La Jornada - Lunedì 20 ottobre 2003
I priisti avevano chiesto ai militari "che venissero ad ammazzarci"
Una versione per occultare gli atti d'intimidazione

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Tzacucum, Chis. 19 ottobre - "Fin qui sono arrivati i soldati", afferma indicando il sentiero con la mano aperta, un indigeno con passamontagna che parla a nome della comunità. "Abbiamo detto loro: abbassate le armi. Venivano puntandoci".

Lo circondano altri 10 indigeni incappucciati, che intervengono ogni tanto o discutono tra di loro qualche informazione prima di tradurla in castellano, e poi ci sono altri 50 uomini con il volto scoperto. Però è lui che porta avanti il racconto dell'incursione militare di lunedì scorso: "Qui li abbiamo fermati per mezz'ora. Parlavano solo e prendevano foto. A noi non piace che ci facciano delle foto. Poi sono saliti alla scuola". Tzacucum sbuca fra pendii e scarpate e la scuola è ad alcuni passi da dove ci troviamo, però circa 15 metri più in alto. "Stavano parlando per radio o telefono, o non so come cavolo si chiama quel coso in cui parlano".

Nel relativamente piccolo municipio San Pablo Chalchihuitán non ci sono accampamenti militari, sebbene lo circondano completamente le basi e gli accampamenti dell'Esercito nei vicini Chanalhó, Simojovel e El Bosque. La posizione castrense più vicina è nel cortile della scuola elementare in Las Limas, lungo la strada che va da Chenalhó a Polhó e Pantelhó. Però la pattuglia di 35 soldati che si è introdotta in Tzacucum e Jolitontic ha detto di venire direttamente da Rancho Nuevo, sede della 31^ zona militare in San Cristóbal de Las Casas.

"Sono false tutte le cose che sono uscite alla radio. Bugie che i soldati inventano di proposito. Prima di venire avevano fatto girare la voce che sarebbero cominciati gli spari. Il dottore della clinica (governativo) se n'è andato prima che arrivassero i soldati. Il presidente del comitato d'educazione ufficiale ha convinto i maestri della scuola Cuauhtémoc ad andarsene, ha messo loro paura di proposito".

Ricorda che durante l'inusuale incursione di truppe federali, la minoranza priista della comunità ha minacciato le basi zapatisti.

"Però quando i soldati se ne sono andati via, donne e bambini dei priisti hanno iniziato a lasciare le loro case. Circa 90 se ne sono andati a Chalchihuitán facendosi passare per profughi. Loro sanno che non siamo stati noi quelli che abbiamo detto loro di andarsene. Non erano profughi e sono già tornati".

Dopo aver negato l'esistenza di piante di droga, come avevano "suggerito" fonti militari ("noi seminiamo solo mais, fagioli e caffè"), il rappresentante zapatista dichiara: "Non stiamo lottando con quelli del PRI. Loro ci trattano male. Ci vorrebbero espellere. Però noi siamo la maggioranza". Poi specifica: "Qui in Tzacucum in 260 persone siamo basi d'appoggio. I priisti sono 140. Loro avevano chiesto all'Esercito che ci venisse a finire. Dopo hanno avuto paura di noi, però noi non abbiamo detto niente a loro".

Così, le versioni che sono circolate insistentemente lungo la settimana (che gli indigeni avevano "sequestrato" per varie ore i soldati) pretendono di nascondere il fatto che si è trattato di una incursione intimidatoria a due comunità.

Dell'agente municipale Mariano Díaz Pérez, fonte iniziale di quelle versioni, il rappresentante ribelle dice: "è molto giovane. È un ragazzo che non sa fare bene il suo lavoro".

Invece, il sindaco municipale di Chalchihuitán, Manuel Díaz Gómez, ancora ieri sosteneva l'informazione del sequestro e del riscatto, e "denunciava" che gli zapatisti stavano creando un nuovo municipio autonomo.

Nella regione non è stato dichiarato nessun municipio ribelle e le comunità si rivolgono alla giunta del buon governo nel Caracol di Oventic. Attualmente, delle 22 comunità in zona, in 13 esistono basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e in 10 di queste sono già la maggioranza. "Sono aumentate le basi d'appoggio. Nel 1994 eravamo pochi, in Chalchuihuitán la gente credeva che non esistessimo", dice il rappresentante.

In quanto alla pretesa relazione tra l'operativo militare ed il conflitto sui confini con il municipio di Chenalhó (850 ettari in disputa dal 1986), il portavoce ribelle dichiara che il presidente municipale, Nicolás Sánchez Pérez, vorrebbe chiedere un'imposta prediale per quelle terre. "Noi non accettiamo di pagare per quei terreni. E lui ha voluto a tutti i costi l'elenco di quelli che non pagano, per sapere chi sono gli zapatisti".

La strada fra Tzacucum e Jolitontic, benché sia in cattive condizioni, è nuova. Fino a poco fa bisognava camminare attraverso i monti. Si dice che il sindaco Sánchez Pérez voglia inaugurare la strada la settimana che entra, insieme alla ditta costruttrice.

Vicino di Tzacucum si erge il monte Muktavitz, "il posto più grande del mondo secondo gli antenati", spiega un giovane indigeno. "Loro dicevano che da lassù si poteva vedere tutto, fino a Città del Messico". Meno isolate, le nuove generazioni non sembrano più credere al mito del "monte grande" (che è il significato del suo nome in tzotzil).


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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