La Jornada - Giovedì 18 settembre 2003
Il 6,6% del disboscamento mondiale
Il Messico perde all'anno un milione di ettari di bosco
L'accelerata devastazione nel paese: in 70 anni, il 95% in meno di selve tropicali
KARINA AVILES - INVIATA
Morelia, Mich., 17 settembre - Il Messico occupa il quarto posto per diversità su scala internazionale, però è anche uno dei più disboscati. Su 15 milioni di ettari di boschi che si perdono all'anno nel mondo, un milione (il 6,6 per cento) compete al nostro paese. Adesso esiste solo più il 5 per cento delle selve tropicali di quelle che c'erano 70 anni fa, ha segnalato Alberto Ken Oyama, direttore del Centro d'Investigazione in Ecosistemi (Cieco) dell'UNAM.
Lo scienziato universitario ha dichiarato che le conseguenze di questo "nero panorama" per il paese sono già "disastrose", dato che non si sono solo perdute specie che esistevano solo in Messico, ma si sono pure distrutti organismi importanti per trovare soluzioni a gravi malattie. In più la produttività agropecuaria è di fronte a gravi danni e forti perdite.
A tutto ciò si aggiunge l'assenza di risorse per l'ecologia, dato che le "priorità" governative sono per altro e quindi lo sviluppo della ricerca messicana è in "seri problemi". Il ricercatore si è lamentato che, con il cambio del titolare nella segreteria, la politica che si stava intraprendendo "si sia interrotta".
Nella sede del Cieco, uno dei poli della ricerca sugli ecosistemi più importanti della repubblica - dove questo giovedì il rettore Juan Ramón de La Fuente inaugurerà nuovi laboratori -, Ken Oyama ha ricordato che il 40 per cento delle specie vegetali sul territorio nazionale sono in pericolo di estinzione.
Il tasso attuale di estinzione di specie e di perdita di biodiversità è da 100 a mille volte più rapido di quello prima della presenza dell'essere umano sulla Terra.
Ken Oyama ha spiegato che delle 150 varietà di quercia identificate in Messico quasi 90 sono endemiche, di lì l'importanza di proteggerle. Un altro caso allarmante è quello della farfalla Monarca, dato che è l'unica al mondo.
Il direttivo ha lanciato un appello perché per lo meno nelle aree protette non si permetta la costruzione di centri turistici. Ha sottolineato la necessità di far ricerca per "conoscere la diversità reale esistente della nazione".
È molto scoraggiante per i ricercatori il fatto che i loro studi e progetti rimangano bloccati per l'assenza di appoggi economici. La stessa UNAM ha problemi di finanziamento per i propri progetti a causa della carenza di risorse da parte del governo.
Il Cieco conta su alcune installazioni su mille e 378 metri quadrati dove lavorano 28 accademici. È ubicato strategicamente qui, visto che la regione occidentale - che comprende anche gli stati di Colima, Jalisco, Nayarit e parte di Guanajuato - è di gran interesse di studio, per la sua importanza in termini di biodiversità e di conche idrografiche.
Questo giovedì il rettore De La Fuente e il governatore Lázaro Cárdenas Batel hanno inaugurato l'ampliamento del Cieco e firmeranno il trattato di installazione e di funzionamento dell'Unità Accademica dell'Istituto di Geografia, per la quale il governo dello stato ha concesso una casa coloniale nel centro storico di Morelia, mentre l'università ha equipaggiato l'edificio.
L'investimento in questa unità è stato di un milione e mezzo di pesos e il suo obiettivo è di contribuire a programmazione, uso, restauro e monitoraggio del territorio. Il costo dei laboratori è stato di 12 milioni di pesos.
Il rettore firmerà anche due trattati generali di collaborazione con il governo statale e l'Università Michoacana di San Nicolás di Hidalgo. I progetti che promuoverà l'università con il governo locale si focalizzeranno su aree prioritarie come lo sviluppo di comunità emarginate, l'educazione, l'alimentazione e la salute, ecc.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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