spaccio e la battuta di cemento per l'essiccazione del caffé.

Ma sono rimasti lo stesso, con la promessa che per mercoledì tutto sarà pronto e che ora sono proprietari legali di 523 ettari.

Il governo del Chiapas, da parte sua, ha diffuso un comunicato nel quale ha segnalato che è "un fatto storico la prima riubicazione integrale di un villaggio irregolare insediato in questa zona della selva (...) con la concretizzazione di tutti i punti contenuti negli accordi di riubcazione nei tempi e nella forma".

Nonostante non fossero ancor pronte, le autorità hanno detto nel loro comunicato che c’erano "25 case ed una casa comunale, con servizio d’acqua potabile, di energia elettrica con pannelli solari, di latrine, di strada principale con sentiero d’accesso alle case. Ai riubicati sono stati pure concessi aiuti sanitari e progetti produttivi per garantire i servizi ed opportunità di sviluppo".

Allo stesso tempo è stato fatto notare che "durante il trasferimento non c'è stato nessun incidente e che l'arrivo dei nuovi abitanti a Santa Martha è avvenuto in un clima festoso condiviso con i rappresentanti della Federazione e dello Stato".


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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