LA JORNADA 24/2/3

Il capo della Casa Bianca ha telefonato ai presidenti del Messico e del Cile

Bush fa pressioni a Fox e a Lagos perché lo appoggino nel Consiglio di Sicurezza

È necessario "essere forti" per riuscire a disarmare Saddam Hussein

NOTIMEX - Washington - 23 febbraio

Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha telefonato questo fine di settimana i suoi omolighi del Messico, Vicente Fox Quesada, e del Cile, Ricardo Lagos, per chiedere il loro appoggio sul tema dell'Iraq, che sarà discusso all'ONU.

Il portavoce della Casa Bianca, Ari Fleischer, ha detto che il presidente statunitense ha telefonato alla vigilia della riunione per ricalcare che il Consiglio di Sicurezza necessita essere forte per riuscire a disarmare totalmente Sadam Hussein.

Messico e Cile sono due dei dieci membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

Secondo il giornale statunitense The New York Times, le telefonate di Bush a Fox e a Lagos volevano "far pressione per ottenere il loro appoggio".

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La telefonata di ieri di George Bush è stata il punto finale di una settimana di pressioni sul Messico che sono iniziate con la visita del presidente del governo spagnolo, José María Aznar, che è venuto nel nostro paese esclusivamente per parlare con Vicente Fox del conflitto in Iraq. Anche se la versione ufficiale della Presidenza della Repubblica parlava di un incontro "cordiale", in realtà s'è trattato di uno scontro per le posizioni troppo distanti.

La difesa di Aznar della visione statunitense e della franco posizione a favore della guerra non ha trovato eco nel governo messicano, che ha rivendicato la necessità di dare spazio agli ispettori dell'ONU.

Questo incontro è stato considerato quasi all'unanimità in Messico come una deliberata pressione del mandatario spagnolo perché il nostro paese modificasse la sua posizione ed appoggiasse quella di George W. Bush.

Aznar nella conferenza stampa posteriore ha rifiutato tele versione, pero ha insistito dicendo che in questo momento bisogna forgiare il massimo del consenso possibile, segnalando Saddam Hussein come l'unico responsabile della tensione mondiale.

Ma la visita di Aznar è stato appena il primo segnale della crescente pressione che si sta esercitando sul Messico per modificare la sua posizione sul conflitto fra Washington e Bagdad.

Il giorno dopo, durante la sua visita all'Università delle Americhe, l'ambasciatore degli USA, Tony Garza, ha lanciato un avvertimento: "Non stiamo chiedendo al Messico che faccia un favore agli Stati Uniti. Ci aspettiamo che agisca sulla base dei suoi interessi e della sua responsabilità nella comunità internazionale.

Tra allusioni che il Trattato di Libero Commercio dell'America del Nord (NAFTA) dia buoni risultati per entrambi i paesi, il diplomatico statunitense ha lasciato in chiaro ciò che il suo paese s'aspetta dal Messico all'interno del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Lo stesso giorno, The Washignton Post ha pubblicato un'intervista con Garza donde lasciava intravedere la possibilità che il Congresso non approvasse le riforme legali in materia migratoria ed altri temi d'interesse del governo messicano si se fosse dato un voto contrario agli Stati Uniti nelle Nazioni Unite.

Intanto a Città del Messico, l'Arcidiocesi del Messico ha criticato "l'ostinazione" degli Stati Uniti ad iniziare un attacco contro l'Iraq, azione che trova le sue scuse in una presunta prevenzione dagli attacchi del terrorismo. "La guerra non beneficia nessuno, nemmeno la nazione attaccante. Attraverso la guerra, perderemo tutti", si legge nell'editoriale del settimanale Desde la fe.

JOSE ANTONIO ROMAN


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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