La Jornada 28 agosto 2003

Le autorità autonome ribadiscono la denuncia di minacce ed aggressioni priiste
LA COMUNITÀ DIFENDE IL PROPRIO DIRITTO DI COSTRUIRE IL CARACOL DI ROBERTO BARRIOS

Hermann Bellinghausen

"Vogliamo che ci lascino cercare il modo per risolvere i problemi. Se il governo non ci riconosce, allora cercheremo un'altra strada. Costruiremo quello che vogliamo in quanto indigeni ed applicheremo gli accordi di San Andrés in ogni municipio autonomo. Non stiamo sfidando alla guerra il governo, semplicemente ci stiamo organizzando come popoli. Perché allora il governo mette soldati e macchine da guerra nelle nostre comunità? Questo significa che il governo non vuol capire".

Con queste parole le autorità autonome della comunità di Roberto Barrios hanno ribadito le denunce di domenica scorsa sulle minacce di aggressioni da parte di priisti, istigati dal presidente municipale di Palenque (Alfredo Cruz Guzmán), per il presunto sgombero degli zapatisti. Hanno anche denunciato la persecuzione militare e che i veicoli ufficiali del programma Piso firme sono utilizzati per trasportare presunti paramilitari.

Di fronte alle accuse lanciate dal Caracol di Roberto Barrios lo scorso fine settimana, è giunta sul posto una delegazione di osservazione civile composta da membri della Rete dei Difensori Comunitari per i Diritti Umani, Promedios, Estación Libre, Indymedia Chiapas e Sadec,che hanno visto la costruzione della casa della Giunta del Buon Governo cui partecipano circa 30 persone, basi d'appoggio zapatiste.

"Nonostante la tensione, il lavoro di costruzione del nuovo locale del Caracol è proseguito, mentre le aggressioni verbali così come le vessazioni dei giorni precedenti sono cessate, e le autorità attribuiscono questo alla rapida diffusione e risposta delle denunce", ha comunicato la delegazione al suo ritorno.

Il gruppo ha incontrato una commissione di autorità zapatiste della comunità e della zona i quali ritengono che le aggressioni denunciate sono state la risposta alla recente creazione delle Giunte del Buon Governo dei municipi autonomi.

Relativamente al centro turistico progettato sulle cascate della comunità, gli autonomi assicurano che il primo di settembre "inizierà a funzionare tutto il macchinario e questo è grave perché noi non abbiamo bisogno di un'altra strada". Nei giorni scorsi il sindaco di Palenque aveva organizzato una festa di inaugurazione della presunta strada, "per far credere che qui non c'è nessuna resistenza".

"Proprio in quel momento i compagni si sono resi conto che alla cascata sul rio Bascán era stata fatta una breccia. Noi abbiamo detto che non si può fare questo perché non ne vediamo l'utilità. Il governo ha detto 'questo fa parte del programma Piso firme e Insumos'. Per i compagni questo non è niente di nuovo. Siccome siamo in resistenza non riceviamo niente".

Dopo il ritorno delle autorità dalle cerimonie di Oventic, l'11 di agosto, "la situazione è cambiata; i priisti hanno messo gente sul fiume che impediva il passaggio. Alcuni camion regolari sono incappati nella breccia senza nessun rispetto per i lavoratori". Gli autonomi hanno deciso di collocare un dosso "per diminuire la velocità ed impedire che accadano incidenti". Ma, poi "i priisti sono arrivati con machete e bastoni su un grande camion che trasportava materiale da costruzione del Piso firme. Hanno distrutto il dosso ed insultato i compagni e hanno gridato loro di tornarsene alle proprie comunità. I compagni non hanno risposto per evitare provocazioni".

In relazione agli spari contro le case in cui alloggiano i costruttori del Caracol, a detta delle autorità autonome, "non sembra essere stato grave, però i compagni sono già stati attaccati. Ci sono stati crimini, hanno ucciso dei compagni e si ammazzano anche tra di loro".

Avvertono: "Che sia chiaro che non si permetterà di fare niente sulle cascate. Sono affari di cui non beneficia la comunità". Adesso, siccome il fiume "divide" le comunità di Puyipá e Roberto Barrios, "il piano del governo è che se Roberto Barrios non accetta il progetto turistico, allora che si usi l'altra metà del fiume. Su una sponda i turisti faranno il bagno e sull'altra sponda non si avvicinerà nessuno. Il fiume non può essere diviso in questo modo, è assurdo! La stessa cosa accade sui Montes Azules o in altri posti in cui esistono luoghi adatti al turismo. Il piano riguarda il fiume, non tanto la strada. Stiamo quasi litigando per un dosso o qualcosa del genere mentre loro stanno adocchiando la cascata".


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo)



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