La Jornada - Venerdì 17 ottobre 2003
Manca una coordinazione dei piani
Denutriti 50 milioni di messicani secondo la FAO
JOSE DIAZ BETANCOURT - CORRISPONDENTE
Guadalajara, Jal., 16 ottobre - Almeno 50 milioni di messicani patiscono in qualche modo di denutrizione per le condizioni di povertà in cui vivono, ha detto il rappresentante in Messico dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Agricoltura e l'Alimentazione (FAO), Norman Bellino, che però ha anche affermato che il paese è leader nella lotta contro la denutrizione.
"Messico è uno dei paesi leader in quanto a sviluppo di programmi sociali per le persone con meno risorse", aggiungendo che dipendenze come le segreterie di Sviluppo Sociale e di Agricoltura, Allevamento e Sviluppo Rurale, oltre al Programma Nazionale per lo Sviluppo Integrale della Famiglia, "sono impegnate in un modo o nell'altro a mitigare la povertà, ridurre l'emarginazione sociale ed a alleviare il problema della fame e della denutrizione".
"Direi che (il Messico) è uno dei paesi più privilegiati in termini di programmi quantitativi, però d'altro lato magari si dovrebbe lavorare di più nel coordinamento dei differenti programmi sociali per riuscire ad arrivare ad obiettivi migliori", ha suggerito.
Nel 58° anniversario del Giorno Mondiale dell'Alimentazione, il funzionario, che da due anni è impegnato in Messico in un programma pilota per la sicurezza alimentare, nel quale fino al momento sono stati inseriti gli stati di Jalisco, Michoacán, Puebla, Aguascalientes, Guanajuato e Yucatán: ci si aspetta di aggiungere presto Veracruz, San Luis Potosí, Chiapas e Guerrero.
Ha spiegato che questo programma - che è già stato applicato in quasi 80 paesi, soprattutto in Africa ed Asia - consiste nel portare professionalità nelle comunità più emarginate affinché possano impegnarsi in attività produttive che generino alimenti e risorse economiche.
Secondo Bellino, questo progetto ha dato grandi risultati nella lotta contro la fame, però non ha saputo definire quanto; ha sottolineato l'importanza che tutte le società si integrino e partecipino per risolvere questo problema "che è di tutti".
Da parte sua, il governatore Francisco Ramírez Acuña ha elogiato la raccolta di più di mille 672 tonnellate di viveri in nove campagne, visto che almeno 130 mila jaliscienses soffrono per seri problemi di denutrizione.
Tre milioni di messicani guadagnano solo grazie alle mance
CAROLINA GOMEZ MENA
Dei circa 10 milioni di persone che lavorano nel settore dei servizi, si calcola che circa 3 milioni lavorano senza alcun stipendio, dato che vivono di mance o gratificazioni, questa è l'analisi di Fernando Salgado Delgado, segretario generale del Sindacato dei Lavoratori e degli Impiegati nel Settore Servizi, Similari e Annessi della Repubblica Messicana, che si è costituito ieri.
Intervistato durante il congresso costituente, Salgado ha sottolineato la sua creazione è stata voluta col proposito di difendere i diritti dei lavoratori di quel settore.
A sentire i lavoratori dei servizi, ha spiegato, quello che è successo è che "l'apertura dei mercati nazionali ha beneficiato in primo luogo le grandi imprese transnazionali ed ha danneggiato" la classe operaia "soprattutto per i subappalti".
Quell'apertura "ha contribuito alla disintegrazione delle imprese e alimentato la contrattazione temporanea".
Perciò "si è deciso di organizzare un grande fronte sindacale che permetta di far valere i diritti lavorativi e sindacali" dei lavoratori dei servizi.
In Messico questo settore impiega il 55,39 per cento della mano d'opera occupata. I professionisti rappresentano il 2,77 per cento, i venditori ed i dipendenti in stabilimenti commerciali sono l'8,44%, i venditori ambulanti il 12,15% ed i lavoratori di protezione e vigilanza sono il 3,97 per cento.
Sono 11 mila in più rispetto all'anno scorso
Sono aumentati a quasi 69 mila i casi di aids in Messico
Il 15 % dei portatori è rappresentato dalle donne
Circa 177 mila persone potrebbero esser stare infettate senza saperlo
VICTOR BALLINAS
In Messico erano stati identificati fino a giugno 68 mila 836 casi di aids, 11 mila in più rispetto all'anno scorso, ha detto Griselda Hernández Tepichín, direttrice per l'Attenzione Integrale del Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo dell'Aids (Censida).
La funzionaria ha inoltre precisato che di questo universo il 15 per cento sono donne e che sono tra le 116 mila e le 177 mila le persone infettate che ancora non lo sanno.
Secondo l'ultimo rapporto mondiale sull'aids 42 milioni di persone vivono con questa malattia e di queste 11 milioni e 800 mila sono giovani fra i 15 ed i 24 anni, per cui ha raccomandato: "Nonostante conviviamo da 20 anni con questo virus e conosciamo le modalità con cui le persone si possono esporre al contagio, vediamo che non è sufficiente informare, serve che tutte le persone, e specialmente i giovani, partecipino in eventi che manifestino come l'aids sia un problema reale".
Hernández Tepichín ha partecipato alla chiusura della seconda edizione del concorso: "Immagini di vita. L'infanzia e la gioventù in un mondo con l'aids".
Dopo la cerimonia la funzionaria ha riferito che anche se in Messico l'aids non è un'epidemia generalizzata, come in Africa, nel paese ci sono mille e 700 casi di minori di 15 anni infettati, il 2,7 per cento del totale.
Il segretario tecnico del Programma delle Nazioni Unite per l'Aids (Onusida), Javier Domínguez del Olmo, ha avvisato che i giovani sono i più colpiti dalla pandemia, per cui ha elogiato qualsiasi sforzo in questo settore che porti alla riflessione su questo problema.
Ha raccomandato alla popolazione giovanile di esercitare il suo diritto a informarsi in modo da prevenire una possibile infezione ed ha richiesto servizi adeguati e di qualità per le persone infettate.
Il segretario Esecutivo della Commissione Nazionale dei Diritti Umani, ambasciatore Salvador Campos Icardo, ha detto che l'infanzia e la gioventù sono passate a far parte dei gruppi vulnerabili: "Quasi 13 milioni di bambini con meno di 15 anni sono rimasti orfani, circa 12 milioni di giovani sono sieropositivi e molti di loro lo ignorano".
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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