La Jornada - 5 giugno 2004

ONG CHIEDONO DI RIVEDERE L'ACCORDO FIRMATO DA UNIONE EUROPEA E CHIAPAS
La sua applicazione colpirebbe 42 comunità indigene
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, 4 giugno - Organizzazioni di diversi paesi che hanno partecipato all'Incontro Sociale Alternativo di Guadalajara, Jalisco, parallelamente al summit dei di capi di Stato, hanno chiesto una "moratoria all'accordo firmato tra l'Unione Europea (UE) ed il governo del Chiapas", perché minaccia di colpire almeno 42 comunità indigene, non riconosce l'esistenza di una "situazione di guerra" nella zona e non essendosi svolta alcuna consultazione tra gli abitanti della regione, non è conforme al Trattato 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT), sottoscritto dal governo messicano.

Il documento, indirizzato all'UE ed al governo statale, è stato firmato anche da diverse organizzazioni contadine e civili del Chiapas (Las Abejas, le cosidette Comunità di Comitán, il Foro Chiapaneco contro le Dighe di sbarramento, rappresentanti parrocchiali di San Andrés e della regione di Margaritas e Comalapa, tra altri). Le organizzazioni presenti all'Incontro Sociale Delle Alternative: Europa, America Latina e Caraibi hanno dichiarato: "rendiamo noto all'opinione pubblica nazionale ed internazionale il nostro rifiuto ed esigenza di una moratoria all'accordo firmato tra l'UE (attraverso la Commissione Europea) ed il governo del Chiapas per mettere in moto il Progetto di sviluppo sostenibile nella selva Lacandona che presuppone l'investimento di 15 milioni di euro nella zona della Riserva Integrale della Biosfera dei Montes Azules, dove saranno coinvolte circa 42 comunità indigene".

Il documento segnala che "non è mai stata realizzata una consultazione da parte dell'UE né del governo statale nelle comunità che sono coinvolte, come obbliga il Trattato 169 dell'OIT".

"In nessun caso è stata riconosciuta la situazione di guerra che si vive nello stato e questo progetto accelera le contraddizioni tra i soggetti in guerra (Esercito federale-Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) ed acuisce la polarizzazione e divisione tra le organizzazioni e le comunità", denunciano i firmatari.

"In questo modo, questo viene utilizzato come strumento di contrainsurgencia, rendendo ancora più tesa la situazione di per sé già grave nella zona. Questa regione vive nella costante minaccia di sgombero da parte delle autorità statali e federali e delle istituzioni che affermano di difendere l'ecosistema, adducendo il pretesto che le comunità stanno disboscando la zona".

Denunciano che "le ragioni nascoste dietro questo discorso ambientalista rispondono agli interessi di imprese multinazionali che vogliono saccheggiare e privatizzare la biodiversità ed implementare i servizi ambientali". Sostenuti, aggiungono, "da una campagna di disinformazione e manipolazione che alcuni mezzi di comunicazione conducono su questo argomento".

"Non possiamo dimenticare che nella storia i popoli indigeni hanno convissuto, sviluppato ed avuto cura della selva, mentre sono state le industrie del legno, con il permesso delle istituzioni federali e statali che hanno saccheggiato la selva e continuano a farlo. Ci opponiamo allo sgombero delle comunità perché non risolve il problema di fondo che è la proprietà della terra e la costruzione di un modello di sviluppo proprio che i suoi abitanti costruiscono in resistenza giorno per giorno".

Il documento esige "il compimento degli accordi di San Andrés, il rispetto dei diritti umani delle comunità, il ritiro dell'Esercito federale nei suoi quartieri e la ripresa del dialogo tra l'EZLN ed il governo federale (purché si realizzino le condizioni poste dall'ELZN)". Queste, si aggiunge, "sono condizioni indispensabili per la soluzione del problema della selva Lacandona".

Il documento ha avuto il consenso dei partecipanti all'incontro di Guadalajara, cioè, rappresentanti dei paesi centroamericani (Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Honduras e Costa Rica), sud-americani (Brasile, Argentina, Ecuador, Bolivia e Venezuela) e specialmente europei (Germania, Francia, Italia, Spagna ed altri) oltre a Messico, Canada e Stati
Uniti.

(tradotto dal Comitato Chiapas Maribel" - Bergamo)



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