La Jornada - Lunedì 25 agosto
Lavoratori dell'INEGI mettono in discussione le cifre presentate dal presidente Fox
Ogni giorno si perdono in Messico 2 mila 500 posti di lavoro
PATRICIA MUÑOZ RIOS
Più di 2 mila 500 posti di lavoro si perdono ogni giorno in Messico, cifra superiore del 39 per cento a quelli che si perdevano nel 2000, afferma un'analisi elaborata dalla Coalizione Nazionale dei Lavoratori dell'Istituto Nazionale di Statistica, Geografia e Informatica (INEGI) e del Centro di Ricerca sul Lavoro e sui Consigli Sindacali (Cilas), e sottolinea che la mancanza di lavoro sta obbligando i giovani al lavoro nero, all'economia informale e impieghi di scarsa durata.
Indica che durante gli ultimi due anni il numero di impiegati senza assistenza sociale è aumentato del 6 per cento passando dai 24 ai 25,4 milioni di lavoratori - un milione 400 mila persone in più -, dato che le imprese optano per schemi d'assunzione che implicano costi minori.
Durante questa amministrazione foxista il numero dei disoccupati si è incrementato in modo allarmante, che situa la perduta dell'impiego tra i 240 ed i 400 mila posti, cifre almeno tre volte maggiori di quanto dichiarato dal governo messicano.
Il fenomeno della mancanza di lavoro si osserva pure negli stati di Nuevo León, Coahuila, Durango e Chihuahua (specialmente in Città Juárez), dove si sono persi migliaia di posti formali, e perfino in Città del Messico, dove si sono persi in particolar modo nell'industria manifatturiera, nell'industria automobilistica e nella maquila, come nella Comarca Lagunera, dove nello stesso periodo sono spariti migliaia di posti nel settore tessile.
Si stima - aggiunge il rapporto - che quest'anno 400 mila messicani emigreranno verso gli Stati Uniti in cerca d'impiego, dato che nel terzo anno di questo governo si sono persi circa 2 mila 500 lavori al giorno. Per il Cilas e la Coalizione di Lavoratori dell'INEGI, tutta questa situazione si è ripercorsa nell'assistenza sociale, tornando ad una mano d'opera messicana fra le più a buon prezzo del mondo.
Quasi 20 milioni di messicani sopravvivono con entrate inferiori a due salari minimi al mese e da questo si può dedurre che possono godere solo di un terzo del paniere di base indispensabile e rimangono fuori dalle loro possibilità: la carne, i latticini e la frutta.
Un altro punto che non si può tralasciare è la ''manipolazione della realtà che per mezzo dell'INEGI il governo federale ha cercato di fare relativamente a povertà e disoccupazione". È necessario garantire l'autonomia di questo istituto, visto che il presidente Vicente Fox rende note cifre sulla disoccupazione che lui stesso corregge ed altre statistiche il cui contenuto è da mettere in dubbio mentre prima questo istituto aveva un'alta credibilità.
Inoltre, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è la definizione di ''disoccupazione aperta'' dell'INEGI e che si basa su un criterio eccessivamente morbido, dato che basta che uno abbia dedicato alcune ore alla settimana a qualsiasi attività economicamente remunerata perché sia registrato come ''occupato'', e sono considerati come disoccupati solo quelli che sono totalmente dediti a cercar lavoro, il che distorce totalmente la realtà.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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