ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

MESSICO

Calendario della Resistenza


DICEMBRE: DISTRETTO FEDERALE, LA DODICESIMA STELE

(Primo Quadro: la città tra illusione e realtà)

È di nuovo l'alba quando la mano e lo sguardo toccano il calendario. In alto si legge "Dicembre" e sotto "Messico Distretto Federale".

Non senza sforzo, nuvola e pietra risalgono dalla terra di Zapata fino ai confini del Distretto Federale. Li accoglie il freddo dell'alba quando giungono a Malacachtepec Momozco, come gli antichi chiamavano Milpa Alta. La resistenza ribelle degli abitanti di queste terre ha fatto sì che, nel 1529, la Corte Reale riconoscesse loro le proprietà comunali ed il diritto di eleggere i propri governanti. La storia delle lotte si protrae fino al 1914, quando gli zapatisti ratificarono il Plan de Ayala nella caserma di Oztotepec, e continua ancora oggi. Ambite dai potenti, queste terre sono state difese dagli abitanti per tutto il XX° secolo. Ora, l'alba del XXI° secolo illumina gli abitanti di Milpa Alta come 500 anni fa: resistendo.

Organizzati nella Rappresentanza dei Beni Comunali di Milpa Alta e Popoli Annessi, gli abitanti di questa zona hanno formato il Fronte Contro l'Imposizione ed il Saccheggio delle Terre. Dalla mano e dalla parola del rappresentante comunale di oltre 80 anni, don Julián, arriva la saggezza degli antenati che innalzano due bandiere: resistenza e ribellione. In questo modo, gli abitanti di Milpa Alta ripetono la storia di resistenza alla corona spagnola e ricordano, senza nominarlo, Ramiro Taboada, recentemente scomparso, e l'Alleanza dei Popoli di Anáhuac.

Il saccheggio delle terra è qualcosa che unisce Milpa Alta a buona parte della periferia di Città del Messico. Qui e su tutto il fianco a ponente della città, si risente della voracità di coloro che sono il Potere. Il governo della città continua a soprapporsi ai comitati di quartiere (urbani) e alle strutture comunali (contadini indigeni). L'estraneo alla comunità è sempre straniero, anche se il suo certificato di nascita dice il contrario.

Seguendo la sierra di Chichinautzin ed il tratto di strada che colpisce e divide i villaggi di San Mateo Tlaltenango, Santa Rosa Xochiac, San Bartolo Ameyalco, San Nicolás Totolapan, Ajusco e Contreras, per unire il Collegio Militare con Cuajimalpa, la pietra arriva qua. Cuauximalpan o Cuajimalpa, ospita il cosiddetto Deserto dei Leoni e il Bosco di Cedri. Questo bosco ha un'estensione di 331 mila 443 metri quadri ed è stato comperato nel 1982 da Emilio Azcárraga Milmo, Guillermo Cañedo de la Bárcena e Guillermo Barroso Chávez, tra gli altri, per 16 milioni e mezzo di pesos. Nonostante la legge proibisca l'edificazione a scopo di lucro, quelli che sono governo la stravolgono per favorire gli impresari.

Nei piani del denaro, il ponente del Distretto Federale sarà la sede di un sogno: vivere in una città nordamericana. Il suo nome? Santa Fé. Quindi, le zone attigue a questa metropoli del futuro valgono oro… Beh, dollari piuttosto, perché a Cuajimalpa i terreni non si vendono a pesos, ma in dollari. La nuvola si ferma davanti ad un cartello che annuncia la vendita di un appartamento a prezzo da beffa: solo 400 mila dollari.

La strategia di saccheggio circonda il Distretto Federale. É la logica del denaro che sta distruggendo e ricostruendo qui intorno, come in una guerra. Cuajimalpa, Huixquilucan, La Marquesa, Toluca, Atizapán, San Salvador Atenco. Vi dicono qualcosa questi nomi? Hanno come comune denominatore la guerra del capitale per conquistare questi territori, ma anche la resistenza e la ribellione di coloro che si oppongono alla distruzione.

A nord, nel quartiere Progreso, progetti di urbanizzazione ed assi stradali espellono gli abitanti. Ad Azcapotzalco, la delegata chiamata Saldaña ed appartenente al PAN (che, senza scomporsi, dichiara che "trattare con la gentaglia le provoca l'emicrania") sacrifica opere sociali per guadagnare consensi in campagna elettorale e fa del nepotismo il suo programma di governo. Dimostrando di poter emulare i priisti, la delegata condiziona la regolarizzazione del commercio informale all'iscrizione del Partito d'Azione Nazionale. Inoltre, tutta la delegazione sta per essere risistemata affinché le industrie (e non gli abitanti) possano avere tutte le facilitazioni. L'antico comparto della Ferriera diventerà un parco industriale per maquiladoras; la viabilità si rimodella per favorire gli impianti industriali; la società Metrogas minaccia di morte gli abitanti del quartiere Nueva Santa Marta che esprimevano dubbi sulla sicurezza e sull'efficienza del servizio che si pretende di imporre; gli ejidatari di San Juan Tlihuaca resistono al furto delle loro terre; nella Unidad Cuitláhuac e nella Unidad Pantaco, gli ex ferrovieri si organizzano per evitare lo sgombero.

La nuvola vola più in alto per vedere meglio Città del Messico, ora chiamata "la città della speranza". Sì, ma la speranza di Andrés Manuel López Obrador, la speranza di diventare Presidente della Repubblica nel 2006.

Anche se mancano ancora tre anni alle elezioni presidenziali, la campagna elettorale per il 2006 è iniziata il giorno in cui Jorge Castañeda G. ha lasciato la Segreteria delle Relazioni Estere per passare "alla società civile". Il signor Castañeda ha scommesso sul consenso del governo statunitense alla sua candidatura. La "prova d'amore" è stata la virata radicale in politica estera, in particolare riguardo a Cuba. Dopo "l'affare Monterrey", i gringos si sono mostrati più che soddisfatti ed a Castañeda è stato raccomandato di uscire dal gabinetto per evitare un ulteriore logoramento. Dall'esterno può ripercorrere il cammino di Fox: arrivare a Los Pinos senza un partito politico, ma con amici come Elba Esther Gordillo e, of course, il signor Garza, ambasciatore degli Stati Uniti in Messico.

Quasi parallelamente ha stracciato Marta Sahagún in Fox, che ora si trova in una situazione combattuta… tra la sua ambizione e la sua scempiaggine, entrambe fanno parte della scaltrezza messicana e, certamente, faranno leggenda. Sia quel che sia, la signora Sahagún ha già, oltre al cattivo gusto nell'abbigliamento, un programma di governo: trasformare 80 milioni di messicani in mendicanti riconoscenti.

Sta facendo i conti anche La Coyota, Diego Fernández de Cevallos. Da i tempi in cui Salinas de Gortari viveva a Los Pinos, La Coyota sta facendo i suoi conti se renda di più stare al Potere o dietro al Potere. Nel frattempo, con la stessa indecisione con cui affronta ogni mattina il suo guardaroba, lo "psicopatico messicano" Santiago Creel, sfoglia una margherita che nessuno gli ha offerto.

Molto lontano, ed ancora sulla linea di partenza, si trovano: Pablo Salazar M., in Chiapas; Miguel Alemán Velasco a Veracruz (che, carente di lumi, pensò che mettere "Valdés" in gioco era un errore, mentre, in realtà era una delicatezza - perché era meglio nominare il padre e non la madre -): Murat in Oaxaca e Monreal in Zacatecas.

Madrazo Pintado? Si sa solo che è presidente di un partito che non esiste più (almeno non come prima, e per questo nei suoi discorsi ricorre continuamente la nostalgia) ed inoltre non ha tempo di occuparsi della sua concorrenza, perché deve controllare le moine sfacciate che la sua segretaria generale prodiga alla prima donna.

Come? Vi pare che "la mandria sia fiacca?" Non sorprendetevi. La grande lezione del processo elettorale del 1994 (quando Zedillo vinse la Presidenza) è che qualsiasi imbecille può essere titolare dell'Esecutivo federale.

A differenza di tutti i suoi concorrenti attuali, López Obrador ha nelle sue mani il futuro di un movimento sociale. Conoscitore di come nascono questi movimenti, da che cosa sono sostenuti e a che aspirano i loro dirigenti, López Obrador conosce anche bene i meccanismi per cooptarli e controllarli.

Uomo molto abile e pragmatico, López Obrador ha concepito (come a suo tempo Cárdenas Solórzano) il comando del Governo del Distretto Federale, come il trampolino di lancio per la poltrona presidenziale. Ma c'è una differenza fondamentale rispetto a Cárdenas: López Obrador governa e, governando costruisce alleanze ed accordi, coopta o distrugge critiche ed opposizioni, coltiva relazioni, blandisce pensieri che potrebbero metterlo in discussione e, soprattutto, si fa meriti per convincere il grande elettore: il potere del denaro.

Al governo di Città del Messico, López Obrador sta dimostrando che una delle arti della politica moderna, l'arte della simulazione, può ancora essere efficace. Soprattutto se si hanno complici così efficienti come i suoi rivali: Fox ed il PAN. Se nessuno si ricorda la fallimentare proposta elettorale di López Obrador ("per il bene di tutti, per primi i poveri"), è perché le bugie di Fox non lasciano spazio a nient'altro.

Vecchia volpe, López Obrador contempla a distanza la carneficina all'interno del PRD. Sa che un partito politico debole è un partito che non può essere esigente. E non solo, protetti dall'immagine di López Obrador, i candidati perredisti hanno più dare che avere nei conti futuri.

Ed il PAN? Solo il PRI lo eguaglia per la capacità zero di mobilitazione e resistenza. Incapace di opporsi anche dal basso (i capi panisti delle delegazioni si sono accorti solo adesso che non possono fare "cacerolismo" di massa, perché le loro "basi" usano forni a microonde), il PAN ha rincorso gli scandali sui giornali (che hanno dato buoni risultati con Rosario Robles, quando successe a Cárdenas al governo del Distretto Federale). Eppure, bravo ad imparare da qualsiasi parte - compreso dai suoi critici ed oppositori - López Obrador ha resistito agli urti mediatici e dosa le sue parole ed i suoi silenzi.

Inoltre, ha scoperto qualcosa che è sfuggito a tutti gli "analisti politici", cioè, che le campagne denigratorie sui mezzi di comunicazione, raggiungono un punto massimo oltrepassato il quale diventano, senza volerlo, campagne di promozione involontarie.

Mentre i suoi detrattori concentravano gli sforzi sulla stampa, López Obrador ha messo mano all'antica impalcatura corporativa del PRI nel Distretto Federale, e l'ha "riorientata" con un valore aggiunto: l'inglobamento del Movimento Urbano Popolare, che in qualche momento ha fatto tremare i signori del denaro e che oggi, docilmente, fa la coda per una candidatura che, basta vederlo, non arriverà.

In paziente attesa, la sede del Potere del Denaro ha una bilancia romana. Su uno dei piatti c'è la Presidenza del Messico. L'altro è vuoto. Chi vuole comperare il posto all'Esecutivo Federale deve mettere sul piatto vuoto qualcosa di uguale peso o superiore.

Se Jorge Castañeda G. ha messo sul piatto della bilancia la solidarietà con Cuba e tutta la politica estera messicana, Marta Sahagún in Fox la forza del clero reazionario e La Coyota Fernández de Cevallos il potere del narcotraffico, López Obrador ha messo sul piatto la città più grande del mondo.

Il potere che realmente ha valore nella politica moderna, il potere del denaro, non ha ancora deciso. Non perché abbia dei dubbi. Ma perché sta ancora facendo i conti...

La nuvola prosegue il suo volo. Là sotto si vede il quartiere Guerrero. Qui, il 3 agosto del 1911, nacque il maestro Manuel Esperón, che non solo ha scritto la canzone "No volveré", ma ha composto molte delle migliori canzoni di Pedro Infante (e Jorge Negrete), tra cui Amorcito corazón, che ancora oggi si fischietta nelle carpenterie di Città del Messico. Con Enrique Granados, Ernesto Cortázar e Octavio Paz, il maestro Manuel Esperón nel 1943 compose la musica di un film prodotto dalla Aguila Films e Oscar Dancigers, diretto da Jaime Salvador e con Jorge Negrete, María Elena Márquez, Julio Villarreal, Federico Piñeiro, Miguel Angel Freís e Felipe Montoya come attori principali. Il titolo? Il ribelle.

Con questo titolo e saldato un debito d'onore, nuvola e pietra risalgono per raggiungere altre parti di Città del Messico.
Questa città offre un'illusione. Sembra abitata solo da fastidiose automobili, centri commerciali asettici, notiziari che si dibattono tra la menzogna e lo scandalo facile (anche se alcuni lo sintetizzano), programmi televisivi che premiano il ridicolo in orari di punta e rumorosi convogli pieni di guardie del corpo che trasportano funzionari o magnati che non vanno da nessuna parte, ma si muovono perché è necessario ricordare alla città che loro esistono.

Città del Messico. Una moltitudine di città in transito per altre città (a tratti uguali e sempre estranee). Una città che ha perso la sua capacità di indignazione davanti al cinismo ed alla corruzione. Una città che, senza dubbio, l'alba scopre sempre nuda. Una città che tutti hanno voluto domare, addomesticare, uccidere. Ma che continua ribelle, indomita, imprescindibile. Perché questa città ha il pregio di avere il sonno leggero. Si sveglia subito se la disgrazia propria o altrui, turba i giorni e le notti che le illusioni nascondono.

Ma adesso, a quest'ora dell'alba, sembra vuota…

Dove sono quelli che la fanno funzionare? Dove sono quelli che la nutrono, le danno luce, colore, ritmo, vita?

Dove sono i fratelli e le sorelle che, generosi e senza condizioni, hanno rivolto il cuore e lo sguardo a chi, come loro, sono del colore della terra? Dove sono quelli che nello Zócalo del marzo 2001 ascoltavano le parole che dicevano "Non permettete che torni ad albeggiare senza che questa bandiera abbia un posto per noi che siamo del colore della terra"?

Dov'è rimasta la città ribelle e solidale? Dove sono i movimenti sociali che racchiudevano e proteggevano le resistenze e le ribellioni sorte in tutte le parti del Messico del basso?

Dov'è la gente umile che, pur avendo poco, dà tutto a chi ne ha bisogno?

La nuvola cerca, e cerca la pietra. Cercando e cercando, trovano. Disperse e frammentate, non perché sia il loro destino, ma perché così sono nate, la ribellione e la resistenza albergano in coloro che, stando in basso, non contano niente per quelli che stanno in alto.

É difficile orientarsi, ma guardando sopra e sotto, pietra e nuvola imparano a distinguere tra le luci ed i meri riflessi che regala una pozza di acqua sporca.

Quella luce ancora pallida, per esempio, si sforza di costruire un'alternativa culturale che, per definizione, è critica e costruisce le sue domande con ingegno ed immaginazione. E sono molti i suoi colori. Dall'arcobaleno che, a volte con l'Abito, rivendica non solo la libera preferenza sessuale, ma anche il diritto di essere senza maschere né guardaroba; fino a quelli che uniscono il Machete e l'Arte per dare voce e ascolto agli emarginati; passando per i gruppi e gli spazi culturali che, fuori dai circuiti ufficiali, esercitano il vecchio e dimenticato diritto di imparare e d'insegnare divertendo e convivendo, come quando Alice ci contempla attraverso uno specchio.

É già notte nella città.

Una voce anonima declama ad un angolo: "All'inizio fu la parola e la parola si fece verbo e, per meglio andare nel mondo, il verbo si fece… rock and roll" ed allora, in mancanza di chitarra, l'attore senza maestro né pubblico stringe la gomma da masticare fra i denti e si distingue perfettamente quella che fa "Papa was a rolling stone". E, contorcendosi con un ritmo da table-dance, "like a rolling stone", nuvola e pietra continuano a cercare e trovano più luce.

Là, sfuggendo continuamente da schemi e presupposti, i giovani fanno del loro abbigliamento, dei loro balli e del loro parlare, in una performance continua che ripete la ribellione. Qui ci sono i dark, le bande, i punk, gli skin, i metallari, gli skate, i tecno, i rocchettari, i molti nomi con cui i giovani si vestono. E così difendono un'identità che viene loro sottratta da una società che criminalizza l'età, più che l'abito o il taglio dei capelli.

E parlando di giovani e di ribellione, là ci sono le luci della UNAM, della UAM, della ENAH, del Poli, della UPN. Sono là doloranti e ferite. Dimenticate sì, ma non sconfitte. Appena un "aspettami dai.. mitico!… solo arance marce… andiamo a prender aria.. se basta la lira prendiamo un panino e una bibita… andiamo compagni … chiedo la parola e il tavolo, solo per rompere, me la dà, ma nessuna mozione ed è incredibile ma tutti sembrano ascoltare ed allora un giovane senza spirito ribelle è, come dire? … mmh… come un ballo senza musica?… un panino senza prosciutto…. un tavolo senza assemblea?… un aquilone senza vento?… una manifestazione senza bandiere?… o meglio ancora, come un libro senza nessuno che lo legga, lo sottolinei, gli faccia il riassunto-e-critica-personale-al massimo-due-cartelle-con-sopra-il-suo-nome-e-numero-di-conto-e-adesso-andiamo-alla-pagina-69-perché-chiunque-ha-il-suo-modo-di…?"

I giovani, che per il sistema sono spazzatura riciclabile ad ogni elezione. I giovani che come credenziale di identificazione, hanno la sfiducia. I giovani, che rifiutano di comperare la vita con la falsa moneta del cinismo. I giovani, carne per presidio, retata, botte, violenze, disprezzo, umiliazione, menzogna, morte. I giovani irriverenti, irriducibili… invincibili finché non si dimenticano che un giovane senza spirito ribelle è… "come ti posso dire?"…

Si fa avanti il mattino e la città nuda comincia a vestirsi con gli abiti modesti delle bancarelle.

Tenaci nel costruirsi una vita onesta, nelle strade e nei mercati i piccoli commercianti devono resistere non solo alla polizia e agli ispettori, ma anche ai grandi centri commerciali che, sapendo che la merce dell'ambulante è di miglior qualità e prezzo, impiegano tutti i loro mezzi per eliminarli e spingerli all'indigenza o al crimine.

Qui si vede Viana che, ovvio, non vende più a buon prezzo. Più in là c'è Wal-Mart complice della signora Sahagún nell'ingannare i consumatori. Oltre che rubare sui prezzi e sulla qualità dei prodotti, Wal-Mart sottrae centavos a quelli che cadono nelle sue reti. La pubblicità dice che questi centavos (che diventano milioni sulla quantità di giorni e di clienti) sono per l'istruzione, in realtà sono per la Fondazione Vamos México, quella supersegreteria di Stato diretta da Marta Sahagún in Fox.

Tra i grandi centri commerciali e le botteghe all'angolo, gli spacci sono migliori e più convenienti (e molto più onesti).

Se la nuvola e la pietra hanno un ricordo della solidarietà nei confronti dello sconosciuto in disgrazia, questo è tra la gente più povera e perseguitata della città. Posteggiatori, tassisti, trasportatori, prostitute, cameriere, attivisti (nella libera lotta e nella vita), strilloni e pugili, mangiafuoco-pagliacci-pulitori di parabrezza, omosessuali, travestiti, transessuali, venditori di gelati, panini, hot dogs, bibite-una-alla-noce-per-favore-oggi-non-si-sa-domani-chi-lo sa-signore-e-signori-questa-è-l'unica-occasione-offro-questa-opportunità-10-penne-10-qualità-di-importazione-a solo-10 pesos-prossima fermata-stazione indios verdes…

Perché quando è il momento di aiutare, dà di più chi ha meno? Quando uragani, siccità e terremoti dipingono di miseria la terra degli umili di qualsiasi parte del Messico, ai punti di raccolta è la gente più povera che fa la coda per consegnare riso, fagioli, olio e sale che sicuramente mancano alla loro stessa tavola. Nel frattempo, con i Teleton dell'elemosina, i potenti spartiscono assegni con molti zero e nessuna dignità.

L'umile dà quello che ha, riflettono pietra e nuvola, ed il potente dà quello che gli avanza, che gli dà fastidio, l'usato, il vecchio, l'inservibile.

La pietra cammina. La nuvola vola. Quante città nasconde questa città! Quante di loro hanno la dignità che manca al potente!

E quante città dentro questa città tramano e festeggiano il crimine! Ma queste, le visiteremo domani. Sicuramente nascondono più di quello che mostrano…

(continua)

Dalle montagne del Sudest Messicano
Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, gennaio 2003


(traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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