La Jornada - Sabato 24 maggio 2003

Agustín López Luna ha dovuto pagare 3 mila 400 pesos di cauzione per essere messo in libertà

Scarcerano zapatista incarcerato sei giorni per errore

Tensione in San Andrés Sakamch'en per lavori della Commissione Federale di Elettricità

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Municipio Autonomo Lucio Cabañas, Chis., 23 maggio - Il contadino Agustín López Luna, abitante del municipio autonomo Lucio Cabañas, è stato messo in libertà, dopo essere rimasto per sei giorni nel Centro di Riabilitazione Sociale (Cereso) di San Cristóbal de Las Casas. Sebbene le accuse siano risultate false, ha dovuto pagare 3 mila 400 pesos di cauzione e quasi ringraziare per le prepotenze che ha subito.

López Luna era stato catturato da due agenti di polizia e tre abitanti di Paraje Cruz Chèen lo scorso 17 maggio e condotto (in un'automobile privata marca Tsuru) alla città di San Cristóbal de Las Casas per essere poi recluso nel Cereso n. 5. Lo accusavano di essere zapatista e di occupare illegalmente il terreno che abita e lavora per eredità in San Antonio (municipio ufficiale di Tenejapa).

Alonso e Santiago Santiz Girón, ex proprietari agricoli che hanno venduto la loro proprietà "e si sono dedicati a vivere del commercio delle terre", secondo le autorità del municipio autonomo, avevano sporto denuncia contro López Luna per "reati che non ha mai commesso". All'arresto, la polizia lo accusò prima di tutto di "essere zapatista", il che è vero, però non è un reato previsto dalla legge.

Il consiglio autonomo denuncia che López Luna e la sua famiglia hanno ricevuto minacce e aggressioni nel Paraje dove vivono, da parte di un gruppo di priisti della regione "con l'appoggio del presidente municipale di Tenejapa, della sicurezza pubblica e dei giudiziari, che li proteggono ed obbediscono loro quando fanno delle azioni ingiuste e corrotte".

Il municipio ribelle ha ribadito oggi quello che aveva già detto lunedì: "Richiediamo che tutti noi che stiamo coinvolti nella costruzione della autonomia, siamo rispettati e si rispettino i nostri diritti".

Due portavoce del consiglio di Lucio Cabañas hanno dichiarato a La Jornada che esigono pure che "finiscano gli attacchi contro i nostri compagni basi d'appoggio del Paraje San Antonio e di altre comunità autonome".

"Se c'è, che ci sia per tutti"

Le autorità autonome di San Andrés Sakamch'en e centinaia di abitanti del capoluogo municipale, hanno denunciato che il governo regionale (e minoritario, che però riceve le risorse governative) tenta d'imporre alla popolazione una "ricostruzione degli impianti per la distribuzione dell'energia elettrica", cambiando il servizio da monofase a trifase e questo "sta generando problemi fra la popolazione".

Le autorità in resistenza di San Andrés affermano che i priisti (che amministrano l'opera con la Commissione Federale di Elettricità, CFE) "ci pongono una condizione: che paghiamo i debiti a partire dall'anno 1994 e solo così avrà inizio l'opera". C'è da segnalare che in Chiapas esiste da anni un'ampia resistenza contro la CFE, che coinvolge abitati zapatisti e non zapatisti di tutte le varie zone dello stato.

"Non accettiamo questa forma di pressione", dicono gli autonomi: "Se il governo vuole 'ricostruire' l'energia, lo può fare ma senza porre condizioni, perché noi siamo il popolo che vive in resistenza civile, mentre il governo non ha rispettato gli accordi di San Andrés". Aggiungono che accetterebbero l'opera "se non pongono delle condizioni".

Ma non accetterebbero che le opere dotino di energia elettrica solo i priisti, "e ci escludano, perché così ci sarà un problema molto grave e non rimarremmo zitti. Se c'è, che ci sia per tutti, non solo per un gruppo di gente".

Autorità autonome, agenti municipali e "patronati per l'energia elettrica" assicurano che stanno sorgendo gli stessi problemi in altre comunità. L'eventuale taglio del rifornimento elettrico danneggerebbe circa 200 famiglie del villaggio di San Andrés (ufficialmente chiamato Larráinzar). Però i ribelli segnalano che "il problema non è solamente in questo capoluogo e nemmeno solamente nel municipio di San Andrés, ma su scala statale e nazionale".

Le autorità autonome sollecitano "rispettosamente" una soluzione "pacifica e favorevole". In caso contrario, "se i priisti o il governo fanno ciò che vogliono e se ci obbligano con la forza, il popolo prenderà le sue misure". E "finché il popolo non ottiene la soluzione di ciò che chiede, non rimarrà zitto né molto meno accetterà le briciole del governo".

L'evidente "surriscaldamento" di conflitti e di assedi ai municipi autonomi in corso, è accompagnato da un incremento generalizzato della repressione governativa violenta, incarceramenti ingiustificati ed aggressioni contro difensori dei diritti umani in Chiapas. Tutte le organizzazioni civili della regione coincidono sul fatto che quello di Pablo Salazar Mendiguchía "è un governo che viola i diritti umani". Lo accusano di avere "un doppio discorso" in materia di diritti umani: "Molte dichiarazioni e pubblicità pagata per far credere che li rispetta, però nella pratica le loro azioni sono di disprezzo delle garanzie di base".

Decine di organizzazioni civili hanno confermato oggi che molti operativi di polizia "si fanno sotto la scusa della 'applicazione dello stato di diritto', lasciando un saldo di feriti, di arresti arbitrari e di massa".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



logo

Indice delle Notizie dal Messico


home