La Jornada 17 luglio 2003

Garzón: Marcos non ha risposto all'invito alla discussione

CLAUDIA HERRERA BELTRAN

Il giudice spagnolo Baltasar Garzón ha segnalato di non aver ricevuto risposta dal subcomandante Marcos all'invito che gli fece sei mesi fa per discutere sui diritti degli indigeni ed in un velato riferimento al leader insorto ha criticato quelli che ricorrono alla violenza per rivendicare le proprie cause.

"Quello che ho sempre messo in discussione è che la violenza possa essere uno strumento di rivendicazione in un paese democratico; non può essere perché è la negazione dello stato di diritto", ha dichiarato.

Queste dichiarazioni arrivano a sette mesi dalla polemica tra il giudice della Corte Nazionale di Spagna e Marcos, a causa delle critiche che il subcomandante zapatista fece a Garzón per aver dichiarato illegale la formazione indipendentista basca Batasuna.

Il giudice spagnolo ha affermato di aver sempre rispettato le opinioni degli altri, ma non quando queste possono essere state manipolate o quando riflettono una non conoscenza delle cose abbastanza grave.

Ha assicurato di essere sulla stessa linea di coloro che, partendo dal no alla violenza, difendono i diritti delle comunità indigene e di tutti i cittadini.

Ha dichiarato di lavorare in tal senso a titolo personale in altri paesi come Colombia e Bolivia, dove sviluppa programmi di preparazione di giudici specialista in diritto indigeno.

D'altro canto, ha negato di interessarsi di questioni interne del Messico, come richiedere indagini sull'omicidio delle donne a Città Juárez ed ha affermato che le dichiarazioni del presidente della Commissione Nazionale di Diritti Umani (CNDH), José Luis Soberanes, in tal senso sono "frutto di ignoranza".

Ha chiarito che la sua partecipazione in questo caso non è come giudice né come avvocato, bensì come difensore dei diritti umani, preoccupato del fatto che in quell'entità si sta verificando "un'atroce" violenza sulle donne.

Ha dichiarato che sebbene non interverrà in questo caso come giudice, sé potrà lo farà partecipando ad una denuncia per sollecitare in tutti gli ambiti opportuni che le autorità facciano tutto lo sforzo per investigare sugli omicidi e proteggere le vittime.

Sulla causa contro l'argentino Ricardo Miguel Cavallo non ha voluto fornire dettagli, perché - ha detto - come giudice è obbligato a mantenere il segreto, ma ha insistito nell'affermare che l'ex militare accusato di terrorismo avrà un processo giusto giusto.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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