ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
Calendario della Resistenza
SETTEMBRE: STATO DI MEXICO, LA NONA STELE
(La fortuna del ricco si costruisce con la complicità dei politici, e sullo sfruttamento dei poveri)
A volte volando e a volte ruotando, a volte nuvola e a volte pietra, la mano e lo sguardo si posano sul nono mese del calendario: settembre. E arrivando a settembre si arriva anche allo stato di México. Questo è lo stato più popoloso della Repubblica Messicana (più di 13 milioni nel 2000) e con i maggiori contrasti sociali: alcuni potenti (i cui nomi si confondono con quelli dei politici) con una ricchezza insultante e tanti poveri con una miseria che farebbe pena se non fosse per la dignità con cui resistono.
Nello stato di México vivono quasi un milione di indigeni. Zapotecos, totonacas, otomís-Hñahñú, nahuas, mixtecos e mazahuas, tra altri, vivono e resistono ad uno dei più pesanti saccheggi della storia del paese.
La nuvola prova sincero sconcerto: in queste terre, basta fare pochi passi per vedere grandi centri commerciali e lussuose zone di svago e, a pochi metri, comunità prive dei servizi minimi. Se qualcuno vuole un esempio di quello che il neoliberismo progetta per il nostro paese, basterebbe fare un giro per lo stato di México. Qui convivono una ricchezza che fa schifo tanta è l'opulenza, una corruzione sfrenata della classe politica (PAN, PRI e PRD - ed i nani - che non solo competono nelle elezioni, ma anche nel crimine organizzato), con una povertà estrema ed una resistenza dignitosa.
Appena arrivati su questo suolo, un volantino gettato in una strada qualsiasi accusa:"Stato di México: Covo di Politici Criminali: José Antonio Ríos Granados, Tultitlán, PAN, furto per 90 milioni di pesos; José Antonio Domínguez, Atizapán, PAN, omicidio e furto di 300 milioni; Eulalio Esparza Nieto, Chalco, PRI, furto per 20 milioni; Rigoberto Amado Quintanar, El Oro, PRI, sottrazione indebita, abuso d'ufficio e danni a proprietà altrui; Juan de la Cruz Ruiz, Temascalcingo, PRI, sottrazione indebita; Rafael Pérez Martínez, Tequixquiac, PAN, sottrazione indebita; Zeferino Reséndiz Segura, Tenancingo, PRI, abuso d'ufficio e diffamazione; Fernando Covarrubias, Zavala, Cuautitlán Izcalli, PAN, nepotismo e furto; Edelemira Gutiérrez, Cuautitlán, PAN, peculato; Roberto Zepeda Guadarrama, Chapa de Mota, PAN, abuso d'ufficio; Guillermo Espinoza González, Huixquilucan, PAN, frode; Félix Ismael Germán Olivares, Tecámac, PAN, furto ed storno; Agustín Hernández Pastrana, Ecatepec, PAN, furto, storno e irregolarità amministrative; Ignacio Anguiano Martínez, Coyotepec, PRI, furto, storno; Miguel Bautista López, Nezahuacóyotl, PRD, furto, reati amministrativi; Julián Angulo Góngora, ex sindaco di Cuautitlán Izcalli, PAN, furto e corruzione per 20 milioni; Sergio Gamiño, ex sindaco di Coacalco, PAN, furto e corruzione per 20 milioni; Carlos Cornejo Torres, ex sindaco di Chimalhuacán, PRI, omicidio. (Fonti: Congresso dello stato di México, Ispettorato Interno e Contabilità Generale)".
La nuvola, forse ancora stordita dal viaggio, compie movimenti disordinati nei cieli di México:Là c'è San Salvador Atenco, dove il saccheggio, mascherato da aeroporto, è stato fermato da una fermezza che ha sorpreso politici ed industriali. Ma non c'era solo l'aeroporto, in questo progetto erano comprese anche le strade. I contadini di Atenco hanno scoperto che la famiglia Salinas de Gortari stava acquisendo terreni nelle vicinanze del municipio, proprio alla congiunzione di due strade, per la costruzione di un hotel a cinque stelle. Il Consiglio Popolare Municipale di San Salvador Atenco continua ad essere tenuto sotto pressione dai partiti politici perché si facciano elezioni, come se non pesassero i 300 ordini di cattura a carico dei contadini.
Quello che si vede là è Ecatepec, che non è il pollaio del vescovo golfista Cepeda, ma è terra di dignità e resistenza. Qui, il municipio vorrebbe espropriare terreni destinati a edilizia abitativa,er la costruzione di una strada a sei corsie e larga più di cento metri. Questa strada andrà da Ecatepec a San Salvador Atenco e faceva parte della connessione tra l'aeroporto e Città del Messico. I tentativi di sgombero proseguono anche se la costruzione dell'aeroporto è stata cancellata.
Più in là c'è Nezahualcoyotl, dove giovani studenti, ragazzi delle bande, punk, insegnanti delle secondarie, preparatorie, normali e Cebetis, mettono insieme studio, cultura e resistenza. Nella valle di Chalco, il Collettivo Indipendente di Cultura Popolare svolge un lavoro di coscientizzazione politica tra la gente del posto.
Ora, quello che si scorge è Atizapán. Qui, il governo panista, il 5 agosto 2001, ha fatto uccidere l'assessore comunale María de los Angeles Tamez Pérez. L'assessore, di solo 27 anni, appoggiava la lotta dei comuneros di questo municipio. Forse, le indagini avrebbero potuto portare a qualche cosa se si fosse investigato tra le immobiliari e le società Industrias Resistol e Constructora Frisa. Il fatto è che a Atizapán, i comuneros difendono 467 mila ettari di terra che appartiene loro legittimamente. Un gruppo di alti funzionari e industriali (della costruttrice Frisa) vogliono queste terre. Nella zona di Lomas de San Andrés Atizapán, l'ampliamento di una strada minaccia le abitazioni. Nel quartiere nord di Atizapán ci sono problemi di erogazione di energia elettrica perché la distribuzione sta passando a concessioni private, e lo stesso accade a San Andrés. La costruttrice Frisa, società in conflitto con i comuneros di San Andrés, vuole realizzare un centro commerciale ed una colonia residenziale come a Santa Fe, che si collega con Chilucan e Valle Escondido; la società ha formato un gruppo paramilitare per affrontare i comuneros. Una parte delle terre si trovano sul lato del bosco di Atizapán e qui la Idustrias Resistol pretende l'utilizzo del bosco per la sua impresa cui i comuneros si oppongono cercando di realizzare un centro comunitario ed una cooperativa (senza modificare la destinazione d'uso della terra e proseguire con la proprietà comunale) per lavorare la terra con le proprie famiglie. La cooperativa si chiama Smallyl.
Perfino un campo di calcio rientra nelle mire dei potenti. Vogliono trasformarlo in un giardino privato di un frazionamento, lasciandone fuori gli abitanti delle
colonie El Potrero, San Lorenzo, Lázaro Cárdenas, Jardines de Atizapán e San Andrés. I coloni del frazionamento Hacienda del
Pedregal sono stati truffati da due immobiliari (First City e Grupo Novo) che vogliono pagamenti superiori a quanto stabilito nei contratti.
Qui ad Atizapán c'è un nobile e combattivo gruppo di giovani punk. Alcuni sono raggruppati nella Rete Informativa di Voci Autonome Libertarie (RIVAL);
hanno un loro bollettino informativo e, insieme a momenti musicali, realizzano incontri su quanto accade in Messico e nel mondo e circola una fanzine
dal chiaro e sintomatico nome di Patria Amarga (Patria Amara). Quando qualcuno si riferisce ad Atizapán con Atizapunk, sta citando uno
sforzo esemplare di resistenza culturale.
A Nicolás Romero, il commissario ejidale sta facendo affari con le terre dei comuneros e ci sono già più di 20 casi accertati di frode, estorsione e sottrazione indebita di terreni mediante truffa; inoltre, ha minacciato di picchiare gli ejidatarios se avessero parlato.
Il municipio di Loma la Cruz e Clavo de Oro, quarta sezione di San Isidro, vuole sottrarre ai coloni il loro pozzo d'acqua per fornire loro acqua intubata che viene dal fiume Lerma. La ragione del perché vogliono togliere loro il pozzo, è perché vogliono alimentare le fabbriche installate irregolarmente nella colonia. E non è tutto, è noto che molti degli abitanti di queste colonie soffrono di insufficienza renale. La ragione potrebbe essere nel fiume La Colmena in cui sono versati i rifiuti delle fabbriche di cartone e plastica che inquinano i pozzi attraverso il sottosuolo.
A Cuautitlán Izcalli, nella colonia San Juan Atlamilca, l'ingordigia degli industriali e delle autorità estirpa gli alberi per costruire strade. Agli alberi, seguiranno le case. Nella colonia Axotlan, il governo municipale stava prosciugando una laguna per poi lottizzare la zona; gli abitanti, quando si sono resi conto della situazione, hanno investigato sulle cause del problema ed hanno scoperto l'intenzione del municipio di scavare dei fossati per far defluire l'acqua. Gli abitanti hanno tappato questi fossati e la laguna si è di nuovo riempita.
A Tlaneplantla, gli abitanti di San Andrés Atenco e Lomas de San Andrés difendono le proprie case dalla minaccia di ampliamento della strada. La stessa cosa accade agli abitanti di Pancho Villa, dove, oltre alla questione della strada, si stanno organizzando contro i partiti di giunta che hanno concesso permessi di installare bar e spacci di alcoolici vicino alle scuole.
Ora la nuvola ha visto qualche cosa. Quello che si vede è Huixquilucan. Ubicato a ponente di Città del Messico, con Cuajimalpa e con la delegazione Alvaro Obregón, ospita Santa Fé, la città modello del neoliberismo. Eppure, nei suoi dintorni c'è solo povertà, problemi di imbottigliamento del traffico, crescita urbana irregolare, la gente abita in baracche con pessimi servizi di acqua e fognature.
Huixquilucan, essendo confinante con quella brutta copia di Houston nordamericana che è Santa Fé, ha subito due importanti processi; da un lato, un'espansione e una crescita di nuove città fortificate esclusive per i ricchi di Città del Messico: La Herradura, Interlomas e Bosque Real. Queste ultime due hanno già tutti i servizi; strade perfettamente asfaltate, fognature, acqua potabile (che non proviene dal sistema Cutzamala, ma da sorgenti della zona), ospedali da primo mondo, scuole elementari e medie e università "di gran prestigio".
Ma gli abitanti di Huixquilucan che vivono nelle cosiddette zone popolari e rurali, vedono passare presidenti municipali di tutti i partiti senza che nessuno faccia niente per migliorare i servizi, le strade, le fognature, i servizi sanitari, le scuole, ecc. In tutto Huixquilucan c'è solo una università a indirizzo tecnologico ed il numero delle scuole preparatorie si contano sulle dita di una mano.
I presidenti municipali del PRI e del PAN hanno abbondantemente approfittando della riforma dell'articolo 27 della Costituzione e dagli inizi degli anni '90 si sono alleati con le imprese costruttrici per fare pressione sui contadini per cambiare la destinazione d'uso delle terre.
Dei circa 25 villaggi della zona rurale di Huixquilucan, solo in tre vige la
norma della proprietà comunale della terra. Due di questi, San Francisco Ayotusco e Santa Cruz Ayotusco, sono in causa da cinque anni per il riconoscimento
della proprietà di tutto il loro territorio comunale. In questo contenzioso, sono stati riconosciuti loro soltanto 120 ettari quando in gioco ce ne sono
circa 5 mila. Nel frattempo, Santiago Yancuitlapan ed altri villaggi stanno lottando per la difesa dell'acqua.
La nuvola vola dalla vanitosa Santa Fé fino a La Marquesa. Qui c'è una storia dalla quale imparare. Una storia di dignità che resiste, che
non si arrende.
Nel mese di ottobre del 2002, gli abitanti di La Marquesa vengono a sapere che un gruppo di imprese nazionali e straniere, appoggiate dal governo di Montiel e con l'assenso delle autorità ejidali e comunali, avevano messo gli occhi su queste terre. Il progetto era noto all'interno di tutti i circoli privati ma nemmeno una parola era stata fatta con la popolazione. La reazione non si è fatta attendere: comuneros, ejidatari e residenti hanno organizzato diverse riunioni ed hanno espresso l'assoluto rifiuto a quello che hanno qualificato come una vendita camuffata delle loro terre e dei loro boschi. Secondo le informazioni della popolazione sulle terre ejidali di Acazulco, nella zona chiamata La Marquesa, si vorrebbe costruire un parco tematico. Agli ejidatari verrebbe pagata una somma di denaro per l'affitto di tre anni della terra. Con lo slogan "Tutto il Messico a La Marchesa", il progetto ha lo scopo di attirare il turismo urbano di Città del Messico.
La Marquesa - con i suoi 580 mila ettari - è stata dichiarata parco nazionale nel 1938 ed è rimasta nelle mani della comunità otomí di Acazulco. Attualmente, il governo federale ha espropriato diverse proprietà tra cui i terreni per la Commissione Federale dell'Elettricità, per il gasdotto della Pemex, per l'Istituto di Ricerche Nucleari, per l'ampliamento della vecchia strada México-Toluca e per l'autostrada México-Toluca. Questi espropri sono stati indennizzati solamente con un centro di vendita di artigianato - che non possono mai utilizzare - un paio di altalene ed uno scivolo. Non hanno mai pagato i terreni espropriati. Adesso vogliono espropriare le terre in cui si trova il podere di La Marquesa, dove vivono 380 famiglie. Tanto le autorità federali quanto quelle statali, vorrebbero che si modificasse la destinazione d'uso del terreno per farla finita con la proprietà ejidale per venderla a 57 grandi imprese - che formano una fondazione in cui non compare la comunità di Acazulco.
Tra le società che partecipano al succulento affare troviamo: Tribasa, Bayer, Televisa, Tv Azteca, Kaufman & Broth, Mercedes Benz, Bancomer, Volkswagen, Crisa, Club de Golf Los Encinos, Nissan, Fraccionamiento San Martín, Herberts, Sacsa, BMW, Bernardo Quintana, Hoteles Fiesta Americana, Clemente Serna, Coca Cola, Pepsicola, Cervecería Modelo, Hotel Holiday Inn, Cervecería Cuauhtémoc, Bimbo-Barcel e Nestlé.
Tra maggio e settembre del 1999, agli abitanti della zona, il governo dello stato ed un gruppo di privati offrirono una serie di corsi alberghieri e gastronomici. Gli abitanti domandarono per chi fossero questi corsi ma le autorità non risposero mai. Attualmente gli abitanti di La Marquesa stanno studiando come affrontare il nuovo esproprio (che vogliono risarcire con 1,70 pesos al metro quadro) in maniera organizzata e legale. Le autorità dello stato di México fanno pressioni per cacciarli dalla zona commerciale di La Marquesa.
Divenuta nuovamente pietra, la nuvola si avvicina alla chiesa di San Jerónimo, nel villaggio di Acazulco. C'è un'assemblea di più di 300 indigeni otomí che discutono accoratamente della questione del progetto turistico di cui hanno sentito solo delle voci. Un gruppo di giovani presenta il progetto che cercano d'imporre ed informa sui progetti di investimenti privati nella regione, progetti che minacciano i loro diritti su terra ed acqua. "Ci hanno detto che avrebbero fatto un parco a beneficio della comunità. Che avrebbero investito un milione di dollari e che avrebbero affittato le terre", dice un giovane universitario di Acazulco. Una signora chiede: "Di che cosa vivremo se ci toglieranno la terra?". Donne anziane annuiscono con il capo e commentano tra loro in lingua otomí. L'indignazione cresce. Solo un anno fa hanno espropriato 13,5 ettari del podere de La Marquesa pagando un indennizzo di 120 pesos. Oggi il commissario ejidale dice che è possibile vendere ma ad un prezzo un po' più alto per metro quadro, "che è una vergogna", dice Antonio, un vecchio ejidatario che adesso vende quesadillas ai bordi dell'autostrada México-Toluca, "la più cara del Messico", aggiunge. Uno degli ejidatari, di nome José, propone che si convochino le autorità ejidali e comunali perché chiariscano la loro posizione. Tra questi otomí la parola scorre: "L'unica soluzione è organizzarci. Non possiamo restare passivi. Dobbiamo difendere il nostro modo di vivere, la nostra terra, la nostra cultura. Vogliono ingannarci. Ci dicono che ci daranno lavoro, ma ci vogliono sterminare come popolo e come comunità indigene. Loro in tutto questo vedono un affare, noi vediamo il riscatto dei nostri popoli. La dignità del popolo non si compera con le briciole". Si fa notte e la gente aspetta, molto infastidita, l'arrivo delle autorità della comunità e dell'ejido. Alla fine della riunione, non è arrivato nessuno dei rappresentanti per paura della gente. Tutti d'accordo, decidono di convocare un'assemblea di ejidatari per prendere una decisione insieme a tutto il villaggio.
Come l'acqua che scende dalla montagna, l'informazione sul progetto turistico arriva in tutto il villaggio; circolano fotocopie con la proposta di investimento ma i rappresentanti ejidali e comunali negano la verità. Una settimana dopo, di fronte alla pressione degli abitanti di Acazulco che chiedono informazioni, il commissario dei beni ejidali decide di convocare i 370 ejidatari per presentare loro il progetto del parco tematico. L'idea è di lasciare fuori dalla decisione il resto della gente. Siccome le terre sono ejidali, la decisione spetta agli ejidatari, quindi i rappresentanti agrari vogliono convincerli che saranno soci del progetto e che sarà pagata loro una buona somma di denaro se accetteranno di affittare la terra.
La riunione viene convocata nell'auditorium ejidale in piena La Marchesa. E la pietra va fin là. Oltre ai convocati, arrivano decine di residenti di Acazulco, in maggioranza donne. Il gruppo che appoggia le autorità impedisce l'ingresso a tutti quelli che non sono ejidatari. Le donne ed i giovani si arrabbiano e cominciano a spingere per entrare. "Non ci fanno passare perché i ricchi vogliono passare sopra la testa dei poveri, vogliono decidere alle spalle della gente ma la decisione spetta alla gente. Qui non comandano gli ejidatari ma tutto il villaggio", grida doña Clotilde di circa 60 anni. La gente è molto arrabbiata. Negli ultimi giorni le autorità della Commissione Nazionale dell'Acqua hanno vuotato la laguna di Salazar (che farebbe parte del progetto turistico) senza avvisare le autorità del villaggio. Inoltre, gli stessi commissari hanno consegnato ai venditori di quesadillas una specie di questionario in cui si chiedeva alla gente che lavoro avrebbe voluto fare. Le donne battono sulla porta di vetro: "Vogliamo entrare, lasciateci passare, vogliamo conoscere il progetto. Volete fare le vostre riunioni di nascosto. La terra è di tutto il villaggio", gridano arrabbiate.
Isabel Marcial Cesáreo risponde loro che non sa di che stanno parlando,
"è un falso allarme", riesce a dire prima di essere
zittita dalle donne indignate che ribattono: "Qualsiasi cosa accada
ci difenderemo". Con la forza si fa largo un gruppo di donne. Sono
coraggiose e nessuno tenta di cacciarle: "Vogliamo che ci dicano la
verità. Siamo contadini e difendiamo i nostri diritti, siamo già
stati ingannati. A volte restiamo zitti ed abbiamo paura ma ora non più.
Abbiamo diritto di entrare". Davanti alla pressione ed alle urla, gli
ejidatari decidono di far entrare tutti. Dopo che sono entrati c'è
confusione, tutti parlano, le donne ed i giovani urlano. Il commissario Guadalupe
Espinoza Salinas informa che la Commissione Nazionale dell'Acqua ha vuotato
il bacino per fare lavori di ristrutturazione della diga. Poi aggiunge che la
faccenda del progetto turistico "è un pettegolezzo, e se qualcuno
ha delle informazioni che le dia perché tutto quello che si dice in proposito
è falso". La platea si agita e grida: "Chi ha ordinato
di vuotare il bacino? È criminale!" si sente dire. In quel momento
arrivano i rappresentanti della Confederazione Agraria dello stato di México,
legati al governo locale, che sono i promotori del progetto. Quando li presentano
per spiegare la questione, la gente li caccia perché non vuole sentirli.
"Non vogliamo niente da voi, non venderemo la terra e nemmeno l'affitteremo",
gridano le donne. Interviene un giovane di La Marquesa che studia all'UNAM.
Afferma che l'unica cosa che la gente vuole è essere informata perché
hanno sempre cercato di espropriarla dei terreni. "Sulla nostra terra
passa l'autostrada più cara del Messico e non possiamo usarla liberamente".
Spiega che "ci sono molte imprese che vogliono investire nella zona;
per convincere la gente viene detto loro che saranno soci, ma poi chi li può
cacciare quando non rispettano i patti". Il commissario, con tono conciliatorio,
afferma: "Dobbiamo difendere la terra, noi abbiamo visto il progetto
e ci pare buono, vogliamo che lo guardiate anche voi".
La risposta non si fa attendere, all'unisono, donne e uomini lo zittiscono con
un solo grido: "La terra non si vende né si affitta, che sia
chiaro".
Nel mezzo dell'assemblea prende la parola Javier Peña che si presenta come dirigente di Alleanza dei Popoli Indigeni della Sierra Oriente dello stato di México e membro della ANIPA, che si lamenta di chi vuole vendere le terre dell'ejido. Parla di come sono state vendute illegalmente alcune parti dell'ejido come quelle dove c'erano il distributore di benzina, una capanna ed un pezzo del bosco.
Il commissario si ribella: "Sappiamo che Peña ed i suoi aizzano la gente contro il Piano Puebla Panama, ma quello che in realtà vogliono è diventare deputati e poter viaggiare all'estero". Altri membri del commissariato ed alcune donne gli ricordano che non ha alcuna autorità morale per denunciare niente visto che lui è già stato in carcere per una frode di 20 mila pesos. L'ex commissario ha ricordato che quando Javier Peña, sei anni fa era commissario di questo ejido, è stato eseguito l'esproprio del centro urbano di La Marquesa e che non ha fatto nulla per impedirlo e non ha nemmeno fatto ricorso legale. Inoltre, si dice che ha negoziato il pagamento di 5 milioni di pesos di indennizzo mentre alla gente diceva che stava chiedendo 2 milioni. "Ora dichiara di difendere l'ejido. Questo è truffare la gente". Il fratello di Javier Peña giustifica il suo famigliare: "Tutti commettiamo errori", dichiara, e ricorda che un gruppo di persone capeggiate da Javier Peña si è recato a los Pinos, "ci siamo incontrati con Xóchitl Gálvez, amica di Javier (Peña), che ci ha riferito che Fox non ammetteva la questione di Atenco perché passava sulla testa della gente". Si sentono voci che denunciano che Peña cerca di "negoziare alle spalle della gente". Qualcuno dice che cerca una candidatura a deputato. Javier Peña tenta di difendersi ma inutilmente. La gente non lo ascolta nonostante si sia presentato come dirigente di Alleanza dei Popoli-ANIPA.
L'assemblea è continuata ed alla fine ha votato il rifiuto del progetto e di non permettere l'esproprio delle terre e dei boschi. Le autorità, sconfitte, hanno rinunciato amaramente.
La gente aveva preso la parola ma la cosa importante non è stato questo, bensì il fatto di respingere qualsiasi tentativo di vendere la terra. Per questo motivo, la più grande vergogna delle autorità è stata quella di dover render conto alla gente ed il principale castigo è stato quello di venire riconosciuti da tutti come responsabili e di essere avvertiti che non potranno firmare nessun documento né fare affari con nessuno senza l'approvazione del villaggio. "Dobbiamo tutti difendere la terra per non litigare tra di noi. Il giorno in cui perderemo l'ejido, non avremo più con chi prendercela. Per questo tutto il villaggio deve respingere il progetto turistico degli stranieri", dichiara il giovane otomí che studia all'UNAM.
Alla fine l'assemblea si scioglie e la gente va a vedere il bacino per verificare se lo stanno riempiendo, come hanno detto. Vedendo il livello dell'acqua che cresce, tutti si guardano orgogliosi sorridendo, sicuri che questa volta gli uomini e le donne di Acazulco si sono opposti ai progetti industriali di chi distrugge la loro terra per trasformarla in un affare.
Sorridendo anch'essa, la pietra torna ad essere nuvola e se ne va ricordando quello che ha detto una signora di circa 60 anni, orgogliosa di dirlo in lingua otomí: "è la terra che i nostri antenati hanno difeso con il sangue, dobbiamo saper preservare la terra che ci hanno lasciato in eredità. Per questo non venderemo niente e non ci arrenderemo".
Nei giorni successivi del calendario: Montiel rende pubblico il suo appoggio al progetto di risistemazione de La Marquesa ed agirà contro coloro che non saranno d'accordo. Javier Peña si presenta ogni volta dove può per dire che "ha difeso" La Marquesa ed è candidato supplente per il PT nel quarto distretto. I commissari ejidali tentano, insieme alla CNC ed al governo dello stato (direttamente con Montiel) di imporre nuovamente il loro progetto.
La nuvola vola fino ad Atlapulco. I villaggi limitrofi alla valle di Anáhuac come Atlapulco, nella parte più alta della valle di Toluca e della valle di México, in qualità di tributari di città come Huixquilucan, Lerma e Distretto Federale, sono in resistenza pacifica da diversi anni, perché sono i loro boschi a dare ossigeno alle città, mentre la mancanza di acqua prosciuga le loro terre per alimentare le grandi industrie ed i lussuosi villaggi turistici.
Atlapulco possiede una storia degna che deve essere recuperata. Fino a qualche anno fa era uno dei tanti centri abitati che aveva perso le tracce del suo passato indigeno, che non sapeva che la sua posizione geografica la vincolava a Chalma e Malinalco prima della Conquista. Ma durante degli scavi, furono ritrovati dapprima un glifo ñahñú e poi i resti di un tempio teotihuacano e questo ha risvegliato immediatamente tra gli abitanti il desiderio di recuperare la loro storia e rivendicare le loro origini. San Pedro Atlapulco sta a metà strada tra Toluca e Città del Messico, situato nel pieno del bosco di oyameles e nel suo territorio si trova la famosa Valle del Silenzio. La sua posizione geografica e strategica era impareggiabile. La chiamavano, a ragione, il grande belvedere per essere nel punto più alto della valle di México e della valle di Toluca. Oggi, come molte altre enclave indigena dello stato di México, Atlapulco, che appartiene al municipio di Ocoyoacan, sta portando avanti una resistenza in difesa del suo territorio, della sua storia e della sua cultura ai confini della città più grande del mondo.
Così dicono Mario Flores Juárez, presidente del commissariato dei beni comunali di San Pedro Atlapulco, e Juan Dionicio:"Siamo una comunità a 45 minuti da Città del Messico via strada provinciale, ma a mezz'ora per la strada a pagamento. Siamo vicini ad un'altra grande città, Toluca, la cui cintura urbana si avvicina, come il municipio di Lema, un'area industriale che cresce in modo accelerato. Il 14 agosto del 1946 il governo federale riconobbe alla nostra comunità 7 mila 110 ettari, 3 mila 800 dei quali sono bosco comunale. L'altra parte è ad uso residenziale. La nostra comunità ha ricevuto titolo di proprietà in forma congiunta con altri due nuclei agricoli: San Miguel Almaya e Santa María Coaxusco, nel municipio di Capuluac. Essendo comunità, siamo un freno alla macchia urbana e nello stesso tempo, con i nostri boschi, forniamo servizi ambientali a Lema, a Toluca, a Huixquilucan e al Distretto Federale. Quindi è d'importanza vitale che difendiamo il nostro territorio. È importante diffondere la nostra situazione affinché l'opinione pubblica consideri l'importanza che riveste la nostra comunità. Difendere il bosco è una misura decisa dall'assemblea. Si tratta di boschi di valore inestimabile di oyamel che provvedono e mantengono le falde idriche. In questi boschi esistono sorgenti che forniscono il municipio di Huixquilucan, il municipio di Lerma e del D.F.
Come comunità ci preoccupiamo di vigilare sui periodi di siccità, tra febbraio e maggio, quando gli incendi sono all'ordine del giorno. Abbiamo brigate antincendio. I comuneros, in brigate preventive, scavano fossati contro il fuoco. È un lavoro comunitario che non viene né riconosciuto né pagato. Le fondamenta culturali sono la base per la conservazione, perché si lavora per il bene comune. Al contrario, una volta avviato il processo di urbanizzazione, si sgretola il tipo di organizzazione che consente di conoscere i boschi, la terra, il territorio e gli altri elementi che permettono di comprendere la comunità.
Per la nostra comunità il bosco, e tutto ciò che vi nasce, è sacro. La relazione millenaria del nostro popolo con le sue montagne e le sue acque, ha permesso la persistenza della nostra cultura e la conservazione dell'ambiente; gran parte delle nostre attività religiose e credenze sono legate al bosco, quindi la distruzione dei nostri territori comporta la distruzione della nostra cultura".
Da Atlapulco, la nuvola vola a San Pedro Tlanixco, municipio di Tenango del Valle. Anche lì il problema principale è l'acqua, perché il governo dello stato ha concesso l'uso del fiume di Tlanixco ai floricoltori di Villa Guerrero. Gli ejidatari non si arrendono. Il commissario di San Pedro dichiara: "Non lasceremo che ci rubino l'acqua della nostra comunità. Il governo ha dato in concessione tutto un fiume ai floricoltori di Villa Guerrero, ma quest'acqua è nostra. Ci vogliono sterminare".
Più in là, a Xalatlaco, la comunità difende le proprie terre, i boschi e l'acqua dall'ingordigia della Mercedes Benz.Questa è la storia che si ripete nelle comunità indigene dello stato di México. E' la stessa storia di saccheggi, inganni, corruzione, repressione. Ma anche la resistenza comincia ad essere una storia comune per tutti questi popoli. "Per tutti" si ripete la nuvola e, così come entrando su questi suoli ha trovato un volantino, abbandonando i suoi cieli un vento agita un altro volantino in cui si legge:
"Per tutti, tutto.Caciques e politici dei tre partiti politici (PRI, PAN e PRD) vogliono saccheggiare le nostre terre. La difesa della proprietà comunale è importante per noi e per il futuro dei nostri figli perché:
1. Se conserviamo la nostra terra, da lei avremo da mangiare.
2. Con la terra comunale i nostri figli ed i nostri nipoti avranno una casa.
3. Se permettiamo la piccola proprietà, il municipio ci imporrà la tassa prediale e per il consumo dell'acqua, rendendoci così più poveri e cacciando chi non potrà pagare. Per chi non lo sapesse, l'imposta prediale a Huixquilucan è la più alta dell'America Latina.
4. Sappiamo già che dal municipio non abbiamo mai ricevuto niente ma che tutto viene dato ai grandi investitori. I viali, le strade e la canalizzazione dell'acqua sono il prodotto del lavoro della nostra comunità. L'imposta prediale sarebbe un nuovo bottino per i politici che si arricchiscono con il nostro lavoro quotidiano.
5. L'espansione urbana dei multimilionari (Bosque Real) si avvicina alle nostre terre. Che cosa ci hanno guadagnato i villaggi che hanno venduto la loro terra? Vivono forse in condizioni migliori? Hanno più scuole, ospedali, centri culturali? Al contrario, questi progetti ci tolgono la nostra terra, tagliano i boschi, sprecano quantità immense di acqua e ci condannano alla miseria. Non abbiamo neppure un centro di salute e le nostre poche scuole sono in condizioni pessime. I politici di tutti i partiti politici governano per i ricchi e contro di noi. ORA BASTA! Non crediamo più ai politici ma in quello che noi possiamo fare. Difendiamo le nostre terre e la nostra comunità!"
Dalle montagne del Sudest Messicano
Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, gennaio 2003
(traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)