La Jornada 23 settembre 2003

Basi della CIOAC ufficiale diffidate dal realizzare aggressioni

ATTACCHI ALLA GIUNTA DEL BUON GOVERNO PER AVER SVELATO ATTI DI CORRUZIONE

HERMANN BELLINGHAUSEN / II ed ultima - Inviato

La Realidad, 22 settembre - Una costruzione nuova, di legno con tetto di lamiera ad un lato del caracol La Madre dei Caracoles del Mare dei Nostri Sogni, è l'ufficio della Giunta del Buon Governo. Cinque indigeni occupano un grande tavolo ingombro di carta, solo carta. Parlano a turno per La Jornada. Tra loro c'è una donna. La prima che questo inviato ha occasione di vedere far parte delle nuove strutture del governo autonomo.

Oltre che cartellette, quaderni, documenti ed alcune riviste, c'è solo un oggetto sul tavolo. Potrebbe essere un fermacarte, ma, di quale dei mucchi di carte che occupano tutta la lunghezza del tavolo ed indicano che i lavori della Giunta del Buon Governo (JBG) superano le attese iniziali? Si tratta di una riproduzione molto semplice e stilizzata, della Torre di Pisa, in legno verniciato. Una figura umana "trattiene" con il braccio la leggendaria costruzione.

- Ce l'hanno regalata dei visitatori italiani - spiega uno degli indigeni. Ed un altro lo asseconda:
- E ci hanno anche detto che questa torre non cade. Che non è necessario trattenerla.

La JBG ricapitola la questione con la Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos (CIOAC) ufficiale ed autorizza il reporter a parlare da solo con Armín Morales Jiménez. È un giovane uomo, sposato e con una figlia, di Las Margaritas. È trasportatore. È detenuto da 20 giorni dalle autorità autonome di San Pedro de Michoacán, con l'accusa di aver rubato un veicolo.

- Spaventato? - chiedo. È pallido. Tirando indietro la testa, come stirandosi, dice:
- No. Ci conosciamo tutti. Sono stato zapatista.
- Pensi che questo abbia a che vedere con il tuo problema attuale?
- No. Per niente. È un'altra cosa.

Come si sa, in qualche occasione la CIOAC ufficiale aveva assicurato che la sua cattura era una rappresaglia per aver abbandonato l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), per aver lasciato la resistenza ed il lavoro con gli zapatisti.

Lui non lo dice, ma Armín è stato uno degli autisti che ha aiutato gli abitanti di Guadalupe Tepeyac a ritornare al loro villaggio di origine il 7 agosto 2001. Ammette che il trattamento che sta ricevendo durante la detenzione "non è cattivo", ma si dichiara innocente. E riprende la storia del 2001 quando lavorava da autista con Rigoberto Hernández Pinto. Armín ricorda:

- Siamo stati amici. Mi ha dato la sua fiducia. Mi ha chiesto di trovare denaro. L'ho avuto. Ho impegnato documenti. Gli ho dato 15 mila pesos. Poi non me li ha restituiti. Allora ho detto "pagami, pagami" e lui "non li ho". Mi si è rotto il carro. Mio papà (Absalón Morales) allora mi dice: "lo aggiustiamo e lo sistemiamo (per trasporto) e con questo ce lo ripaghiamo". Abbiamo fatto due viaggi e si è fuso.

Qui la sua versione si scosta da quella di Rigoberto che sostiene che Armín "ha lavorato" con il carro per diversi mesi. Poi ha venduto il veicolo già fuso, a Eduardo Cristiani. Come è già stato reso noto, il problema si è complicato ulteriormente. Il Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas li ha convocati domani ad un incontro: "Preoccupati per la situazione generata dalla compra-vendita di un veicolo Ford di tre tonnellate, vi invitiamo al una riunione il 23 settembre prossimo alle ore 16 per discutere tutti insieme il problema".

Il Fray Bartolomé propone che la riunione si tenga a La Realidad "per sentire anche la versione di Armín. Le autorità della JBG ci ha garantito tutta la sicurezza ed il rispetto necessari alla realizzazione della riunione".

Settimane fa, membri della CIOAC indipendente hanno sollevato le proteste di Rigoberto al consiglio autonomo di San Pedro de Michoacán. Questa fazione della CIOAC ha, d'altro lato, divergenze sul percorso La Margaritas-Momón con i trasportatori affini alla CIOAC ufficiale. Alla luce di questa diattriba, il direttivo della CIOAC ha fatto suo il caso di Armín ed ha sequestrato ed arrestato indipendenti e zapatisti. (Per lo meno concordano in una cosa le autorità autonome ed il detenuto: la diatriba tra le due CIOAC non è per nulla in relazione con il problema tra privati che la JBG sta cercando di risolvere davanti all'inattività della giustizia governativa).

Ancora una volta, l'applicazione della giustizia da parte delle autorità autonome zapatiste, svela atti di corruzione all'interno dei pubblici ministeri di municipi ufficiali come Teopisca, Comitán e Las Margaritas. Chissà che questo sia il sintomo più inquietante dell'attuale processo di governo autonomo instaurato dagli zapatisti con la creazione dei caracoles. Per questo a livello politico si fa di tutto per attaccare e screditare le JBG. In particolare i priisti (ad Ocosingo e nella zona nord) ma, come in questo caso, anche i perredisti (i governi municipali di Comitán e Las Margaritas, il deputato Luis Hernández Cruz ed il direttivo della CIOAC "storica" o ufficiale).

"Le basi della CIOAC non sono d'accordo di portare avanti questo problema. Ma i loro dirigenti li hanno obbligati sotto la minaccia di escluderli dai progetti. Quandi i compagni erano sequestrati a Saltillo, il presidente municipale di Las Margaritas, Jorge Luis Escandón ed il deputato Hernandez, sono arrivati a distribuire cemento e sembra anche bevande, perché tutti sembravano ubriachi", riferisce a La Jornada un membro della JBG. "Ma i funzionari non si sono accorti che lì erano sequestrati e legati i nostri compagni".

Aggiunge: "insieme ai consigli autonomi vogliamo che si applichi una giustizia vera. Adesso sappiamo che gente della CIOAC riconosce di essere caduta in un vespaio per non aver indagato bene su Armín. Ma continuano a trattenere il nostro camion ed hanno preso la mercanzia che portava. La pressione che esercitano su di noi non è una forma di giustizia, e loro lo sanno".


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo)



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