La Jornada - Giovedì 26 giugno 2003

La tortura continua come pratica generalizzata

Durante il governo foxista sono stati documentati 55 casi

FABIOLA MARTINEZ

La tortura in Messico continua come "pratica generalizzata" e negli ultimi tre anni gli unici progressi per sradicarla ci sono stati "a livello preventivo": questo hanno affermato rappresentanti di varie organizzazioni non governative (ONG).

Hanno segnalato che durante l'attuale amministrazione si sono documentati 55 casi di tortura: 36 in Oaxaca, nove in Guerrero, cinque nel Distretto Federale, quattro in Morelos e uno in Querétaro.

Insomma "la tortura continua ad essere utilizzata, nella più totale impunità, come mezzo di repressione sociale, i cui effetti fisici sono documentati nei processi carceri come semplici lesioni".

In occasione del Giorno Internazionale in Appoggio ai Sopravvissuti alla Tortura, diverse ONG hanno dichiarato il loro punto di vista circa l'infimo avanzamento del governo federale di fronte a questa problematica. I promotori della campagna sono Uniti contro la Tortura, Azione dei Cristiani per l'Abolizione della Tortura (ACAT), Amnesty International - Sezione Messico, Centro dei Diritti Umani Miguel Agustín Pro Juárez, Lega Messicana di Difesa dei Diritti Umani (Limeddh), Commissione Messicana di Difesa e Promozione dei Diritti Umani, ecc.

Hanno precisato che nonostante gli sforzi della società civile e le azioni governative, il quadro legale in materia di tortura è deficiente, perché non sta all'interno degli standard internazionali, come è da poco successo nel caso dell'argentino Ricardo Miguel Caballo, che sarà estradato in Spagna per reati di genocidio e terrorismo.

Durante la sua ultima visita in Messico, nel 2001, il relatore speciale dell'ONU in materia, Nigel Rodley, ha assicurato che "la tortura ed altri trattamenti crudeli e inumani succedono frequentemente in molte parti del paese" ed ha raccomandato al governo messicano di adottare misure urgenti per intraprendere un'effettiva lotta a condotte di questo tipo.

Nella conferenza di stampa hanno spiegato che questa pratica "continua ad essere una delle problematiche che ostacolano la piena vigenza dei diritti umani" in Messico. Dai rapporti annuali si desume che nel 2001 le organizzazioni civili sono venute a conoscenza di sette casi di tortura, nel 2002 i casi sono arrivati a 40 e nel presente anno se ne sono registrati altri otto.

Ci sono 36 arrestati, il cui processo si è sviluppato sulla base delle testimonianze ottenute mediante tortura, inoltre si fa il nome di tre desaparecidos e di un "giustiziato".

Nahyeli Ortiz, di ACAT, ha commentato che nella lista dei responsabili dei casi di tortura ci sono in testa la Procura Generale della Repubblica e varie procure statali, come quella del Distretto Federale, così come pure dei militari. Ha aggiunto che in questi casi non ci sono periti medici imparziali e solo in poche occasioni le commissioni dei diritti umani emettono raccomandazioni.

"Possiamo parlare di un certo miglioramento del rispetto del governo foxista delle raccomandazioni di organizzazioni internazionali, però l'azione preventiva non si riflette ancora nelle cifre. Non è che l'Esecutivo mostri una tendenza a favore della tortura, però la lotta a questa pratica non si riflette negli organi di procura di giustizia".

Uno dei casi più gravi di arresti arbitrari e tortura, con la partecipazione del Potere Giudiziario, è il caso di Alfonso Martín del Campo, rinchiuso dal 1992 in Pachuca, Hidalgo, accusato di doppio omicidio e condannato a 50 anni. La cosa più allarmante è che il processo continua con il solo sostegno di dichiarazioni ottenute sotto tortura.

Adrián Ramírez López, presidente della Limeddh, ha riassunto questa problematica come una violazione "persistente, sistematica e discrezionale" sotto la responsabilità dello stato, dato che i metodi dei corpi giudiziari si perfezionano nel "lasciare il minor numero di tracce possibili quando ricorrono alla tortura".

Alla conferenza hanno partecipato anche Alfonso García, di Amnesty International; Siria Oliva, della CMDPDH, e il dottor Ricardo Loewe, di ACAT, che hanno richiesto che ci si occupi con priorità della tortura esercitata da funzionari di governo, visto che continua ad essere utilizzata come metodo d'inchiesta penale nel sistema di procura e di amministrazione della giustizia.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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