La foja coleta
Numero 1145 - giovedì 31 luglio 2003

I caracoles: un appello ad aprire gli occhi
Sono organizzazioni che si meritano rispetto, dice Juan Jadeum

- Carlos Herrera -

San Cristóbal de Las Casas, 30 luglio - L'apparizione pubblica della figura del Caracol da parte dell'EZLN significa "una maniera di rinchiudersi", però anche un ultimo appello al mondo perché si riconosca l'autonomia dei popoli indigeni di Messico, ha affermato l'archeologo Juan Jadeum.

"I caracoles sono un ultimo appello perché la società messicana apra finalmente gli occhi e veda che sono organizzazioni che meritano rispetto e hanno diritto alla loro autonomia. Gli indigeni sono messicani, che si rifiutano di morire, sono la base della nostra nazione, non c'è nessun pericolo".

Esperto della cultura maya e ricercatore nelle rovine di Toniná, nel municipio di Ocosingo, Juan Jadeun sostiene che l'installazione dei Caracoles, che sostituiranno gli Aguascalientes, sono in relazione al calendario maya e significano "l'entrata nella tappa dell'inframondo".

L'archeologo, che nelle sue pubblicazioni definì l'apparizione dell'EZLN, come l'inizio dell'ultimo "Katún di Guerra", che terminerà nel 2012, afferma che la creazione dei Caracoles rappresenta una risposta al non riconoscimento dell'autonomia nella Legge Indigena approvata dal Congresso dell'Unione.

Intervistato nella sua casa, in Ocosingo, il ricercatore, che è arrivato in Chiapas nel 1980, rivela che attualmente l'EZLN è nel nono/decimo anno di guerra, e la figura del Caracol, che appare in tutte le etnie del Messico, simbolizza "tornare a proteggersi dentro una conchiglia".

Puntualizza: "Il caracol simbolizza pure la comunicazione, è il sistema col quale si chiamava alla guerra, al mercato, alle feste, è il modo per chiamare del Messico Antico (quello che la destra non riconosce e pretende di far sparire) ed è pure un appello per gli indigeni disperati".

"Il caracol è una dualità, è il vantaggio degli oppressi contro il potere, perché questi non può sapere in che momento ci può essere un'azione di forza, per questo gli fanno tanto paura le minoranze", suggerisce Juan Jadeun, che afferma che in Messico continua ad esserci "un razzismo morboso, mentale, occulto", perché non si dà ai popoli indigeni nemmeno "la minor considerazione, né - si riconosce - la loro cultura".

I popoli indigeni sono un'organizzazione che è sopravvissuta nel tempo e hanno il diritto di sopravvivere; però, nonostante che non rappresentino alcun pericolo per la stabilità del paese, queste organizzazioni indipendenti "atterriscono i centri di potere", per i blocchi imperialisti "dev'essere uno spavento terribile, cioè qualcosa che il potere non accetta".

Juan Jadeun pensa che gli Aguascalientes Zapatisti, che vennero installati in territorio ribelle dal 1994 e che smetteranno di funzionare a partire dal prossimo 8 di agosto, "sono stati considerati come organizzazioni civili di aiuto per la disoccupazione; perciò credo che i caracoles rappresentano il chiudersi nel passato, dato che la società messicana è incapace di aprire gli occhi".

"L'unica richiesta (dell'EZLN) è la autonomia, loro non accettano di ascoltare niente che non vada in direzione dell'autonomia, loro sono totalmente chiusi ad altre opzioni, perché non stanno chiedendo altre opzioni, ma la loro autonomia per sostenere la loro organizzazione che è sopravvissuto all'oppressione".

L'archeologo dice che il Subcomandante Marcos dell'EZLN, che rappresenta al Giaguaro, il settimo dei 13 dei maya, è solo un alleato dei popoli indigeni, però hanno formato una forte alleanza con lui per lottare per l'autonomia e contro la globalizzazione economica.


Direttrice: CONCEPCIÓN VILLAFUERTE
Editore: Amado Avendaño Figueroa
Collaboratori: Carlos Herrera, Heriberto Velasco, Manuel Martínez López
Uffici: Via Venustiano Carranza, 26, Barrio di San Diego, San Cristóbal de Las Casas, Chiapas
Telefono (967) 678-90-62
E-mail: lafojacoleta@yahoo.com.mx www.lafoja.com



(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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