La Jornada - Lunedì 22 settembre 2003
Le autorità zapatisti saturate di lavoro dicono: "ci occupiamo di tutti"
La CIOAC ufficiale ostacola l'applicazione della giustizia della Giunta del Buon Governo
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

La Realidad, Chis., 21 settembre - La Giunta del Buon Governo Verso la Speranza e il consiglio municipale autonomo San Pedro de Michoacán, in interviste separate, coincidono sul fatto che non libereranno Armín Morales Jiménez finché non pagherà per il camion rubato. "Non è un problema politico, come ha detto la Centrale Indipendente degli Operai Agricoli e Contadini (CIOAC) ufficiale. È solo un problema di giustizia. C'è un furto e l'accusato lo ammette", ha spiegato stamattina un membro della Giunta del Buon Governo del caracol Madre dei Caracoles del Mare dei Nostri Sogni.

"Siamo saturati di lavoro. Ci presentano problemi comunitari, agrari, di trasporto, di giustizia. Vengono sia i compagni (zapatisti) che i non compagni. Ci occupiamo di tutti. Siamo d'accordo con i nostri popoli nel fare l'autonomia. La giunta è al servizio di tutti", aggiunge.

"Non c'è rifiuto", dice un altro membro dell'organizzazione. "È falso quello che dicono alla radio e sulla stampa. In questa regione nessuno rifiuta le nostra giunta. Quelli che non sono d'accordo non hanno problema con noi".

Ciononostante, le cose non sono facili. E ancor meno quando si tratta di conciliare questioni di giustizia. Come è illustrato dal conflitto intorno all'arresto di Armín, che ha acquisito maggiori proporzioni quando si è inserita la dirigenza della CIOAC ufficiale, col sequestro di cinque membri della CIOAC indipendente e poi di due trasportatori del municipio autonomo, e quindi montando una campagna contro la giunta ed i dissidenti della sua stessa organizzazione.

Giustizia col "pizzo"

All'origine del problema c'è il Ministero Pubblico di Comitán, che ha chiesto 6 mila pesos di "pizzo" a Rigoberto Hernández Pinto per procedere contro Armín per essersi appropriato di un suo veicolo mesi indietro. Vedendo che se non "ungeva" non avrebbe avuto giustizia, Rigoberto ha portato la sua querela alle autorità autonome di Terra e Libertà e San Pedro de Michoacán.

Nella regione tojolabal si sa già come funziona la giustizia zapatista. Si pratica da prima che si installassero le giunte del buon governo. Già in precedenti occasioni, privati di diverse filiazioni politiche (inclusi priisti e perredisti) si sono rivolti alle autorità autonome, a causa delle omissioni della giustizia ufficiale.

Così quando il consiglio di San Pedro de Michoacán ha citato tutti quelli che erano coinvolti dalla accusa di Rigoberto, tutti hanno accettato di buon grado di presentarsi nel caracol di La Realidad il 2 settembre. L'accusato, in compagnia di suo padre Absalón Morales, l'accusatore, e Eduardo Cristiani, che ha comprato da Armín il carro di Rigoberto. Tutti si son detti d'accordo che per risolvere il problema, il signor Absalón avrebbe trovato 80 mila pesos, valore che si attribuisce al veicolo rubato (e che in qualche punto del tragitto di questa storia "si è bruciato", mentre lo usava Armín invece di restituirlo a Rigoberto).

Il consiglio ha proposto un periodo di 15 giorni, però il signor Absalón si era impegnato a trovare il denaro in quattro giorni. Nel mentre Armín è rimasto in stato di fermo a La Realidad. Arrestato, non incarcerato, come egli stesso ha detto oggi conversando con me.

La faccenda si è complicata quando la CIOAC ufficiale ha preso in mano la situazione, anche se Armín non è un suo militante. Ha sequestrato dirigenti della fazione indipendente e poi, il 10, José Luis Solís e Oscar Lorenzo Méndez, lavoratori della giunta.

Tutto, per esigere la liberazione di Armín. Lui dice di non sapere quanto è successo dopo il 2. Sa solo che a partire dal 10 è stato fermato dal consiglio autonomo e d'allora passa il giorno in una cella. Gli permettono di andare al gabinetto e di bagnarsi. Una famiglia di La Realidad, suoi parenti, gli porta da mangiare due volte al giorno.

"È lui che ha voluto così", dice il rappresentante del consiglio autonomo. "Altrimenti gli avremmo dato da mangiare noi".

Il portavoce autonomo nega che l'arrestato sia costretto a "lavori forzati" o patisca "tortura psicologica", come ha dichiarato la CIOAC ufficiale. "Chi vuole può venire a visitarlo. Però non viene nessuno. Abbiamo pensato che i suoi familiari sanno che sta bene, perché loro parenti di questa comunità li tengono informati".

Membri della giunta riferiscono a La Jornada: "Il 2 ci siamo riuniti con i consigli autonomi di San Pedro de Michoacán e Tierra y Libertad, con Armín e Absalón Morales, Rigoberto Hernández Pinto, Eduardo Cristiani e Salomón (sic). Armín ha riconosciuto di aver venduto il camion di Rigoberto al signor Cristiani. Si è concordato allora che il colpevole resta agli arresti finché non verrà pagato il costo del camion".

Nei giorni seguenti è arrivata a La Realidad una commissione, guidata da Carlos Alvarez, dell'Unione degli Ejidos Terra e Libertà, alla quale appartiene l'arrestato. "Hanno potuto vederlo libero, che giocava, senza che nessuno lo trattasse male". Dopo è arrivato il delegato di governo di Las Margaritas, Agenor Gordillo Culebro.

"Allora è iniziato il problema con la CIOAC ufficiale. Loro hanno minacciato blocchi stradali e il 10 hanno catturato con violenza i nostri compagni, come puri ostaggi, perché non erano in relazione con il problema. Senza poter parlare con nessuno e maltrattati, li hanno portati da Zaragoza a Francisco I. Madero, Saltillo, Justo Sierra e 20 de Noviembre. Li ha interrogati minacciandoli Miguel Angel Vázquez Hernández (il dirigente regionale della CIOAC ufficiale). Voleva che loro firmassero perché la giunta li scambiasse con Armín. I compagni hanno detto che loro non sono delinquenti né merce di scambio".

Secondo la giunta, "si è visto che la CIOAC ufficiale avalla questi furti, però il reato non può rimanere impunito".

Come si sa, la CIOAC ufficiale ha liberato i due zapatisti in Comitán giovedì 18. Prima aveva liberato pure i cioacisti indipendenti, al che uno si domanda che avevano a che vedere con la situazione, e non se ne capisce niente, almeno direttamente. La faccenda si complica pure con la corruzione del Ministero Pubblico in Comitán e si miscela con le pratiche clientelari del presidente municipale di Las Margaritas, Jorge Luis Escandón Hernández e del deputato perredista Luis Hernández Cruz. E si aggiungono i problemi tra le organizzazioni perredisti per il trasporto.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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