La Jornada 22 aprile 2003

ZAPATISTI DI NUEVO SAN ISIDRO SONO IN ALLERTA

TEMONO L'AGGRESSIONE DA PARTE DEGLI INDIGENI LACANDONI

ANGELES MARISCAL e ELIO HENRIQUEZ - Corrispondenti

Simpatizzanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) vicini del villaggio di Nuevo San Isidro, nella Riserva della Biosfera dei Montes Azules, hanno comunicato che da questo lunedì sono "in allerta" in quanto è scaduto il termine stabilito dagli indigeni lacandoni per abbandonare la regione, dietro la minaccia di essere cacciati.

Dal sopralluogo effettuato da giornalisti dei mezzi di comunicazione statali chiapanechi, brigate zapatiste armate di machete, vigilano l'ingresso di Nuevo San Isidro ed i campi seminati, in attesa dell'arrivo degli indigeni lacandoni.

La minaccia è stata lanciata lo scorso 12 aprile, quando leader lacandoni, che si autodefiniscono guardiani della selva del Chiapas, accompagnati da autorità della Segreteria della Marina e della Procura Federale per la Protezione dell'Ambiente (Profepa), hanno minacciato di sgombero gli abitanti di Nuevo San Isidro.

Successivamente i lacandoni si sono recati nella comunità vicina di Nuevo San Rafael lanciando le stesse minacce. Il termine indicato dai lacandoni è scaduto il 19 aprile scorso ed osservatori e difensori dei diritti umani si sono recati a Nuevo San Isidro, dove abitano 162 persone, per portare misure di sicurezza. Ma, queste persone, membri di sei organizzazioni non governative, hanno abbandonato la zona questo lunedì.

Ai giornalisti del Chiapas che visitavano Nuevo San Isidro, un indigeno che ha dichiarato di chiamarsi Lorenzo, ha dichiarato a nome dei suoi compagni: "difenderemo le nostre terre in maniera pacifica, non risponderemo alla violenza" (dei lacandoni).

Ha aggiunto che sono consapevoli di vivere in una delle zone naturali più importanti del Messico e che "ci siamo preoccupati di non danneggiare la selva, abbiamo seminato solo sei ettari di terra. Siamo venuti qui perché non abbiamo un altro posto in cui vivere".

Questi indigeni provengono dalla zona de Los Altos e dal municipio El Bosque da cui sono dovuti scappare a causa delle persecuzioni e delle minacce da parte di gruppi legati al PRI ed al governo statale.

Il vescovo di San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Felipe Arizmendi Esquivel, ha chiesto alle autorità statali e federali, così come agli indigeni lacandoni, "di evitare la violenza e lo sgombero con la forza" degli abitanti della Riserva della Biosfera dei Montes Azules. In un'intervista, il prelato ha dichiarato che per risolvere il problema degli insediamenti irregolari nei Montes Azules, "si deve combinare il diritto alla terra ed alla vita degli indigeni e dei contadini, e la protezione dell'ambiente e dell'ecosistema, in quanto si stanno distruggendo aree naturali di grande importanza". Felipe Arizmendi ha affermato che "la maggior parte della gente si trova nei Montes Azules né per piacere e né per turismo, ma per necessità, poiché cacciati od espulsi dalle proprie comunità".


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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