La Jornada 26 aprile 2003

Aznar suggerì a Clinton nel 1999 d'inasprire i bombardamenti in Serbia

Otto Reich e Roger Noriega, dietro i sequestri di navi

Ci sono stati 29 piani di sequestri tra fine marzo e l'inizio d'aprile

GERARDO ARREOLA - CORRISPONDENTE

L'Avana, 25 aprile - Il presidente Fidel Castro ha rivelato oggi che tra la fine di marzo e l'inizio di aprile Cuba ha scoperto 29 piani per sequestrare navi, insieme al dirottamento di due aerei in volo e all'assalto alla lancia passeggeri Baraguá, per tentativi di emigrazione illegale e violenta verso gli Stati Uniti.

"Dovevamo troncare radicalmente quella ondata di sequestri", ha detto Castro, spiegando la decisione di fucilare quelli che sono considerati i tre principali responsabili dell'attentato contro l'imbarcazione, ed ha aggiunto: "Dovevamo applicare senza nessuna vacillazione le sentenze decise dai tribunali e ratificate dal Consiglio di Stato".

In un intervento di quattro ore alla catena nazionale radio e televisione, che ha letto in gran parte, Castro ha aperto una polemica con il capo del governo spagnolo, José María Aznar, in una tacita risposta alle critiche del mandatario conservatore per la fucilazione ed i recenti arresti di massa di attivisti dell'opposizione nell'isola.

Castro ha sfidato Aznar a confermare o smentire che nel 1999, durante la guerra di Yugoslavia, avesse consigliato l'allora presidente Bill Clinton ad inasprire i bombardamenti contro la Serbia, in particolare contro la radio e la televisione.

Il leader cubano ha centrato la sua esposizione sviluppando la tesi, esposta già una settimana fa dal cancelliere Felipe Pérez Roque, che le esecuzioni debbano troncare gli attentati, perché questi fatti potrebbero, a loro volta, fungere da detonatore per una crisi migratoria incontrollata, che darebbe il pretesto ad un intervento militare statunitense.

Il mandatario ha detto che questo scenario è suggerito dall'anticastrismo radicale di Miami, influenzato dalla Casa Bianca attraverso Otto Reich, cubano d'origine, attualmente inviato speciale del presidente George W. Bush per l'America Latina al Consiglio Nazionale di Sicurezza.

Questa prospettiva è pure auspicata dalla politica internazionale di Bush: "Il nostro piccolo paese è minacciato oggi più che mai prima dalla superpotenza che pretende d'imporre una dittatura fascista su scala mondiale".

Castro ha detto che dal passato 19 marzo, quando fu deviato un DC-3 in volo dall'Isola della Gioventù a L'Avana, "si sono intercettati 29 progetti e piani di sequestro d'imbarcazioni e di velivoli con l'impiego della forza, cosa che non succedeva da molti anni".

Un apparecchio An-24, sulla stessa tratta del precedente, fu dirottato il 31 marzo, mentre l'assalto alla lancia è avvenuto il 2 aprile.

Il governante non ha precisato a che grado di sviluppo fossero i piani segnalati o altri dettagli, però ha detto che il 31 marzo sono stati sotto inchiesta due casi, il 3 aprile altri due, sabato 5 quattro in più, lunedì 7 altri tre, mercoledì 9 tre e giovedì 10 altri due. Non ha dato altre indicazioni sui restanti tentativi di sequestro.

Si manterrà la pena di morte

Il leader cubano ha annunciato che Cuba conserverà la pena di morte e che sarà applicata senza clemenza e con processi sommari ai sequestratori di navi, come modalità per bloccare un potenziale conflitto migratorio che possa sboccare in un conflitto militare con gli Stati Uniti.

Inoltre ha reso noto un drastico cambio di politica verso i casi di sequestro di navi: "Non si tornerà a fornire di combustibile nessun aereo o imbarcazione cubani sequestrati, quando venga richiesto per proseguire il viaggio verso gli Stati Uniti o qualsiasi altro paese". I due sequestri di aerei del mese precedente culminarono con l'atterraggio in territorio statunitense, dopo che le autorità dell'isola avevano concesso il combustibile necessario.

Castro ha parlato per la prima volta in pubblico dall'applicazione della pena di morte contro Lorenzo Enrique Copello Castello, di 32 anni, Bárbaro Leodán Sevilla García, di 22, e Jorge Luis Martínez Isaac, di 40, per il sequestro di una lancia passeggeri all'inizio del mese.

In relazione alla politica futura di fronte a nuovi possibili attentati, ha avvertito: "I sequestratori devono sapere che saranno sottoposti a un processo sommario nei tribunali competenti e non dovranno aspettarsi clemenza da parte del Consiglio di Stato".

Castro ha citato, a mo' di conferma, le proprie risposte ad una intervista concessa alcune settimane prima del sequestro della lancia: "La pena capitale di fatto non si applica, però non ci abbiamo rinunciato, non desidero ingannare a nessuno".

Ha detto che le versioni negli Stati Uniti su un eventuale esodo di massa di cubani "non può essere più ipocrita", perché "deliberatamente e freddamente, con fini sinistri, la mafia terrorista di Miami ed i suoi più importanti alleati negli elevati circoli del potere, come Otto Reich e Roger Noriega, promuovono il sequestro di massa di velivoli ed imbarcazioni cubane da parte di ex prigionieri e delinquenti comuni".

Il mandatario non ha offerto precisazioni, però ha detto che in questo modo "si sta cercando di provocare un inevitabile esodo di massa, come successe con i fatti del 5 agosto 1994" (una rivolta antigovernativa che seguì ad una ondata di sequestri ed assalti ad ambasciate nel tentativo di emigrare illegalmente e con la forza negli Stati Uniti).

Una situazione così, ha detto Castro, servirebbe "da pretesto per un'aggressione militare a Cuba", che è l'anelito dell'anticastrismo di Miami.

La direzione rivoluzionaria di Cuba "è pienamente cosciente del costo politico delle misure che si è vista obbligata ad adottare", ha segnalato Castro, alludendo alle pene capitali e ha aggiunto che nessuno pensi che non siano state bene analizzate in tutti loro aspetti. "Ci doleva per principio far male a molti dei nostri amici ed a un gran numero di persone nel mondo, la cui sensibilità per motivi di carattere religioso, umanista, filosofico, in relazione alla pena di morte, conosciamo perfettamente e che in molti aspetti noi stessi condividiamo". "Purtroppo persone che nostro popolo apprezza si sono lanciate ad emettere opinioni e giudizi senza conoscere fatti e realtà degne di essere prese in considerazione. Abbiamo pure calcolato e previsto questo rischio e non pretendiamo che condividano il nostro punto di vista".

Nuovo fronte di polemica

Poi il mandatario cubano ha aperto un fronte di polemica con Aznar. Leggendo un documento, il leader cubano ha sfidato il presidente spagnolo a confermare o smentire che il 13 aprile 1999 suggerì a Clinton: "Se siamo in guerra, facciamola davvero, per vincerla e non solo un poco. Se abbiamo necessità di persistere per un mese, tre mesi, facciamolo. Non capisco perché non abbiamo ancora bombardato la radio e la televisione serbe".

Il leader cubano ha detto che, poche ore più tardi, l'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico Nord (NATO) ordinò d'intensificare i bombardamenti e di ampliare gli obiettivi e poi ha elencato le azioni che si sono scatenate:

- 14 aprile: attacco aereo a un convoglio di rifugiati albanesi in Kossovo con un saldo di 85 morti. Due raffinerie e un quartiere residenziale di Belgrado sono distrutti in Serbia; 300 aerei in più sono aggiunti alle forze della NATO

- 16 aprile: s'incrementano i bombardamenti sulle televisioni e sui ponti radio; l'attacco generale più forte nel corso di due settimane

- 17/18 aprile: aerei della NATO compiono 500 azioni di attacco, bombardando raffinerie, ponti, fabbriche e dozzine di altri bersagli civili, in quella che è stata definita dalla stessa alleanza come la 24 ore più attiva della guerra

- 18 aprile: raffinerie di petrolio e impianti chimici sono attaccati e distrutti a Belgrato e Novi Sad, e la strada che unisce Belgrado con Podgorica, la capitale di Montenegro, è resa inutilizzabile. Due giorni prima gli attaccanti avevano cominciato a utilizzare bombe GBU-27, note come "sismiche", che s'infilano nel cemento armato e producono un forte terremoto che fa sì che l'edificio crolli e molti altri vicini siano danneggiati

- 19 aprile: edifici civili di Belgrato e Novi Sad e gli abitati di Paracin, Kraligevo e Sremska Mitrovica sono attaccate. La NATO ammette che ci possono esser stati degli errori

- 21 aprile: la NATO attacca la residenza privata del presidente della Yugoslavia, Slobodan Milosevic, la sede del Partito Socialista, tre stazioni della televisione e 20 imprese del centro commerciale Usche

- 22 aprile: due missili della NATO distruggono l'ultimo ponte sul Danubio e Novi Sad, così troncano il traffico per strada e per ferrovia, e otto stazioni di trasmissione. Gli ospedali potevano curare solo i casi urgenti e decine di bambini e giovani tra i due ed i 19 anni in Belgrado erano sul punto di morire a causa dell'impossibilità di effettuare dialisi

-23 aprile: alle 2 e 20 della notte, la centrale della televisione serba, nel centro di Belgrado, viene totalmente distrutta; nell'attacco muoiono 16 persone e sono ferite altre 19, tra cui numerosi giornalisti. Altre 20 sono sepolte dalle macerie. La NATO annuncia che i bersagli erano le comunicazioni: la radio e la televisione. Amnesty International definì questo attacco alla radio e alla televisione serbe, in una relazione di 53 pagine, come un crimine di guerra, perché si trattava di bombardamenti diretti contro un obiettivo civile.

"Erano solo trascorsi 10 giorni dai consigli del signor Aznar nella sua riunione con il presidente degli Stati Uniti", ha detto Castro. "Chiedo al signor Aznar che dica se questo è o non è vero. Qui ho un importante documento".

Sgridata a Felipe González

Castro ha trovato anche tempo per l'ex presidente spagnolo Felipe González, al quale ha ricordato che era capo del governo quando sono sorti i cosiddetti Gruppi Armati di Liberazione (GAL), squadroni della morte con protezione ufficiale impiegati nella lotta contro membri dell'organizzazione armata separatista ETA.

"Decine di etarras sono stati giustiziati extra-giuridicamente", ha detto Castro, e ha incalzato, riferendosi a González: "Dire che non sapeva nulla è una confessione da tonto o una dichiarazione cinica".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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