La Jornada - Mercoledì 24 settembre 2003
Appello a "resistere contro le spallate dell'ordine imperiale"
Caracoles zapatisti, esempio di autonomia
KARINA AVILES - INVIATA

Puebla, Pue., 23 settembre - Lo studioso sociale Pablo González Casanova ha inviato un appello a resistere contro le spallate dell'ordine imperiale ed a "dimostrare che siamo decisi a tutto, ma non a morire in ginocchio e ad aspettare che ci facciano esplodere una catastrofe mondiale nel momento in cui non riusciranno più a controllare la situazione". Oltre alla resistenza, ha aggiunto, è importante pensare ad una costruzione come quella che fanno gli zapatisti, che stanno creando "isole di utopia".

Il filosofo Adolfo Sánchez Vázquez ha sottolineato che il "desolante vuoto" che si è registrato negli ultimi decenni per la mancanza di lotte di liberazione degli oppressi e degli sfruttati, sta cominciando a cambiare con l'apparizione di un nuovo e incipiente internazionalismo, che è quello delle mobilitazioni in differenti punti del pianeta contro la dominazione mondiale dell'impero.

Benché definito territorialmente, l'impero degli Stati Uniti "è proprio di un sistema economico e sociale - il capitalismo - egemonizzato dalle transnazionali di quel paese. E perciò si espande e domina mondialmente, mosso non da principi religiosi o democratici che invoca, ma dalla tendenza all'espansione economica che sta nelle viscere del suo sistema".

L'impero, ha aggiunto, si proietta mondialmente con un internazionalismo perverso, proprio del mercato e del capitale finanziario.

All'inizio delle Tre Giornate di Teoria e Filosofia Politica organizzate dalla Facoltà di Filosofia e Lettere (FFL) dell'UNAM, dalla Benemerita Università Autonoma di Puebla e dal Consiglio Latinoamericano di Scienze Sociali, il professore Sánchez Vázquez ha presentato il tema di questo forum: Impero e nazione. Internazionalismi e nazionalismi nel secolo XXI.

Ha definito che cos'è che incarna l'impero degli Stati Uniti, che, ha precisato, non può essere sfidato da altri imperi, perché la sua potenza militare supera quella di tutti i suoi rivali messi insieme. Non accetta neppure i limiti che potrebbero imporgli le nazioni quando cercano di difendere e di affermare la loro sovranità.

Ha spiegato che l'impero non rinuncia a distruggere per la via militare un paese e scrive nel "l'asse del male" la sovranità delle nazioni. Inoltre non solo non trova limiti al suo dominio - che sia interno o esterno - nel dettar legge, ma converte pure in "un contenitore inutile l'Organizzazione delle Nazioni Unite".

Però "la nazione che oggigiorno incarna più pienamente questo espansionismo proprio del sistema nella sua fase di globalizzazione, ossia, con questa nuova e perversa modalità di internazionalismo, è anche fonte di un esasperato nazionalismo. E quindi, l'internazionalismo repulsivo della globalizzazione - egemonizzata dagli Stati Uniti - si coniuga con un isterico nazionalismo o patriottismo statunitense".

Di fronte a questo internazionalismo proprio del mercato e del capitale finanziario nei quali si proietta mondialmente l'impero, è necessario un internazionalismo dei popoli soggiogati ed oppressi. Rispetto a quest'ultimo punto c'è stato un "vuoto desolante" negli ultimi decenni e dall'altra parte si è registrato una sempre maggiore escalation dell'internazionalizzazione del capitale, però non di quella delle lotte liberatrici degli oppressi e degli sfruttati, ha aggiunto Sánchez Vázquez.

In questo senso ha aggiunto: "senza cadere in un infondato ottimismo, c'è da registrare che questa situazione - questo desolante vuoto - comincia a cambiare con l'apparizione di un nuovo e incipiente internazionalismo come alternativa alla dominazione mondiale dell'impero".

Il professore Pablo González Casanova ha passato in rassegna vari momenti storici, dall'apparizione del capitalista e del proletario fino alle lezioni lasciateci dalla generazione del '68, nel senso che "c'è che fare una democrazia a partire da posizioni di sinistra", e che la sinistra non può trionfare senza posizioni democratiche.

Nel 1982, ha puntualizzato, è iniziata ufficialmente la politica neoliberale, anche se ha avuto i suoi antecedenti con Augusto Pinochet. "In quel momento il capitale ha preso il potere in tutto il mondo" ed è arrivata la politica del bastone e della carota, perché la gente agisse e pensasse in modo "politicamente corretto".

Oggigiorno, ha aggiunto, il nervosismo universale "è tremendo e la politica continua ad utilizzare la tecnica della carota e del bastone, offrendo partecipazione a coloro che accettano e minacce a coloro che non ci stanno. Inoltre si crea una situazione di gravità considerevole e l'idea è che riusciranno a controllarla, che presto o tardi i governi di Francia, Germania, Giappone e Cina accetteranno tutto, il che è un errore molto grande dato che si dimentica come si è scoppiata la crisi. Tra il resto, per una sovrapproduzione molto forte...".

Di fronte a tutto ciò si stagliano tre concetti: dignità, resistenza e costruzione. Per esempio, ha segnalato, i Caracoles zapatisti presentano un cammino nuovo nella storia. Che invita all'organizzazione dal basso delle autonomie e a livello sia nazionale che internazionale. Gli zapatisti, ha sottolineato, "stanno costruendo quello che il grande fisico statunitense Wiener chiamava: le isole di utopia".

Il professor Federico Alvarez ha parlato ampiamente su universalità e specificità. La tensione tra i due concetti astratti che hanno forgiato la nostra epoca moderna, convertite in concrezione politica, hanno provocato "la nascita di due mostri nel più ampio senso della parola: l'imperialismo ed il nazionalismo". Al fondo di entrambe le categorie ci sarà sempre un'antitesi: la totalità e la differenza.

Bisognerebbe fare una sintesi per preservare allo stesso tempo la totalità e la specificità, l'universalità e la differenza, la nazione e il mondo. E l'antropologo sociale Héctor Díaz Polanco ha segnalato che il multiculturalismo "così come lo stiamo comprando" è una "cattiva merce", per cui è necessario dargli un contenuto differente. E l'autonomia manca di senso se non è accompagnata da una politica di vero riconoscimento.

Il direttore della FFL dell'UNAM, Ambrosio Velasco, è d'accordo con la necessità di ripensare e di definire il multiculturalismo nel contesto latinoamericano: il movimento indigeno cerca l'autonomia, il che implica una ridefinizione della nazione, anche se non la sua divisione, ha puntualizzato.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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