La Jornada - giovedì 1° luglio 2004
Rifiuto dei professori
Il piano della SEP occulta una "carica ideologica neoliberale"
Il progetto di riforma del piano di studi della secondaria nasconde una carica ideologica neoliberale, conservatrice, utilitarista e retrograda. Questo è quanto afferma la Scuola dei Capi di Insegnamento della specialità di storia delle scuole del livello medio del Distretto Federale.
In un manifesto, i professori respingono l'iniziativa della Segreteria di Educazione Pubblica (SEP), perché non è stata discussa con i docente e le critiche sono rivolte contro gli argomenti branditi dalla dipendenza rispetto ai bassi livelli di frequenza accademica degli studenti. Per loro la diserzione scolare non è generata dalla quantità dei contenuti programmatici (cioè dal numero di materie) ma da fattori economici, sociali e dalle politiche abitative.
Ridurre lo studio della storia nel secondo grado è antipedagogico ed attenta allo sviluppo cognitivo dell'adolescente oltre a decontestualizzarla, mutilandola ed attenta all'identità nazionale.
Inoltre, dicono, la compattazione dei temi storici è tendenziosa, sbieca ed omette temi di base dell'ambito nazionale ed internazionale.
Dopo aver analizzato la proposta di riforma al programma di storia e la mappa curricolare, ed in base ai progetti delle giunte dei professori che impartiscono la storia nelle scuole secondarie, i docenti hanno concluso che lo studio di questa materia si deve fare mediante l'analisi, i paragoni e la discussione, fattori che si danno solo nel livello scolare medio.
Affermano che mutilare la storia in onore di una cultura universale sintetica e senza frontiere, annienta pure la coscienza critica nazionale e si mediatizza nell'adolescente trasformandolo in un essere passivo davanti alla globalizzazione.
L'omissione del passato indigeno è "una dimostrazione di razzismo"
Specialisti e parlamentari chiedono di fare retromarcia rispetto al progetto della secondaria
RAÚL LLANOS E GABRIELA ROMERO
Ricercatori, accademici e deputati locali hanno manifestato ieri il loro rifiuto alla riforma educativa della secondaria, come presentato dalla Segreteria di Educazione Pubblica (SEP), ed hanno chiesto che si faccia retromarcia a quella "pretesa foxista", perché non sono mai stati consultati gli insegnanti.
Durante il forum di analisi di quella riforma, organizzato dalla Commissione di Educazione dell'Assemblea Legislativa del Distretto Federale (ALDF), sono stati invitati specialisti in quelle materie che si pretende di ridurre o eliminare dai programmi della secondaria.
L’insegnante Alejandro Miguel Méndez, specialista in spagnolo, ha detto: "è discutibile che l'attuale scuola secondaria sia enciclopedica - come assicurato dalla SEP -, poiché se realmente lo fosse, Vicente Fox non sarebbe Presidente né un cieco privatizzatore di quanto trova davanti a sè".
Ha spiegato che con le modificazioni che si propongono "l’insegnante di spagnolo diventa un consigliere sentimentale e un monitor, una venerabile raffigura lancasteriana importata dall'Inghilterra in Messico nel 1822". Ha aggiunto che si nota anche un relativismo grammaticale "che sopprime le norme generali della lingua, strada piana per dire finanza o affari, come qualunque presidente".
Ha aggiunto che il Presidente "ed il suo segretario dell’Educazione Pubblica non frustano solo la grammatica ma violano pure vari articoli della Costituzione e della Legge Generale di Educazione che stabiliscono la trasmissione e la crescita della cultura come finalità dell'insegnamento".
María Luisa Rubio ed Arturo Valdovinos, insegnanti di storia, hanno criticato che non si sia mai fatto un bilancio dei programmi vigenti e si è solo ubbidito ad un criterio di arbitrio. Perciò hanno chiesto di mantenere vigente il programma di questa materia che risale a 1993 e che si continui ad impartire la classe di storia nei tre gradi di educazione secondaria, in moduli di 50 minuti, tre ore settimanali in ognuno di essi.
Pure un gruppo di insegnanti di geografia, tra i quali Manuel Martínez Salazar ed Adriana Vargas López, hanno consegnato un documento nel quale affermano che per quei cambiamenti nella secondaria non si è mai tenuto in considerazione la partecipazione dei professori né si è misurato l'impatto che può avere sugli studenti.
Segnalano nel loro testo che si pretende di eliminare l'insegnamento della geografia del Messico senza nessuna ragione pedagogica, e con lei i contenuti relativi al nostro paese, come ubicazione geografica, divisione politica, morfologia del territorio nazionale, tra il resto, riducendo il suo insegnamento a meri esempi o riferimenti alla nazione quando si abbordino alcuni temi generici, brandendo come giustificazione per la sua eliminazione che quella conoscenza è già stata impartita nel quarto anno della primaria.
Jesús Nieto, maestro, ha detto che la conoscenza e la comprensione del passato permette agli alunni di capire il presente, per cui se si mutila il passato, riducendo la storia, anche la comprensione del presente sarà mutilata.
Insieme a ciò, ha aggiunto, "l'omissione del passato indigeno è una dimostrazione di razzismo ed un insulto alla popolazione messicana, ma soprattutto ai 10 milioni di indigeni che abitano il nostro paese si vuole mandare il messaggio che i popoli indios non sono di troppo solo nelle classi di storia ma pure nel loro paese".
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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