PERFIL DE LA JORNADA 26 SETTEMBRE 2003
I caracoles zapatisti
Reti di resistenza e autonomia
(Saggio interpretativo)
Pablo González Casanova
UNA NUOVA FORMA DI PENSARE E DI FARE
Dei ricchi contributi forniti dal movimento zapatista alla costruzione di un'alternativa, il recente progetto dei caracoles dipana molte false discussioni di politici e intellettuali. Il progetto dei caracoles "apre nuove possibilità di resistenza e di autonomia dei popoli indigeni del Messico e del mondo, una resistenza che comprende tutti i settori sociali che lottano per la democrazia, la libertà e la giustizia per tutti", secondo le parole del comandante Javier.
In Spagna, qualcuno commenta: "Lo zapatismo è diventato uno strumento che può essere usato da tutte le ribellioni che solcano il mare della globalizzazione. Ci invita a concretizzare la costruzione comunitaria e autonoma con la pazienza e la tranquillità del caracol".
L'idea di creare organizzazioni che siano gli strumenti di obiettivi e valori da raggiungere e facciano in modo che l'autonomia ed il "comandare obbedendo" non rimangano nel mondo dei concetti astratti né delle parole incoerenti, è uno dei contributi più importanti dei caracoles. I loro creatori sono coscienti dei limiti e delle possibilità del progetto.
Il subcomandante Marcos riconosce con un misto di modestia ed entusiasmo che i caracoles costituiscono "una piccola parte di quel mondo a cui aspiriamo, fatto di molti mondi. Saranno - afferma - come porte per entrare nelle comunità e da cui le comunità escano; come finestre per guardarci dentro e perché guardiamo fuori; come altoparlanti per lanciare lontano la nostra parola e per ascoltare quella che arriva da lontano. Ma soprattutto per ricordarci che dobbiamo vegliare e stare attenti a ciò che succede nei mondi che popolano il mondo". Nelle sue parole ci sono i fatti.
Quando il governo non ha rispettato gli accordi di San Andrés ed ha rifiutato di riconoscere i diritti dei popoli indios, non rispettando i suoi impegni, gli zapatisti non hanno fatto appello alle armi. Si sono messi a costruire l'autonomia nei "territori ribelli", come informa il comunicato del 19 luglio 2003.
Le comunità zapatiste hanno deciso di costruire "municipi autonomi" (un obiettivo, sicuramente, che avevano "elaborato" fin dal principio della loro insurrezione). Le comunità hanno nominato le loro autorità locali ed i loro delegati per compiere il mandato ai diversi livelli ben sapendo che se non lo svolgeranno correttamente saranno revocati. Allo stesso tempo hanno continuato a promuovere modalità concrete del "comandare obbedendo". Hanno anche rafforzato i vincoli di solidarietà specialmente tra le comunità locali di diverse etnie. Inoltre, hanno articolato maggiori unità che comprendevano vari municipi, note prima come Aguascalientes, sostituiti oggi dai caracoles.
Il cambiamento ha diversi significati ma, tra gli altri, il più importante sembra essere la trasformazione di zone di solidarietà tra località e comunità affini in reti di governi municipali autonomi, che a loro volta si articolano in reti di governo che comprendono zone e regioni più ampie. Tutte le comunità costruiscono l'organizzazione di reti minime di governo e di reti di alleanze più grandi. In tutti i casi praticano la conoscenza e la gestione della politica interna ed esterna, di quartiere e di villaggio, dell'insieme dei villaggi che compongono un municipio, di villaggi e autorità che si articolano in diversi municipi
La dimensione e la profondità del nuovo progetto zapatista corrispondono alla capacità che ha dimostrato questo movimento nella ridefinizione del suo progetto ribelle nei fatti ed anche nei concetti, mantenendo nello stesso tempo i suoi obiettivi fondamentali di un mondo con democrazia, libertà e giustizia per tutti.
Inoltre, nelle sue riflessioni ed elaborazioni, l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) continua ad usare uno stile originalissimo di pensare ed agire che combina la narrativa del vecchio Antonio - che ricorda il passato per costruire il futuro - con le utopie e certezze dialettiche di Durito, lo scarabeo cavaliere errante moderno e postmoderno, antisistema.
In realtà, gran parte di quanto si propone il progetto dei caracoles era già stato espresso fin dagli inizi del movimento zapatista come la lotta per "i municipi autonomi ribelli". Ma questo ed altri concetti fondamentali sono stati oggetto di oblio e di incomprensione tra compagni, fratelli, simpatizzanti, avversari e nemici.
Il nuovo progetto dei caracoles non solo ridefinisce con chiarezza concetti che si sono prestati alle più diverse interpretazioni, dibattiti e perfino opposizioni. Articola e propone un progetto alternativo di organizzazione (intellettuale e sociale insieme) che, partendo dal livello locale e privato, passa al livello nazionale ed arriva a quello universale. Dalla partenza all'arrivo, lascia ai suoi membri tutta la responsabilità di come realizzare il percorso: se dal grande al piccolo o dal piccolo al grande, o in tutti e due i modi, suddividendo il lavoro in una direzione per alcuni ed un'altra o altre per gli altri.
La concretizzazione del progetto si ha nel trasformare le lotte per le autonomie e la creazione di autonomie in reti di popoli autonomi. Si tratta di un programma di azione, di conoscenza, di perseveranza e di dignità per costruire un mondo alternativo, organizzato nel rispetto delle autonomie e delle reti di autonomie. Il suo proposito è di creare con le comunità, dalle comunità e per le comunità, organizzazioni di resistenza che fin da ora formino maglie articolate, coordinate ed autogovernate che permettano loro di migliorare la capacità di contribuire a che un altro mondo sia possibile.
Nello stesso tempo, il progetto postula che da adesso, per quanto possibile, le comunità ed i popoli debbano esercitarsi nell'alternativa che vogliono realizzare per acquisire esperienza. Non aspettare di avere più potere per ridefinire il nuovo modo di esercitarlo.
Il progetto di potere, insomma, non si costruisce nella logica del "potere dello Stato" che imprigionava le posizioni rivoluzionarie o riformiste precedenti, lasciando digiuno di autonomia il protagonista principale, sia che fosse la classe operaia, la nazione o la cittadinanza. Non si costruisce neppure secondo la logica di creare una società anarchica, logica che prevaleva nelle posizioni anarchiche e libertarie (e che sussiste in espressioni infelici come quella di "antipotere" che neppure i suoi autori sanno che cosa voglia dire), ma si rinnova nei concetti di autogoverno della società civile che "acquisisce il potere" attraverso una democrazia partecipativa, che sa farsi rappresentare e sa controllare i suoi rappresentanti in ciò che è necessario per il rispetto degli "accordi".
Quello dei caracoles è un progetto di popoli-governo che si articolano tra loro e che cercano di imporre percorsi di pace, in tutto quanto sia possibile, senza scoraggiare moralmente o materialmente i popoli-governo, ancor meno in situazioni e regioni dove gli organi repressivi dello Stato e le oligarchie locali, con i loro diversi sistemi di corruzione e repressione, stanno seguendo i modelli sempre più aggressivi, crudeli e stupidi del neoliberismo di guerra che comprendono la fame, la malattia e "l'ignoranza imposta" dell'immensa maggioranza dei popoli, sia per indebolirli che per decimarli o distruggerli, se necessario, quando falliscano i sistemi di intimidazione, cooptazione e corruzione dei leader e delle masse.
Il nuovo progetto dei caracoles combina e integra nella pratica entrambe le logiche, quella della costruzione del potere attraverso reti di popoli autonomi e quella dell'integrazione di organismi di potere come autogoverni di coloro che lottano per un'alternativa dentro il sistema. Il progetto fa propri gli elementi antisistema con i quali la creazione di municipi autonomi ribelli inizia a rafforzare la capacità di resistenza dei popoli e la sua capacità di creazione di un sistema alternativo. Entrambe le politiche - la costruzione e l'integrazione del potere - sono indispensabili ad una politica di resistenza e di creazione di comunità e di reti di comunità che facciano del rafforzamento della democrazia, della dignità e dell'autonomia, la base di qualsiasi progetto di lotta.
I caracoles corrispondono ad un nuovo stile di esercizio del potere di comunità intessute nella resistenza e per la resistenza, nelle quali coloro che comandano si sottomettono alle comunità per costruire ed applicare le linee di lotta e di organizzazione, senza che per questo smettano di dire "la loro parola" né gli uni e né gli altri, ma sempre nel rispetto dell'autonomia e della dignità di persone e popoli che riconoscono in ogni atteggiamento paternalistico e in ogni "generosità umanitaria" non solo qualcosa di simile alle "azioni civiche" dei nemici, ma pure alle azioni sbagliate degli amici, fratelli e compagni che non hanno ben compreso l'importanza della solidarietà impegnata e rispettosa.
Più che un'ideologia del potere dei popoli-governo, i caracoles costruiscono ed esprimono una cultura del potere che nasce da cinquecento anni di resistenza dei popoli indios d'America e che si inserisce nella cultura universale per la costruzione di un mondo tanto vario quanto quello che implica qualsiasi alternativa multinazionale, multiculturale, con diverse civiltà ed anche con caratteristiche e valori comuni dei costruttori dell'alternativa stessa.
I cambiamenti che portano alla concretizzazione ed alla precisione del pronunciamento zapatista sui caracoles, corrispondono ad un metodo molto innovativo che dobbiamo rendere esplicito per noi stessi senza timore di sbagliarci e di farci correggere da quelli che lo hanno scoperto o gli danno un altro significato. Dobbiamo anche trasformare questo modo di pensare, oggi identificato con lo zapatismo, in una specie di sentire comune in cui siano presenti i nostri diversi modi di pensare, di esprimersi, di agire, sapendo che il necessario dialogo chiarisce affinità e differenze e favorisce linguaggi comuni e consensi sempre più ampi, capaci di un agire multiculturale per un mondo alternativo.
Chiarito che "il modo di pensare" non è tutto e che a ciò si aggiungono le "verità del cuore", fondamentali nella cultura maya, abbiamo bisogno di continuare a precisarlo per noi stessi ed agli altri con dialoghi e testi che raccolgono il suo uso da quando gli zapatisti hanno iniziato ad impostare un nuovo progetto universale, nei loro comunicati insurrezionali e in quelli diffusi durante i dialoghi di San Andrés e durante la lotta per i diritti dei popoli indios, fino ad ora, nel momento in cui fanno loro quei diritti che formalmente sono stati loro negati. In questa nuova tappa della loro storia, gli zapatisti costruiscono un'alternativa pacifica di transizione ad un mondo praticabile, meno autoritario, meno oppressivo, meno ingiusto, che abbia la capacità concreta di continuare a lottare per la pace con democrazia, giustizia e libertà.
Il metodo o la maniera più o meno costante di fare e di pensare, pare avere sette caratteristiche principali.
La PRIMA consiste nell'usare le combinazioni più che le disgiunzioni. Invece di dire e fare "questo o quello" si dice e si fa "questo e quello". L'insieme è molto più della somma delle parti: è l'articolazione delle parti. Il problema tra fratelli è duplice: non sottrarre né disarticolare. La forza di resistere cresce quando i popoli indios non solo si articolano tra loro, ma anche con i popoli non indios che lottano per gli stessi obiettivi, sempre nel rispetto delle differenze personali o religiose o culturali o tattiche.
La SECONDA caratteristica consiste nel generalizzare i concetti contemporaneamente alla generalizzazione delle reti di comunità. Quando si generalizza il pensare, tenendo conto dei protagonisti sociali pensanti che compongono le reti della resistenza e delle alternative, si possono focalizzare con maggiore facilità i problemi dell'unità nella diversità e la possibilità concreta che diversi protagonisti partecipino alla stessa lotta in maniera uguale o diversa: così, per esempio, se la generalizzazione avviene in relazione all'unione di diversi popoli maya e da lì si passa a generalizzare comprendendo popoli indios nahoas, mixtecos, tarascos..., le generalizzazioni si arricchiscono delle particolari esperienze di resistenza e autonomia che gli altri popoli vivono ed esprimono. La forza della generalizzazione attuale è ancora maggiore quando si includono come protagonisti i contadini, i lavoratori, gli studenti che pensano ed agiscono in funzione degli stessi obiettivi etici, culturali e sociali della resistenza e del mondo alternativo, ma che possono avere strategie e tattiche diverse per raggiungerli, alcune valide solo nella situazione specifica ed altre che possono essere adattate per combinare esperienze che rafforzano ed ampliano le reti.
In TERZO luogo, il metodo permette l'elaborazione di concetti sempre più profondi, come quando si percepisce chi sta facendo crescere la resistenza e chi la sta indebolendo, corrompendo o distruggendo, in maniera deliberata o meno.
Il concetto e la forza delle reti si approfondiscono (e questa è una QUARTA caratteristica) quando tanto nell'azione quanto nella riflessione, si passa dalla lotta contro il cacique alla lotta contro il governatore che appoggia il cacique e da lì si sale a tutta la "specie" o la "classe" di "ricchi e potenti" che appoggiano non solo il cacique contro cui si sta lottando, ma pure altri caciques, politici ed impresari che appoggiano una compagnia multinazionale da cui dominano o cercano di dominare grandi territori con progetti come il Plan Puebla Panama. Immediatamente diventa chiaro a se stessi, come persona o collettività, che la lotta contro il cacique non è solo la lotta di un popolo, ma di molti, e che tutti gli "uomini del potere e del denaro" non solo appoggiano il cacique o i caciques quando si sentono minacciati, ma addirittura scatenano una guerra nascosta o aperta con forze convenzionali e no, militari e paramilitari, destinata a difendere i loro interessi e valori o a conquistare nuove ricchezze, territori e popolazioni che diventeranno futuri "profughi", "sepolti" o "salariati irregolari".
QUINTA: Per resistere all'attacco della "specie" o "classe" dei ricchi e potenti che si protrae da cinquecento anni, nel cuore (nel senso maya del termine) e nella coscienza (nella ridefinizione critica della teoria della prassi) si sente che è necessario allargare le articolazioni delle forze sorelle che attualmente o potenzialmente lottano per gli stessi obiettivi ne Los Altos e nelle selve del Chiapas, o dovunque in Messico e nel mondo.
Una SESTA caratteristica si presenta come segue: Passare dall'astratto o formale al concreto o attuale, corrisponde all'espressione "andare al di là di..." che allude alle tappe superate. Ma qui l'espressione "andare al di là" coglie la necessità di superare ciò che nel passato ha mostrato debolezze e mantenere nello stesso tempo quello che nel passato ha dato forza alla resistenza e alla costruzione di un'alternativa, questo sì, con i dovuti adattamenti e ridefinizioni che l'esperienza esige e che consigliano i cambiamenti, propri della narrativa del vecchio Antonio.
Una SETTIMA e ultima caratteristica di questa lista incompleta, è in relazione con le utopie che si esprimono e si realizzano pur tra contraddizioni. È la necessità di superare "le idee dei cavalieri erranti" che cercavano di "riparare i torti" per costruire ("facendo strada camminando" come disse il poeta) relazioni personali, relazioni sociali, culturali, sistemi sociali che, pur tra gli ostacoli, favoriscano la pratica e la concretizzazione di determinati obiettivi come "la democrazia, la giustizia, la libertà". Questa è la caratteristica dei sogni e delle impertinenze di Durito, di quei sogni ed impertinenze, ben o mal giudicati, idealisti e picareschi di cui si nutre l'immaginazione del mondo intero, maya o non maya, occidentale o non occidentale, classico o moderno, o postmoderno.
Sembra qui necessario chiarire che in tutti i casi, i metodi del vecchio Antonio e di Durito si congiungono. Entrambi prospettano la dignità di persone e collettività come elemento di forza indistruttibile, non negoziabile, cioè come l'arma più feroce contro la dittatura del mercato e la colonizzazione mercantile della vita. Per essere effettiva, la dignità si articola nell'autonomia della persona e delle collettività. Non solo diventa includente, raccogliendo la miglior tradizione liberale del rispetto di tutte le credenze, religioni, razze, nazionalità, civiltà, ma incoraggia pure tutti quelli che, siano indios o no, messicani o no, vogliono costruire un altro mondo possibile, e che si organizzino in reti di autonomia lì dove vivono, includendo i propri vicini prossimi e lontani, conversando con loro, scambiando sogni infranti e realizzati e andando molto al di là della solidarietà, di per sé valida, ma insufficiente, verso la costruzione ed organizzazione di reti di popoli autonomi e di altre forze in lotta per un mondo in cui tenda a prevalere la democrazia, la giustizia e la libertà.
Il progetto dei caracoles è la sintesi di molti precedenti progetti degli zapatisti, quelli che il mondo ha iniziato a conoscere dieci anni fa e che ora si articolano in quelli scoperti durante il cammino verso il riscatto del mondo per l'umanità di indios e no. Se lottano per la democrazia, la libertà e la giustizia iniziano a praticarle ed a rafforzarle nella propria terra.
Il nuovo progetto zapatista si lega a tutte le forze che lottano contro il neoliberismo, contro la guerra economica e militare che fa stragi nei paesi soggetti ai sistemi di indebitamento e di saccheggio imposti dalla Banca Mondiale, dal Fondo Monetario Internazionale, dall'Organizzazione Mondiale del Commercio, dalle grandi potenze con a capo il governo degli Stati Uniti ed i suoi alleati e subordinati locali, come l'attuale governo del Messico, e tutti i partiti che in Senato e alla Camera dei Deputati del Messico hanno negato e tolto ai popoli indigeni i diritti che si erano impegnati a riconoscere loro.
La miopia o la cecità delle forze dominanti è tale, e la loro superbia o capacità di inganno tanto accecata, da non riuscire a vedere l'immensa opportunità che si presenta con la messa in marcia dei caracoles nell'imporre un cambiamento storico pacifico mediante il negoziato, senza cooptazione né mediatizzazione di leader e tramite forze che lottano per sopravvivere e per un mondo alternativo. Gli zapatisti offrono al Messico, un'altra volta ancora, un nuovo cammino di pace, con le porte e le finestre aperte all'umanità.
UNA NUOVA STRUTTURAZIONE DEL POTERE
La fondazione dei caracoles negli antichi Aguascalientes fornisce vari contributi alla ristrutturazione del potere in modo pacifico e dentro il quadro della Costituzione. Nello stesso tempo, mentre conserva la sua convinzione ribelle, genera una nuova logica legislativa che viene dalla società civile ed il cui carattere innovatore molto probabilmente s'estende come la "spirale dal tratto deciso" che il vecchio Antonio ha tracciato nella corteccia di un albero.
Dalla spiegazione concisa del comandante Brus Li (09.08.03) e da altri testi che sintetizzano quello che sono i caracoles, si comprendono alcune priorità nell'azione politica per la ristrutturazione del potere e per la creazioni di percorsi verso un mondo alternativo. Queste priorità si diffonderanno sicuramente tra molti movimenti alternativi dentro a sistema e antisistema, in un dialogo universale, reale e non solo virtuale, a distanza e in diretta, che si realizza già attraverso i "siti" e i periodici via internet e incontri e manifestazioni che vanno dalla Lacandona stessa e dal "Altro Davos" fino a Seattle e Cancún.
Precisare quali sono le priorità dei caracoles nella concretizzazione o attualizzazione della ristrutturazione del potere dal basso e da quelli che stanno in basso, in diverse parti del paese e del mondo, presenta difficoltà e traduzioni da una lingua all'altra, da un linguaggio metaforico ad un altro più o meno diretto, e da una realtà storico-sociale e culturale specifica ad una diversa. Prevede anche la scoperta di simpatie e differenze concrete che i protagonisti collettivi, rurali e urbani, asiatici, africani o americani del nord e del sud, europei e australiani, rivelano nelle diverse realtà. Le generalizzazioni appaiono dal vivo, le spiegazioni universali pure e questo permette di distinguere meglio le differenze che si devono rispettare e conservare e quelle che portano al necessario dialogo dell'universo dei protagonisti. Le buone traduzioni concettuali, razionali ed emozionali, facilitano la conoscenza di quanto gli zapatisti si propongono con la fondazione ed organizzazione dei caracoles, questa strana metafora che ha qualcosa della cultura mesoamericana e qualcosa del pensiero critico più profondo ed attuale. "Molti" dovranno fare analisi, rinnovare (o concretizzare) concetti comuni applicabili e variazioni universali. Dovranno dar priorità, come generi, al dialogo e al dibattito, all'argomentazione esatta che avvicina agli obiettivi più cari fino a quando uno deve retrocedere per farsi precedere da quel desiderio di capire qualcuno mediante l'osservazione, la riflessione e l'espressione chiara, le "parole fondamentali" che raccolgono consensi ed effetti nella resistenza e nell'autonomia articolate.
Dalle parole del subcomandante Marcos sull'organizzazione dei caracoles, si evince che questi corrispondono alla conoscenza dell'interiore e dell'esteriore, della visione di chi non solo si guarda, ma guarda gli altri; di chi s'incoraggia ed incoraggia gli altri - per quanto lontano siano e per quanto addormentati giacciano nelle loro fughe e nei loro sogni - a partecipare con azioni sempre più efficaci per raggiungere gli obiettivi proposti. I caracoles si organizzano per non perdersi a pezzi, per vedere l'insieme e per agire nell'insieme articolato dei popoli della propria "terra" e del mondo.
Saper ascoltare e parlare per pensare ed agire, corrisponde ad un insieme di azioni organizzate il cui punto di partenza sta nell'evocazione degli dei mesoamericani che incaricarono qualcuno di sostenere il cielo. Per svolgere il suo compito, "il sostenitore del cielo" si mise "appeso sul petto un caracol con cui ascolta i rumori e i silenzi del mondo per vedere se tutto è a posto e con il caracol chiama gli altri sostenitori perché non si addormentino o perché si sveglino" [04.08.03].
A quest'evocazione mesoamericana se ne aggiunge un'altra che collega gli "antichi maestri" dei maya al cuore di Pascal e ad una nuova filosofia dei "ragazzi delle bande", emotiva e tecnologica nello stesso tempo, che appare nella cosiddetta "Era della Comunicazione" e che prospetta il sapere come potere alternativo.
A detta degli "antichi maestri", "finché la parola cammina il mondo è possibile che il male si calmi e il mondo sia a posto..." "Così dicono" - commenta il subcomandante - e aggiunge: "Per questo la parola di chi non dorme, di chi vigila sul male e sulle sue malvagità, non cammina in linea retta da un lato all'altro, ma cammina verso se stessa seguendo le linee del cuore, e verso l'esterno seguendo le linee della ragione " (Un commento: Durito ha fatto notare al sub che sarebbe stato meglio che "avesse messo": "che cammina verso se stessa e verso l'esterno seguendo le linee del cuore e della ragione " Senza la disgiunzione che nel passato ha negato l'autocritica del cuore... e perfino della ragione..! Ancora non si sa perché il subcomandante abbia preferito questa versione ).
Una lettura corretta dei principi del pensare-fare delle nuove organizzazioni zapatiste, obbliga non solo a includere la vasta gamma che va dalla conoscenza di se stessi fino ai processi storici che, tra le svolte, riescono a raggiungere punti sempre più alti. Un'attenta lettura dei testi metaforici, narrativi, riflessivi, ammonenti e convincenti dell'EZLN, porta ad una maggiore comprensione solo se ognuna delle loro espressioni e immagini si lega all'enorme capacità di resistenza che hanno dimostrato gli zapatisti in tutti questi anni di assedio e dolore, di povertà ed inganni, senza che abbiano distrutto in loro né la speranza, né la decisione di continuare a lottare, né l'immensa capacità di cercare nuove forme di costruire un altro mondo che sia possibile nelle parole e nei fatti.
Con questo stesso spirito bisogna abbozzare alcune priorità dei caracoles e relativizzare quello che a volte si dice di loro, chiarendo ovviamente che questa è solo una lettura e che ce ne possono essere altre, anche degli stessi autori:
1. Nell'ambito legale e nazionale, creare l'autonomia esercitata e non dipendere dal fatto che lo Stato la riconosca per organizzarla, che significa assumersi in prima persona il compito e l'esercizio di costruire e praticare l'autonomia e l'autogoverno. L'autogoverno è responsabile di mettere in pratica i principi di democrazia, giustizia e libertà e di renderli espliciti alla comunità o alle comunità che costituiscono l'autogoverno e alle persone che lo compongono, la cui autonomia di pensiero e critica dovrà pure essere rispettata.
2. Combinare la democrazia partecipativa con la democrazia elettorale sempre che alla democrazia venga dato il suo significato reale di governo del popolo, per il popolo e con il popolo, e a questo significato si aggiungano gli annessi essenziali della lucida proposta che gli autogoverni siano multietnici e rispettosi delle diverse credenze e filosofie così come dello spirito laico nell'istruzione, della ricerca e della diffusione della cultura.
3. Passare dagli "spazi di incontro" critico e contestatario, generatori di speranze e piani di azione, alle giunte di buon governo che ascoltano, fanno, decidono e comandano, obbedendo alle comunità ed alle loro organizzazioni territoriali.
4. Assumere il ruolo e "la logica del legislatore dell'alternativa" per rendere effettivi i diritti dei popoli indios nell'organizzazione della loro autonomia. Il buon governo dei caracoles deve essere il primo a riconoscere ed esercitare i diritti per non agire con arbitrarietà come fa il malgoverno. Nel caso che alcune regole risultino essere poco convenienti nella pratica, il buon governo le modificherà previa consultazione con le comunità. Nel caso che il buon governo diventi malgoverno, sarà destituito dalle comunità (Usanza d'altro canto molto sperimentata nelle culture mesoamericane e che oggi si arricchisce con le esperienze di altre culture ed organizzazioni politiche che si erano proposte l'autogoverno e non ce l'hanno fatta per errori o populismo o caudillismi non superati, non controllati ed i cui effetti autodistruttivi non erano nella coscienza concreta di chi voleva costruire autentici autogoverni).
5. Impedire in tempo qualsiasi spaccatura nell'autonomia e nell'unità perché entrambe sono la forza delle comunità e possono essere preservate solo se il buon governo impedisce, con il quotidiano esercizio della democrazia, la formazione di mafie e clientele che si stacchino dalle proprie comunità e facciano del separatismo di comunità e di popoli un modo per soddisfare ambizioni meramente personali o di gruppo, come è accaduto in molti paesi della nostra America, le cui oligarchie del XIX° secolo hanno infranto l'ideale bolivarista, o nella Yugoslavia che mise in primo piano il suo fallito progetto di autogoverno, origine delle mafie che dopo la sconfitta hanno mostrato ed accresciuto le loro fortune illegali ed i loro autoritarismi contumaci. Se quelle lezioni di morale sono ben lungi dall'essere "pure illusioni" per qualsiasi progetto di interesse generale, è suicida dimenticare le lezioni storiche dell'immoralità passata e presente. Quelle lezioni sono chiare nello zapatismo quando dichiara indegni coloro che abusano del potere o si piegano davanti al potere, coloro che danno regalie e fanno concessioni personali e paternaliste dall'alto del potere, e coloro che le accettano sottomessi.
6. Avere la capacità di cambiar se stesso ribelle senza smettere di esserlo. Avere l'interezza di passare da progetti insurrezionali armati a progetti di negoziato senza tentennamenti - come a San Andrés - o a posizioni di arroccamento nella resistenza - come dopo che il Congresso ha negato i diritti ai popoli indios - o alla ristrutturazione del potere locale con le reti dei caracoles, dopo un lungo periodo di silenzio espressivo e riflessivo durante il quale le esperienze dell'organizzazione preliminare e locale del buon governo nell'autonomia hanno permesso di proporre un progetto forte di reti con prospettive nazionali ed internazionali.
7. Abbandonando la presa del potere con la forza, costruire il potere delle comunità come progetto che combina il micro ed il macro nel processo di costruzione delle basi organizzate, con le variazioni necessarie in alcune regioni o paesi rispetto ad altri, e in diverse situazioni all'interno dello stesso paese o della stessa regione. Forse per questo punto è necessario chiarire un poco di più che il progetto degli zapatisti non corrisponde alla logica anarchica o libertaria, per aggiornate che siano, né alla logica statalista di presa del potere dello Stato o di riforma dello Stato, per decaduti o disprezzati che siano. Bisogna chiarire che il progetto cerca di costruire il potere a partire dalla società civile, cosciente che quella costruzione in molte parti del mondo, con l'esaurimento delle lotte politiche e continuando a subire persecuzioni armate convenzionali o no, obbliga gli abitanti ad esercitare il diritto all'autodifesa dei propri villaggi e delle proprie case, e che se ad un certo momento propongono azioni armate per una ribellione contro l'ordine ingiusto ed oppressivo, predatore, sfruttatore ed escludente, ora ancora una volta confermano la loro vocazione pacifica con un nuovo cammino che, per quanto possibile, sarà ribelle ed agirà nell'ambito legale e che farà tutto quanto è necessario nelle sue strutture politiche e sociali per impedire negoziati con cooptazioni che incrinino l'autonomia delle persone e delle comunità. La politica della dignità inizia dal rispetto di se stessi che esige ed organizza il rispetto degli altri.
La lotta per la costruzione del potere a partire dalle più piccole comunità e municipi fino alle zone e alle regioni articolate, è la lotta concreta degli zapatisti. Costituisce un contributo molto importante alla crescita della forza necessaria nella transizione ad un mondo nuovo senza sostenere una "teoria generale" per cui ovunque, tutti, in qualsiasi momento dovrebbero costruire la transizione allo stesso modo, il che sarebbe assurdo ed errore in cui cadono coloro che dimenticano l'enormità e la varietà del mondo.
Nello stesso tempo, questa posizione degli zapatisti non è né "antipartito" né cerca di fondare un partito. Gli zapatisti non si propongono di fondare un partito che sia alla testa di un blocco per la presa di potere dello Stato, né vuole competere nelle elezioni come un nuovo partito dello Stato. Tentano di percorrere il nuovo cammino di costruzione di comunità e reti di comunità autonome. Se queste ultime ottengono per caso una "ricollocazione distrettuale" e una "rimunicipalizzazione" riconosciuta dal governo, questo fatto, come gli Accordi di San Andrés, sicuramente non implicherà nessuna concessione di principio e permetterà solo che i popoli lottino per i propri valori ed interessi entro una legalità formalmente riconosciuta.
In ogni caso, la politica di "ricollocazione distrettuale" e "rimunicipalizzazione" presuppone, come requisito minimo e prova di buona volontà del governo, l'abbandono della pressione militare e paramilitare che i popoli indios hanno subito e subiscono. La sua necessaria cessazione è ineluttabile per la costruzione del nuovo cammino. Se questo non avviene, è perché nel governo continuano a dominare la cecità e la miseria con cui il Congresso ha respinto i diritti dei popoli indios, contro la volontà dei popoli del Messico e della nazione messicana. La mancanza di riconoscimento legale dell'autonomia renderà difficile ma non fermerà la marcia dei caracoles ed il loro vigoroso progetto di costruire ed articolare le autonomie dei popoli indios e non indios. Il progetto rientra nella Costituzione e nel diritto di associazione dei popoli e dei cittadini.
8. Chiarire che sebbene la nuova politica non sia insurrezionale né riformista né libertaria o anarchica, riconosce la validità di molte categorie scoperte da quei movimenti e perfino da altri precedenti, come i liberali e patriottici della nostra America, ma che risiede invece nel pensare e nell'agire collettivo dei popoli indios scoprire le definizioni attuali ed i linguaggi comunicativi del pensiero critico e alternativo, di sistema e antisistema, nelle sue diverse versioni ed esperienze riformiste e rivoluzionarie o nazionaliste o libertarie.
Inoltre, è necessario chiarire con reiterate espressioni verbali, mimiche, intertestuali, che ci sono elementi del postmodernismo europeo e statunitense nelle sue manifestazioni più creative e radicali, che sono e saranno incluse nei testi e contesti del buon governo con i loro limiti attuali e con quelli che appariranno dalle porte e dalle finestre della "più piccola delle alternative" o da quelle che si articolano da qualsiasi punto cardinale. Non c'è alcun dubbio che questo non sia un progetto solo zapatista o indigeno o chiapaneco o messicano, ma che invece vada incontro nel dialogo a livello mondiale a progetti simili, così come è giustificatamene orgoglioso del mandato lasciatogli dai "primi abitanti di queste terre".
9. Precisare che il progetto dei caracoles passa dalla mera protesta, o manifestazione o mobilitazione, alla resistenza e all'organizzazione del pensiero, della volontà e dell'azione. Assume come prioritarie le politiche dell'educazione e della salute e cerca di risolvere per quanto può, i problemi dell'alimentazione, del vestiario e della casa, del lavoro e della retribuzione giusta delle comunità e dei lavoratori. Nello stesso tempo incoraggia reti di commercio di base tra comunità, piccoli produttori e commercianti della "economia informale", segnalando preferenze ai mercati locali e nazionali. I limiti e le contraddizioni su questo terreno sono ben noti agli zapatisti. Prospettano una maggiore capacità di resistenza di fronte al "commercio iniquo" ed ai "rapporti disuguali di scambio" a cui cercano di contrapporre quello che si può, con l'articolazione dei mercati e dei produttori locali per una politica di sopravvivenza. La capacità di ottenere migliori "condizioni di scambio" con i "centri dirigenti" o sfruttatori che vendono caro e comprano a basso prezzo, dipenderà dall'insieme di reti che si forgeranno e dal loro comportamento nella ristrutturazione del potere delle comunità rispetto ai mercati colonizzati. Non c'è dubbio che questo è uno dei punti più difficili da risolvere ed è proprio quello che affrontano i più poveri tra i poveri: lo sfruttamento in tutti i modi dei lavoratori delle etnie ed il commercio particolarmente iniquo con le etnie.
10. Cambiare parte dei costumi più retrogradi della vita quotidiana relativi al rispetto delle donne, dei bambini, degli anziani.
11. Appoggiare ed appoggiarsi ad organizzazioni ed ai movimenti autentici di operai e contadini, di studenti, di "abitanti emarginati delle città", di "profughi", di immigrati nazionali e stranieri, di ecologisti, ai movimenti di genere, di età, di preferenza sessuale, che difendono terre e territori, diritti umani sociali e individuali.
12. Assumere ed articolare la lotta crescente in America Latina e nel mondo intero contro le politiche neoliberiste di saccheggio, depredazione e conquista, tra cui sono particolarmente minacciose quelle dell'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA), quelle del Plan Puebla Panama ed in generale della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, della triade Stati Uniti - Giappone - Europa con tutte le loro reti di governi collaborazionisti e sottomessi.
13. Opporsi radicalmente a qualsiasi azione di terrorismo, sia di Stato che della società civile, e a qualsiasi tipo di avvicinamento o rapporto con il narcotraffico.
14. Stabilire reti di informazione e cultura, con spazi di riflessione e dialogo locale, regionale, nazionale ed internazionale, promovendo con queste non solo l'informazione autentica ed il dialogo politico-sociale, ma pure il dialogo delle "scienze e delle arti universali".
Fino ad ora il progetto dei caracoles pare confermare la decisione degli zapatisti e dei popoli indios di lottare in modo pacifico per i diritti dei loro popoli, per la democrazia con autonomia e l'autogoverno all'interno degli stessi. Cerca inoltre di articolare le sue lotte per la democrazia, la giustizia e la libertà con gli altri popoli del Messico e del mondo. In termini pratici e politici, si tratta di un progetto che tenta di imporre la transizione negoziata per ottenere i diritti dei popoli indios e no.
Il progetto dei caracoles si propone di aumentare la forza dei popoli e delle loro reti per ottenere soluzioni negoziate sulla base di principi non negoziabili. Cosciente di essere solo "una parte molto piccola" del movimento mondiale, lo zapatismo affronta ed esige la cessazione della guerra d'impoverimento, della minaccia militare e paramilitare, della discriminazione culturale e sociale, delle politiche di mal sanità, ignoranza e fame che tante vittime hanno mietuto in Messico e nel mondo. Va aldilà delle mere contestazioni all'imperialismo e ai governi collaborazionisti, ai loro capi e alle mafie. Di fatto, prospetta un'alternativa mondiale non solo all'oppressione e alla dominazione dittatoriale dei popoli, ma anche all'offensiva colonialista dell'imperialismo neoliberista ed al sistema capitalista mondiale. Ai precedenti progetti rivoluzionari e riformisti o libertari, ne aggiunge uno che tenta di superare le brutte esperienze dei governi rivoluzionari, riformisti o autocratici nella lotta per la democrazia, la liberazione ed il socialismo. Il nuovo progetto universale, nato nei villaggi poveri, tende ad unire tutte le lotte e ad arricchirle con quelle in atto per la morale politica, per l'autonomia e la dignità delle persone e delle comunità e per cominciare a fare da se stessi quello che si vuole che facciano pure gli altri.
11 settembre 2003
Fonti originali:
* Comandante Brus Li. Ejército Zapatista de Liberación Nacional, "Plan La Realidad-Tijuana", El nacimiento de los caracoles, 9 agosto 2003
* Comandante David. Ejército Zapatista de Liberación Nacional, "Palabras de Bienvenida", El nacimiento de los caracoles, 9 agosto, 2003
* Ejército Zapatista de Liberación Nacional, "Palabras para los hermanos indígenas que no son zapatistas", El nacimiento de los caracoles, 9 agosto 2003
* Ejército Zapatista de Liberación Nacional, "Palabras de clausura", El nacimiento de los caracoles, 9 agosto 2003
* Comandanta Esther. Ejército Zapatista de Liberación Nacional, "Para los pueblos indios de México", El nacimiento de los caracoles, 9 agosto 2003
* Comandanta Fidelia. Ejército Zapatista de Liberación Nacional, "A las mujeres", El nacimiento de los caracoles, 9 agost, 2003
* Subcomandante Insurgente Marcos. Ejército Zapatista de Liberación Nacional. "Chiapas, la treceava estela (primera parte): un caracol", La Jornada, 24 luglio 2003 "(seconda parte): una muerte", ibídem, 25 luglio 2003; "(terza parte): un hombre", ibídem, 26 luglio 2003; "(cuarta parte): un plan", ibídem, 27 luglio 2003; "(quinta parte): una historia", ibídem, 28 luglio 2003; "(sesta parte): un buen gobierno", ibídem, 29 luglio 2003
"Falso", el reporte sobre encuentro con la Cocopa: Marcos, La Jornada, 7 agosto 2003
* "Fragmento de la presentación de Radio Insurgente", El nacimiento de los caracoles, 9 agosto 2003
* Ejército Zapatista de Liberación Nacional, "A las juntas de buen gobierno zapatista. A los municipios autónomos rebeldes zapatistas. A la sociedad civil nacional e internacional", El nacimiento de los caracoles, 9 agosto 2003
* Comandante Omar. Ejército Zapatista de Liberación Nacional, "A los jóvenes", El nacimiento de los caracoles, 9 agosto 2003
* Comandanta Rosalinda. Ejército Zapatista de Liberación Nacional, "Resistencia y autonomía", El nacimiento de los caracoles, 9 agosto 2003
* Comandante Tacho. Ejército Zapatista de Liberación Nacional, "Para los campesinos de México", El nacimiento de los caracoles, 9 agosto 2003
* Comandante Zebedeo. Ejército Zapatista de Liberación Nacional, "Para los pueblos del mundo", El nacimiento de los caracoles, 9 agosto 2003
Al seguente indirizzo si possono trovare le registrazioni audio dei discorsi dei comandanti zapatisti: http://www.ezln.org
I documenti contrassegnati con * si trovano in spagnolo al seguente indirizzo: http://www.laneta.apc.org/sclc/ezln/2003ago09.htm
(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo)
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