CHIAPAS: LA TREDICESIMA STELE

Quarta Parte: Un Piano

Da diversi anni le comunità indigene zapatiste sono impegnate nel processo di costruzione dell'autonomia. Per noi l'autonomia non è né frammentazione del paese né separatismo, ma l'esercizio del diritto a governare e governarci, come stabilisce l'articolo 39 della Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani.

Dagli inizi della nostra sollevazione ed ancora molto prima, noi indigeni zapatisti abbiamo insistito sul fatto che siamo messicani... ma che siamo anche indigeni. Questo vuol dire che rivendiamo un posto nella Nazione Messicana, ma senza smettere di essere quello che siamo.

Il presunto progetto zapatista di una" Nazione Maya" esiste solo nelle carte di alcuni dei militari più stupidi dell'Esercito Federale Messicano che, sapendo che la guerra che stanno facendo contro di noi è illegittima, usano questa misera scusa per convincere le loro truppe che, attaccandoci, difendono il Messico. Tuttavia, l'alto comando militare ed i suoi servizi segreti sanno che l'EZLN non aspira a separarsi dal Messico ma, come dice la sua denominazione, pretende la "liberazione nazionale".

Il progetto separatista del sudest messicano invece esiste davvero nell'applicazione della dottrina neoliberista sulle nostre terre ed è guidato dal governo federale. Il finora malriuscito Piano Puebla Panama non è altro che il piano di frammentare il paese, assegnando al sudest messicano la funzione di “riserva di caccia" del denaro mondiale.

Nel progetto di frammentazione del governo (questa è la vera agenda dei partiti politici e dei tre poteri dell'Unione, non quella che si pubblica sulla stampa), il Messico verrebbe diviso in tre: il nord, con i suoi stati incorporati nella logica produttiva e commerciale degli Stati Uniti; il centro, come fornitore di consumatori a medio e alto potere d'acquisto; ed il sud-sudest, come terra di conquista per l'appropriazione di risorse naturali che, nella distruzione globalizzata, sono sempre più importanti: acqua, aria e terra (legno, petrolio, uranio... e persone).

Per essere schematici e laconici, il piano consisterebbe nel fare: del nord una grande maquila [zona di maquiladoras: officine di assemblaggio componenti a bassa professionalità e bassissimo costo della mano d’opera]; del centro un gigantesco “centro commerciale” e del sud-sudest una grande fattoria.

Ma una cosa sono i piani sulla carta ed un altra la realtà. La voracità del grande denaro, la corruzione della classe politica, l'inefficienza dell'amministrazione pubblica e la crescente resistenza di gruppi, collettivi e comunità, hanno ostacolato l’introduzione del piano e han fatto sì che, dove è stato introdotto, abbia dimostrato la solidità di una scenografia di cartone fissata con gli spilli.

Adesso che, per il potere, sembrano diventati di moda i “suicidi”, potremmo dire che non c'è concetto migliore per definire il piano di politici ed impresari per il nostro paese: è un suicidio.

La globalizzazione del denaro ha bisogno della distruzione dello Stato Nazionale. Quest’ultimo, per molto tempo, è stato (tra l'altro) la trincea nella quale i capitali locali si sono rifugiati per sussistere e crescere. Ma di quella trincea rimangono solo più delle macerie.

Nelle campagne i piccoli e medi produttori hanno continuato a soccombere di fronte alle grandi industrie agricole. Presto li seguiranno i grandi produttori nazionali. In città, i “centri commerciali” non cancellano soltanto il piccolo e medio commercio, ma si “divorano” pure le grandi aziende commerciali nazionali. Per non parlare dell'industria nazionale che sta già emettendo i suoi ultimi rantoli.

Di fronte a questo, la strategia del denaro nazionale è stata ingenua, per non dire stupida. Ha distribuito denaro a tutto lo spettro dei partiti politici assicurandosi così (almeno è quello che credono) che non importa che colore governi, perché lo farà sempre al servizio del colore del denaro. Così i grandi impresari messicani finanziano contemporaneamente il PRI, il PAN, il PRD o qualunque partito politico che abbia qualche possibilità all’interno del carrozzone governativo e parlamentare.

Nelle loro riunioni (come ai tempi della mafia in Nordamerica, i matrimoni normalmente erano un pretesto per i grandi signori per stringere accordi ed appianare conflitti), i signori messicani del denaro si congratulano a vicenda: hanno in pugno tutta la classe politica nazionale.

Ma mi dispiace dare loro una brutta notizia: come ha dimostrato lo scandalo insabbiato degli Amici di Fox, il denaro forte arriva da un'altra parte. Se quello che paga comanda, quello che paga di più, comanda di più. Quindi, i politici promuoveranno leggi a seconda dell’importo dell’assegno che riceveranno. Presto o tardi, i grandi capitali stranieri si approprieranno di tutto, incominciando a far fallire ed assorbire anche quelli che hanno dii più. E tutto questo con la protezione di leggi ad hoc. I politici sono, ormai da tempo, docili impiegati... di chi paga di più. Male fanno gli impresari nazionali a pensare che il denaro straniero si accontenterà dell'industria elettrica e del petrolio. Il nuovo potere nel mondo vuole tutto. Del denaro nazionale rimarrà solo la nostalgia e, se hanno fortuna, qualche ruolo secondario ai tavoli dirigenziali.

L'agonizzante capitale nazionale, nella sua storica cecità, guarda con terrore qualsiasi forma di organizzazione sociale. Le case dei messicani ricchi si proteggono con complicati sistemi di sicurezza. Temono che dal basso arrivi la mano che strappi loro quello che hanno. Facendo uso del loro diritto alla schizofrenia, i messicani ricchi non denunciano solo l'origine reale del loro benessere, rivelano anche la loro vista corta. Certo, saranno derubati però non dall’improbabile furia popolare, ma da un’avidità più grande della loro: quella di chi è ricco dove c’è la ricchezza. La disgrazia non arriverà con l’assalto alle grandi dimore di buon mattino, ma entrerà dalla porta principale ed in orario d’ufficio. Il ladro non ha le sembianze del diseredato, ma quelle del prosperoso banchiere.

Chi deruberà di tutto gli Slim, gli Zambrano, i Los Romo, i Salinas Pliego, gli Azcárraga, i Salinas de Gortari e gli altri cognomi del ristretto universo dei messicani ricchi, non parla tzeltal, tzotzil, chol o tojolabal, né ha la pelle scura. E non parla nemmeno spagnolo. Parla inglese, ha la pelle di colore verde dollaro, ha studiato in università straniere ed è un ladro dai modi raffinati.

Per questo motivo a loro non serviranno né eserciti e né poliziotti. Questi ultimi si preparano invece a combattere contro forze ribelli, ma il loro maggiore nemico, quello che annichilirà tutto, professa la loro stessa ideologia: il capitalismo selvaggio.

Da parte sua, la classe politica tradizionale ha già iniziato a venir scalzata. Se lo Stato è visto come un'impresa, è meglio che lo gestiscano dei gerenti e non dei politici. E nella neo impresa stato-nazionale.com l'arte della politica non serve più.

I politici da tempo se ne sono resi conto di questo e cercano di imboscarsi nelle loro rispettive trincee regionali o locali. Ma l'uragano neoliberale arriverà a scovarli anche lì.

Nel frattempo, il capitale nazionale continuerà le sue grandi abbuffate. E non si renderà affatto conto che uno dei suoi commensali sarà il suo becchino.

Per questo sperano invato coloro che aspirano affinché la difesa dello Stato Nazionale venga dagli impresari nazionali, dai politici o dalle “istituzioni della Repubblica”. Gli uni e gli altri sono inebriati dall'ologramma del potere nazionale e non si rendono conto che presto saranno cacciati dalla dimora che ancora possiedono.

Noi zapatisti in alcune occasioni abbiamo fatto riferimento al cosiddetto Piano Puebla Panamá come qualcosa di già estinto. Questo per varie ragioni:

Una è che quel piano è già minato in partenza ed il solo tentativo di introdurlo non farà altro che acutizzare le rivolte sociali.

Un'altra è che il piano pretende che accettiamo che nel nord e nel centro del paese le cose siano già decise e che nessuno si opponga. Questo è falso. Le strade della resistenza e della ribellione attraversano tutto il territorio nazionale ed affiorano anche laddove la modernità sembra aver trionfato totalmente.

Un’altra ancora, è che, almeno nelle montagne del sudest messicano, non si permetterà per nessun motivo la sua introduzione.

Noi non abbiamo niente in contrario a che Derbez e Taylor continuino ad imbrogliare gli impresari col citato piano e che diversi funzionari riscuotano uno stipendio per lavorare su un cadavere. Noi abbiamo avvisato ed ognuno creda in ciò che vuole.

Il principale piano del governo non è il Piano Puebla Panama. Questo serve solo per intrattenere una parte della burocrazia statale e perché gli impresari nazionali comunichino che, ora sì, il governo farà qualcosa per migliorare l'economia.

Il principale piano della coppia presidenziale, invece, consiste in qualcosa di completamente diverso dal Piano Puebla Panama: è quello di smantellare tutte le già deboli difese dell'economia nazionale, di consegnarsi totalmente al disordine globalizzato e di attenuare un po', con sermoni ed elemosine, il brutale impatto di una guerra mondiale che ha già devastato diverse nazioni.

Se per Carlos Salinas de Gortari il progetto ultra-sessennale era stato il Pronasol (si ricordi che si stava perfino formando il “partito solidarietà”), per il foxismo è la fondazione Vamos México diretta da Martha Sahagún in Fox. Il Pronasol non era altro che un'elemosina istituzionalizzata. Vamos México, in più puzza di marcio.

I piani del governo normalmente sono complicati e ridondanti, ma in tanta tiritera l'unica cosa che nasconde è l'alto stipendio dei suoi funzionari. Questi piani servono solo per avere uffici, emettere comunicati stampa e dare l'impressione che si sta facendo qualcosa per la gente.

Quelli che comandano comandando, dimenticano che la virtù di un buon piano è che deve essere semplice e comprensibile. Quindi, di fronte al Piano Puebla Panama in particolare, e in generale contro ogni piano globale di frammentazione della Nazione Messicana, l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale lancia il... Piano La Realidad-Tijuana (RealiTi, la sua sigla).

Il Piano consiste nel collegare tutte le resistenze nel nostro paese e, con loro, ricostruire dal basso la nazione messicana. In tutti gli stati della Federazione esistono uomini, donne, bambini ed anziani che non si arrendono e che, benché non siano famosi, lottano per la democrazia, la libertà e la giustizia. Il nostro piano consiste nel parlare con loro ed ascoltarli.

Il Piano La Realidad-Tijuana non ha nessun finanziamento, né funzionari, né uffici. Conta solo sulla gente che, nelle proprie realtà, con i suoi tempi e a modo suo, resiste contro il saccheggio e ricorda che la patria non è un'impresa con succursali, ma è una storia comune. E la storia non è qualcosa che è solo passato. È anche, e soprattutto, futuro.

Come nel Corrido del Caballo Blanco, ma nelle ombre-luci e partendo una domenica da La Realidad (e non da Guadalajara), la parola e l’ascolto zapatista attraverserà tutto il territorio nazionale, da Cancun e Tapachula, fino a Matamoros e La Paz, arriverà a Tijuana alla luce del giorno, passerà per Rosario e non si fermerà fino a vedere Ensenada.

E non solo. Dato che la nostra modesta aspirazione è contribuire in qualcosa alla costruzione di un mondo dove ci stiano molti mondi, abbiamo anche un piano per i cinque continenti.

Per il nord del continente americano abbiamo il Piano Morelia-Polo Nord. Che comprende gli Stati Uniti ed il Canada.

Per il Centroamerica, i Caraibi e il Sudamerica, abbiamo il Piano La Garrucha-Tierra de Fuego.

Per Europa e Africa abbiamo il Piano Oventik-Mosca (camminando verso oriente, passa per Cancún il settembre prossimo).

Per Asia e Oceania abbiamo il Piano Roberto Barrios-Nueva Delhi (camminando verso occidente).

Per i cinque continenti il piano è lo stesso: lottare contro il neoliberismo e per l’umanità.

Abbiamo anche un piano per le galassie, ma ancora non sappiamo che nome mettergli (“La Terra-Alpha Centauro"?). Il nostro piano intergalattico è semplice come i precedenti e consiste, grosso modo, nel fatto che non sia una vergogna chiamarsi “essere umano”.

Bisogna aggiungere che i nostri piani hanno diversi vantaggi: non sono onerosi, non hanno nessun direttore e si realizzano senza tagli di nastri, senza cerimonie noiose, senza statue e senza che il gruppo musicale reprima la sua voglia di suonare, ora al ritmo di cumbia e mentre il responsabile dà il volo al nastro, che dice “ya se mira el horizonte…

Dalle Montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Marcos

Luglio 2003

Chiapas, Messico, continente americano, pianeta Terra, Sistema Solare, galassia... galassia... come si chiama la nostra galassia?

P.S. Parlando di piani perversi, questo 25 Luglio si compiono 9 anni dall'attentato contro la carovana dell’allora candidato a governatore del Chiapas, Amato Avendaño Figueroa, in cui persero la vita gli attivisti Agustín Rubio, Ernesto Fonseca e Rigoberto Mauricio. Non è ancora stata fatta giustizia. Non so voi, ma noi non dimentichiamo.


(traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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