La Jornada 27 maggio 2003

PROFUGHI DEI MONTES AZULES ALLA RICERCA DI TERRA DI FRONTE ALLE INADEMPIENZE DEL PROFEPA

Affermano di essere stati ingannati: né podere né denaro

ELIO HENRIQUEZ - CORRISPONDENTE

San Cristobal de Las Casas, 26 maggio - "Pentiti" di aver abbandonato volontariamente la riserva della biosfera dei Montes Azules cinque mesi fa, con la promessa della Procura Federale per la Protezione dell'Ambiente (Profepa) che avrebbero ricevuto altre terre, 27 indigeni choles hanno deciso di spostarsi per proprio conto nel municipio di Marqués de Comillas perché non sono più disposti a soggiornare in alberghi.

Nel rendere nota la decisione questo lunedì, Domingo Pérez Gómez, rappresentante delle quattro famiglie, ha affermato che la Profepa "li ha ingannati" perché fino a tutt'oggi non ha dato loro né terre e né indennizzo.

Poco dopo aver informato la stampa di quanto concordato la scorsa settimana, le quattro famiglie - alloggiate presso l'Istituto di Sviluppo Umano nella città di Comitán - hanno caricato le loro poche cose su una camionetta mentre gli uomini, le donne ed i bambini salivano su un camion che li avrebbe portati nel municipio di Marqués de Comillas dove pensano di chiedere asilo ad amici e poi di cercare lavoro e terra da coltivare.

Gli indigeni choles avevano lasciato il villaggio di Lucio Cabañas - prima chiamato Arroyo San Pablo - ubicato nella riserva dei Montes Azules, lo scorso 19 dicembre dopo aver discusso con il titolare della Profepa, José Ignacio Campillo García, il quale aveva promesso che sarebbe stata loro assegnata della terra e sarebbero state ritirate alcune denunce penali nei loro confronti per disastro ecologico. Loro avevano accettato di andarsene in cambio di 20 ettari di terra fertile per ogni famiglia.

Il 20 dicembre, mentre soggiornavano provvisoriamente a Comitán, i choles - originari del municipio del nord di Tila - avevano ricevuto la promessa di Campillo García del loro ricollocamento in un podere nel municipio di Palenque.

A causa del ritardo nell'acquisizione dei terreni, l'ente federale li aveva alloggiati temporaneamente in un centro sperimentale situato nel municipio di Amatenango del Valle affinché fossero compresi nel programma di impiego temporaneo, ma gli abitanti del luogo si erano opposti ed i choles erano dovuti ritornare a Comitán.

Pérez Gómez ha raccontato che di ritorno in questa città - a marzo di quest'anno - Campillo García aveva assicurato loro che entro tre settimane avrebbero consegnato le terre di Palenque. Si è arrivati al 9 aprile senza ancora nulla di fatto.

Il 21 aprile, secondo il rappresentante delle quattro famiglie, veniva loro comunicata la nuova data del 6 maggio. Il giorno stesso è arrivato nell'albergo il sottosegretario in Chiapas dell'ente governativo, Hipólito Náfate Nucamendi, per scusarsi del "ritardo" ma che "non era stata possibile la trattativa con il proprietario del podere" di Palenque.

Pérez Gómez ha aggiunto che il funzionario si è ripresentato lo scorso fine settimana per dire loro che la Profepa "non ha denaro per comperare loro la terra" e che ha un bilancio di soli 150 mila pesos. "Se le cose stanno così, noi andremo a vivere dove ci pare, gli ho detto" ha puntualizzato l'indigeno.

Infine, ha dichiarato che fino ad oggi non hanno ancora pensato di ritornare sui Montes Azules, sebbene Marqués de Comillas, dove pensando di andare, si trovi relativamente vicina alla riserva.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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